Per il patriarca Cirillo I: “La guerra è giusta perché combatte i gay”.
Riflessioni di Massimo Battaglio
Prendiamo subito le affermazioni precise che Cirillo I, patriarca di tutte le Russie, ha fatto sulla guerra. Così evitiamo fraintendimenti.
Primo passaggio: “Per otto anni si è cercato di distruggere quanto esisteva nel Donbass, dove vi è un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori offerti da chi rivendica il potere mondiale”.
Chiarissimo. Come se ce ne fosse bisogno, il capo della chiesa moscovita si sdraia ancora una volta a tappetino sotto i piedi di Putin.
Secondo passaggio: “Oggi c’è un test: il mondo “felice”, il mondo della libertà “apparente” si rivela terrificante nel chiedere una sfilata dell’orgoglio gay, come prova di fedeltà al mondo dei potenti”.
Cominciamo la cantilena. I mali del mondo non sono la povertà, la fame, l’ingiustizia, la violenza. Il principale male del mondo sono le persone omosessuali, specialmente quando alzano la testa.
Conferma: “Dio chiede al peccatore di pentirsi, non di essere riconosciuto e tollerato”.
Capito? Non solo sarebbe sbagliato esigere ciò che ci spetta ma addirittura di essere tollerati. Diciamola in stampatello: secondo il patriarca della Chiesa Ortodossa riformata, le persone omosessuali sono, per loro natura, peccatori che non si possono tollerare.
E io non tollero Cirillo I. Ma guarda un po’. Come la mettiamo? Lui non ha problemi perché, nel suo delirio, si sente unto dal Signore. Infatti, secondo lui, la guerra in atto non è un’ìinvasione di un Paese sovrano (e democratico, a differenza del suo) ma è “uno scontro metafisico tra chi sostiene il peccato e chi lo combatte”.
Praticamente, Putin fa bene perché, senza nemmeno dichiararlo, sta dando una mano a Dio nel distruggere Sodoma.
Dovremmo ignorare queste affermazioni demenziali? In fondo, il papa del Cremlino sì è coperto di ridicolo da solo. Potremmo ignorarlo. Che fare allora? Indignarci? Ma in fondo, Cirillo è un patriarca ortodosso. A noi cattolici, cosa riguarda?
A mio avviso, i problemi sono due: uno di fede, l’altro più comune. Il primo riguarda l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. E la domanda che sorge è: come si fa a dialogare con un individuo che, a nome di tutti i cristiani ortodossi, giustifica la guerra? Di più: come può, un capo religioso cristiano, giustificare una guerra di invasione?
E’ vero che, anche nella storia della Chiesa cattolica, non mancano episodi vergognosi in cui si sono non solo giustificate ma anche dichiarate guerre in nome di Dio. Ma qui siamo messi peggio che nelle crociate!
Quelle, almeno, erano azioni tra militari, tendenti a reagire all’occupazione straniera del Santo Sepolcro. Qua si tratta invece di una guerra offensiva, immotivata, e a danno principalmente della popolazione civile.
Questa differenza, Cirillo, la capisce benissimo. Ed è proprio per quello che cerca la scappatoia della difesa di “valori”. Valori che, nella loro totale insostenibilità, reggono solo se si chiama in causa la “metafisica”, cioè il buon Dio. Cirillo sta evidentemente bestemmiando, ma lo fa con parole così persuasive, che nessuno se ne accorge.
Quindi, tornando a bomba, come si fa a dialogare con un bestemmiatore?
La seconda osservazione è invece rivolta a tutti e si rifà a un concetto sul quale avevamo già riflettuto qualche giorno fa: il legame indissolubile tra omofobia e guerra.
Lo possiamo riassumere in poche parole: chi ricorre alla guerra è sicuramente omofobo. E chi è omofobo non può che sostenere la guerra. Cirillo I ne è la prova.