Perchè Dio benedice i matrimoni omosessuali
Riflessioni di Justin Lee, direttore di Gay Christian Network (USA), liberamente tradotte da Francesco.
Come molti di voi sanno, sono piuttosto conservatore nelle mie opinioni teologiche. Credo che la Bibbia sia autorevole, che il sesso sia per il matrimonio, e che la promiscuità sia dannosa per tutti quelli coinvolti. Per molti anni della mia vita, ho anche creduto che qualsiasi comportamento omosessuale fosse sbagliato – sia che si trattasse di anonimi rapporti occasionali di relazioni serie.
Credevo, basandomi su quello che avevo letto nella Bibbia, che persino la più amorevole e monogama relazione omosessuale fosse malvagia agli occhi di Dio. Ma, studiando la Bibbia, col tempo la mia visione su questo argomento è cambiata. Oggi credo che il comportamento omosessuale sia appropriato all’interno dei confini di una relazione seria, amorevole, monogama, permanente (che duri tutta la vita), e incentrata su Cristo. Essenzialmente, sto sostenendo che un matrimonio incentrato su Cristo sia una cosa buona, indipendentemente dal genere delle persone coinvolte. [1]
Io e Ron non siamo d’accordo su questo punto, e questo ci pone su lati opposti di un dibattito che sta dividendo la chiesa (cristiana in generale, ndr). Tradizionalmente, la chiesa ha condannato le relazioni omosessuali, e molti Cristiani credono che dovrebbe continuare a farlo. Ma un numero crescente di Cristiani crede che la chiesa abbia commesso un errore e che la sua posizione dovrebbe essere riformata. In questo saggio, mi riferirò a questi due divergenti punti di vita cristiani rispettivamente “la Visione Tradizionale” e “la Visione Riformata”.
Io supporto la Visione Riformata. Ciononostante, credo comunque che la vasta maggioranza dei comportamenti omosessuali attraverso la storia sia stato peccaminoso. (Secondo me, anche una grossa parte di quelli eterosessuali lo è stato!) Penso che gli scrittori biblici fossero assolutamente corretti nel condannare i comportamenti omosessuali a cui assistevano nelle loro culture – non solo perché questi erano collegati ad altri comportamenti peccaminosi (come l’idolatria), ma anche perché gli atti specifici erano sbagliati in sé.
I passaggi che menzionano questi atti (spesso chiamati “passi-bastonata” [perché usati per “bastonare” figurativamente gli omosessuali, ndr], ma non mi importa di questo termine) potrebbero essere interpretati in due modi. Potrebbero condannare solo quegli atti e quelle situazioni specifici, o potrebbero condannare tutti i comportamenti omosessuali di tutti i tempi, indipendentemente dalla situazione. Ad esempio, quando la Bibbia parla negativamente degli “esattori di tasse”, comprendiamo che non sta parlando dei moderni AGENTI IRS. (impiegati dell’Agenzia delle Entrate in Italia.) Gli esattori delle tasse ai tempi di Gesù erano spesso corrotti e riscuotevano alle persone più soldi del dovuto. Perciò quando la Bibbia parla degli “esattori di tasse”, non sta condannando tutti gli esattori di tutte le epoche; sta condannando i comportamenti specifici degli esattori delle tasse in quei tempi.
I “molestatori omosessuali” (da 1 Corinzi 6:9, traduzione dell’inglese “homosexual offenders” che si trova nella maggior parte delle traduzioni in inglese. Per l’italiano, a parte l’inaccurato “omosessuali” che è entrato in alcune versioni della seconda metà del ‘900, la maggior parte traduce con “maniaci sessuali” o “né effeminati, né sodomiti”. (Più avanti verrà chiarito il significato di “sodomiti”. Ndr) sono condannati per le stesse ragioni che gli esattori delle tasse, o sono tutte le relazioni omosessuali ad essere condannate per l’eternità? In un momento, quando considererò i passaggi in questione, vedrete che non ci sono risposte certe. Infatti, se dovessimo limitarci a discutere esclusivamente quei passaggi, mi sentirei molto combattuto e non me la sentirei di dare una risposta definitiva a questa domanda.
La ragione per cui sento di poter dare una risposta definitiva è che credo che la Visione Tradizionale sia incoerente internamente e sia in contrasto con dei versetti chiave delle Scritture. Sono convinto, invece, che la Visione Riformata sia l’unico modo di fornire uno standard ragionevole e coerente per interpretare la Bibbia nel suo intero.
Quattro ragionamenti tradizionali: il grande “Perché?”
