Perché come parroco e liturgista ho deciso che benedirò le coppie omosessuali
Intervista al parroco Stefan Rau, presidente della commissione liturgica della diocesi cattolica di Münster pubblicata sul sito cattolico Kirche und leben (Germania) il 24 marzo 2021, liberamente tradotta da Antonio De Caro
Il No di Roma alle benedizioni delle coppie omosessuali ha causato l’effetto opposto: più di 2.000 operatori pastorali hanno affermano pubblicamente che non intendono seguirlo. Stefan Rau, parroco di San Giuseppe a Münster-Süd (Germania)e quindi anche della comunità queer della città, è uno di loro. Allo stesso tempo, è a capo della commissione liturgica della diocesi, che ha già lavorato alle bozze per tali celebrazioni. Cosa dice del divieto romano? E come dovrebbero essere organizzati tali riti di benedizione?
Parroco Rau, il Vaticano ha vietato la benedizione delle coppie omosessuali. Come si sente come parroco di una parrocchia dove si celebrano regolarmente riti per gli omosessuali?
Se si chiede alla Congregazione per la Dottrina della Fede quale sia l’insegnamento della Chiesa, non ci si può aspettare alcuna guida profetica per il futuro. Questo non è nemmeno il compito della Congregazione per la Dottrina della Fede. Tuttavia: una cosa è la Curia a Roma, un’altra la pratica pastorale. Nella nostra parrocchia abbiamo diverse coppie gay e lesbiche che sono naturalmente coinvolte nella vita parrocchiale, anche nei servizi liturgici come cantori, lettori, ministri dell’eucarestia. Inoltre, la comunità queer di Münster è concretamente integrata nella nostra parrocchia, che crea una vita comunitaria molto intensa (ciò è noto alla Curia episcopale; talvolta partecipa anche il vescovo ausiliare Dieter Geerlings). Cerchiamo di vivere il presente della vita e il futuro della Chiesa.
Le è stato chiesto da coppie gay o lesbiche di benedirli?
È interessante notare che proprio lo scorso fine settimana, in mezzo al grande clamore dopo il no del Vaticano, due coppie gay mi hanno chiesto di benedirle nel prossimo futuro. Per inciso, a dispetto del documento romano, la nostra chiesa non era più vuota lo scorso fine settimana, ma domenica ancora più frequentata del solito: molte persone stanno evidentemente vivendo qui una chiesa che ha a che fare con loro e con le loro vite. Sperimentano una fede viva nella solidarietà di un’intera comunità. Certamente molti trovano ripugnante l’affermazione di Roma e lasciano la Chiesa. Ma da noi c’è anche il contrario, cioè fiducia, progresso e accoglienza.
E… benedirà le due coppie?
Ovviamente. L’abbiamo già fatto e continuerò a farlo in futuro.
Cosa pensa la commissione liturgica della diocesi sui servizi di benedizione per le coppie omosessuali? Qual è l’atteggiamento del vescovo Genn?
Quando tre anni fa sono stato chiamato dal vescovo a presiedere la commissione, ho avuto una conversazione con lui, insieme con Nicole Stockhoff, la liturgista della nostra diocesi, sui futuri temi del nostro lavoro. Di concerto con il vescovo, la commissione liturgica ha quindi lavorato alle celebrazioni della benedizione per persone e situazioni di vita molto diverse fra loro, comprese le celebrazioni della benedizione per le coppie omosessuali.
L’anno scorso il vescovo ha chiesto per il momento la sospensione di questo lavoro, perché se ne occupa il Cammino Sinodale. Voleva aspettare e non precipitarsi a nome della diocesi di Münster, cosa che potevamo ben capire. Non ci siamo sentiti frenati, ma -al contrario- incoraggiati dal vescovo.
Che aspetto potrebbe avere una cerimonia di benedizione del genere: cosa sarebbe assolutamente necessario, cosa dovrebbe essere preso in considerazione, ad esempio per distinguere il sacramento del matrimonio delle coppie eterosessuali?
