Perché come gay il mio posto nella chiesa è un posto obliquo?
Lettera aperta di Gennaro del Progetto Giovani Cristiani LGBT inviata ad Avvenire e a tutti cattolici di buona volontà
Gentile Avvenire, se vi raccontassi realmente la mia storia e quanto la chiesa sia profondamente radicata in essa, sicuramente gli dedichereste un paginone.
Sono Gennaro, sono credente, cattolico ed omosessuale. Ho un compagno da sei anni, ingegnere aerospaziale, ateo ma rispettoso. Vivo da anni la mia relazione nell’intimità della benedizione sia dei miei che dei suoi genitori, entrambi cattolici praticanti.
Sono napoletano, e quindi legato alle tradizioni e ad una coscienza religiosa permeata dalla santità di uomini illustri e donne incredibili. Le parole gelide, spersonalizzanti e senza vita espresse nell’ultimo “Dubia” hanno mosso in me un senso profondo di smarrimento e frustrazione.
Io sono certo che Dio mi ami per come sono, ho avuto nel percorso della mia esperienza dura di cristiano e omosessuale, molte prove. Essendo teologo e filosofo, interrogarmi poi, diventa quasi una ossessione.
Perché il mio posto nella chiesa è un posto obliquo? Perché ancora dinamiche di potere sotterrano germi di trasformazione? Perché siamo ancora nell’oscurità della penombra? Gesù ripudia il fariseismi, ripudia il legalismo asfittico e disanime. Gesù è venuto a portare il fuoco sulla terra, quel fuoco che ancora in me si consuma ma che la stessa Chiesa, mia madre, tenta spesso a coprirlo. Non forse Gesù stesso ha detto che siamo la luce del mondo?
Non sono venuto a smorzare fiamma smorta. Sono davvero stanco di rendere conto agli uomini e non a Dio. Lo sappiamo tutti che dietro quelle parole si nascondono non solo moderati bigottismi ma anche e soprattutto drammatici segnali di movimenti geopolitici.
Perché la chiesa ch’è corpo mistico di Cristo non decide di abbattere i rapporti di potere (Polonia) e di scegliere di essere luce del mondo? Abbiamo bisogno di rinnovamento ma stiamo alimentando scollamento e fratture profonde. Mi fa male, mi fa molto male.
Con la speranza che Avvenire scelga di dare voce non solo al mio dolore ma a quello di tanti credenti LGBT, vi saluto!