Prima di esaminare i problemi che considero essere intrinseci della Visione Tradizionale, diamo un’occhiata alle varie ragioni per cui le persone condannano le relazioni omosessuali. Le Visioni Tradizionali non sono tutte uguali, e alcuni argomenti sono migliori di altri.
Ovviamente, alcuni credono nella Visione Tradizionale in quanto visione tradizionale. Ho sentito persone dire “duemila anni di tradizione della chiesa non possono essere sbagliati.” Ma questo approccio ignora quanto spesso la tradizione della chiesa sia stata sbagliata: quando gli astronomi sfidarono le interpretazioni tradizionali di 1 Cronache 16:30 e Salmi 104:5; quando gli abolizionisti misero in questione l’appoggio biblico della schiavitù; quando Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sfidando la Chiesa Cattolica (questo argomento ovviamente non è valido per i Cattolici, ndr); quando i Cristiani liberali cominciarono a suggerire che il matrimonio interraziale non era un peccato agli occhi di Dio – in questi e molti altri casi, le pressioni sociali furono il catalizzatore per riformare le tradizioni della chiesa. Senza dubbio noi siamo il corpo di Cristo, ma siamo un corpo troppo umano, e stiamo ancora crescendo spiritualmente.
Questo non significa che non ci siano anche stati dei riformatori deviati. Va da sé che non tutti quelli che mettono in questione la tradizione abbiano ragione. Ma quando effettivamente mettiamo in questione la tradizione, c’è bisogno che siamo capaci di chiederci “perché”: Perché esiste questa tradizione? Qual è l’obiettivo di questa regola? Da dove viene questa credenza? Ecco qui le quattro risposte più comuni che sento sulla questione del perché.
Argomento #1: “I nostri corpi furono progettati per l’eterosessualità.”
Questo argomento viene formulato in diversi modi, dai cliché (es. “Dio creò Adamo ed Eva, non Adamo e Steve”) (È un gioco di parole che in inglese fa rima fra “Adam and Eve” e “Adam and Steve”, ndr) a quelli più volgari (es. alcuni commenti sulle nostre “tubature”). L’argomento è il medesimo: Dio progettò i nostri corpi per interagire in un certo modo, quindi non dovremmo usarli in nessun altra maniera.
È certamente vero che Dio progettò i nostri corpi con l’eterosessualità in mente; è così che nuovi esseri umani vengono creati. Non credo che nessuno neghi che il sesso eterosessuale sia il modo in cui i nostri corpi sono costruiti per funzionare. Forse questo significa che utilizzare i nostri corpi in altri modi è un peccato?
Dio progettò le nostre orecchie e la bocca affinché potessimo comunicare – ascoltiamo, e parliamo. Tutte le culture sulla terra comunicano in questo modo. Ma alcune persone sono sorde, a volte perché nascono così e altre perché qualcosa è successo loro. In entrambi i casi, non possono comunicare nel modo in cui noi lo facciamo, e per questo sono costretti a improvvisare con quel che hanno. La maggior parte dei sordi oggi usa il linguaggio dei segni per comunicare, e nonostante non sia per questo che le nostre mani furono progettate, il trucco funziona. Nessuno di noi chiamerebbe mai questo “peccato”.
Il ragionamento “non dovresti farlo perché non era il progetto di Dio” è in realtà più una scusa che un vero ragionamento. Se qualcosa diventa peccato solo perché non era parte del progetto originale della creazione, dovremmo condannare le sedie a rotelle, il trucco, le operazioni a cuore aperto, le biciclette, l’equilibrismo, i cibi preconfezionati… beh, avete capito.
Argomento #2: “Il sesso è per la procreazione.”
Alcune persone argomentano che la procreazione è un aspetto necessario del sesso, per cui il piacere sessuale di ogni tipo provato senza essere aperto alla procreazione è un peccato. Questa credenza, un tempo diffusa, è oggi insegnata primariamente solo dalla Chiesa Cattolica ed è respinta dalla maggior parte dei Protestanti.
La Bibbia non asserisce mai che il sesso debba essere sempre usato per la procreazione. Infatti, la Bibbia è chiara nel dire che il sesso è anche per altri scopi; forma un legame fra le persone (1 Cor 6:16) ed è una responsabilità coniugale (1 Cor 7:3-5). La procreazione è solo una parte della ragione per il sesso, e molte coppie lo fanno regolarmente senza mai concepire (a volte per scelta; altre volte no).