Un anno e mezzo fa abbiamo organizzato un grande colloquio con la nostra comunità queer con più di 80 partecipanti e il vescovo ausiliare Geerlings . Naturalmente, c’era anche la questione del perché i gay e le lesbiche non possono sposarsi nella Chiesa cattolica. Due uomini o due donne hanno bisogno della stessa forma di una coppia eterosessuale? Questa è una domanda molto profonda.
In ogni caso, secondo la buona tradizione cattolica, una celebrazione di benedizione ha alcuni elementi chiari: la lode a Dio di fronte a questa situazione, una lettura biblica, e infine una grande preghiera di benedizione in cui si ringrazia Dio e si chiede anche che ciò che noi gli presentiamo qui possa condurre al bene. Questo è un pensiero importante che vorrei sottolineare in tutte le celebrazioni di benedizione e che vorrei portare anche nella discussione teologica riguardo a Roma: la benedizione non significa che ciò che benediciamo qui sia automaticamente buono. Non si tratta di magia! Si tratta di ringraziare Dio, ma anche di un impegno. Per dirla in modo un po’ ‘impertinente: se benedico un’auto, poi può ancora essere guidata in modo completamente spericolato. Un matrimonio sacramentale può anche portare a una tragica mancanza di amore -a proposito, anche una relazione lesbica o gay. E abbiamo visto che la consacrazione a sacerdote o a vescovo non protegge automaticamente dall’abuso.
Quindi: una preghiera prende sul serio la situazione, chiede assistenza a Dio in modo che ciò che è iniziato e benedetto qui continui in futuro con il suo aiuto e le nostre buone azioni.
Quali gesti liturgici potrebbero esprimere tutto ciò in una celebrazione del genere?
Durante le celebrazioni che ho condotto, tutte le persone coinvolte erano d’accordo su questo: qui non stiamo recitando un matrimonio. Questo è importante per i segni. Abiti da sposa bianchi, scambiare gli anelli e la stola intorno alle mani giunte della coppia – questo non sarebbe appropriato senza un chiarimento teologico. La benedizione può comprendere l’imposizione delle mani sulle spalle dei due, la benedizione con l’acqua santa, la consegna di un simbolo della comunità.
Ora ci saranno servizi di benedizione aperti in varie chiese in Germania il 10 maggio. È la strada giusta?
L’ho appreso con una certa sorpresa. Ovviamente non c’è niente di sbagliato nell’invitare le persone alle benedizioni. Alla fine della nostra ultima Messa domenicale, inoltre, non ho detto ai gay e alle lesbiche nell’assemblea di voler cortesemente lasciare la chiesa prima della benedizione, ovviamente vengono benedetti anche loro.
Negli ultimi anni, tutti sono stati invitati alle celebrazioni della benedizione a San Valentino, non ci sono dubbi. A questo proposito, tuttavia, non so se queste celebrazioni generali e aperte di benedizione del 10 maggio siano il giusto impulso per ciò che sta accadendo attualmente. Non sono due singole persone che dovrebbero essere benedette – cosa che il Vaticano, tra l’altro, logicamente approva espressamente – ma, secondo me, si tratta di benedire il rapporto, la promessa di due persone. Non so se una benedizione generale di questo tipo possa esprimerlo.
Queste celebrazioni di benedizione potrebbero essere un primo passo per aggiungere più forza alle richieste attraverso gesti concreti?
Non voglio mai escludere esperienze dove possano esserci passi avanti. Mi sembra importante una pratica pastorale in loco, che, nello spirito del Vangelo, cerchi di rafforzare con la benedizione di Dio tutti i modi seri di vita e di fede.
E sono felice dell’impulso del vescovo Franz-Josef Overbeck e di altri che ora stanno aspettando una discussione aperta sullo status quo teologico, come presentato dal Vaticano. La nostra fede è qualcosa di vivo, dinamico, che può svilupparsi ancora e ancora. Queste celebrazioni di benedizione aiuteranno anche questa evoluzione? Forse sono un primo passo, forse.
Testo originale: Segnungen für homosexuelle Paare – wie kann das aussehen?