Secondo gli insegnamenti ufficiali della Chiesa Cattolica, il sesso è peccato ogniqualvolta non sia “aperto alla procreazione”. Ma la Chiesa applica questo insegnamento incoerentemente. Le coppie sposate possono fare sesso anche quando sanno di essere infertili, e quelle fertili deliberatamente pianificano i loro incontri sessuali in momenti che sanno non porteranno al concepimento (pratica conosciuta come “pianificazione familiare naturale”), sempre che non usino preservativi od altri metodi cosiddetti “artificiali” di contraccezione. Perché il sesso di una coppia sterile dovrebbe essere considerato “aperto alla procreazione” mentre quello con uno spermicida no? Si può considerare la Pianificazione Familiare Naturale accettabile solo perché meno effettiva? (Se i preservativi fossero meno effettivi, potrebbero essere accettabili?) C’è realmente qualcosa di “aperto alla procreazione” in una coppia che sa della propria infertilità a causa di deformità fisiche, età, condizioni mediche, operazioni precedenti, o qualsiasi altra ragione?
Conosco molti straordinari Cristiani che sono Cattolici, ma con tutto il rispetto dovuto, credo che questa posizione sia incoerente e priva di fondamento biblico. Dopotutto, questo deriva principalmente dagli insegnamenti di Sant’Agostino e non è mai menzionato nella Bibbia. (Per i Protestanti vale il principio di Sola Scriptura, per cui le leggi morali devono essere ricavate esclusivamente dalla Bibbia, mentre i Cattolici riconoscono anche uno status privilegiato agli scritti dei Padri della Chiesa e della Tradizione Cattolica, ndr) Ma se vogliamo utilizzare questo argomento, dovremmo anche condannare con la stessa veemenza le relazioni eterosessuali sterili.
Argomento #3: “Non ci sono esempi di matrimonio omosessuale nella Bibbia.”
Questo argomento è nettamente migliore rispetto ai primi due. Essenzialmente, afferma che: se il sesso extraconiugale è sbagliato, allora il sesso omosessuale potrebbe solo essere permissibile in un matrimonio omosessuale. Ma, continua il ragionamento, non c’è niente di simile ad un matrimonio omosessuale ai occhi di Dio; tutti i matrimoni nella Bibbia sono eterosessuali.
Sono d’accordo con la prima metà del ragionamento; credo che il sesso dovrebbe essere riservato al matrimonio. Che ci piaccia o no, il sesso crea un legame con l’altro, e quel legame è molto difficile da spezzare, se non impossibile. Quando le persone fanno sesso senza un impegno, questo può avere degli effetti negativi psicologicamente ed emozionalmente quando la relazione termina. (Il personaggio di Cameron Diaz in Vanilla Sky chiede al suo ex, “non sai che quando vai a letto con qualcuno, il tuo corpo fa una promessa, che tu lo voglia o meno?”)
Il sesso anonimo occasionale può essere ancora più dannoso, senza menzionare le potenziali malattie veneree. La promiscuità nel lungo termine risulta in una perdita di rispetto per se stessi, una svalutazione del sesso, e un danno potenziale anche per gli altri. Per questo concordo con l’idea che il sesso dovrebbe essere presente solo in una relazione coniugale, dove il legame fisico è connesso a un legame relazionale (coniugale) e non è solo un effetto collaterale.
E sì, è vero che non ci sono matrimoni omosessuali nella Bibbia. Ma questo è ciò che ci saremmo aspettati comunque. I matrimoni omosessuali non erano parte delle culture in cui la Bibbia fu scritta, per cui ovviamente non ci aspetteremmo mai di vedere storie di uomo e donne con compagni dello stesso sesso. [2] Specialmente nell’antica Israele, il matrimonio era soprattutto, se non solo, legato ai diritti di eredità, e questo risultò in pratiche bizzarre come il matrimonio levirato (dove gli uomini sono obbligati a prendere in sposa la vedova di un proprio fratello morto, e produrre eredi per lui – Deut 25:5-6; Gen 38:8) e la poligamia ordinata da Dio stesso (Esodo 21:10-11; 2 Sam 12:7-8).
Persino più scioccante, il padrone di schiavi poteva comprare mogli per questi e poi tenere per sé la moglie e i figli dopo aver liberato lo schiavo (Esodo 21:2-4), e le donne erano forzate a sposare i loro stupratori (Deut 22:28-29). Potremmo dire ancora molte cose su queste pratiche e le ragioni che le giustificano, ma andremmo fuori tema. Il punto è: gli esempi di matrimoni biblici riflettono la cultura sia in quello che includono sia in quello che escludono.
Molte cose non sono menzionate nella Bibbia, o perché non erano parte della cultura del tempo (es. la pornografia online) o perché non erano problemi particolarmente importanti per gli autori biblici (es. la masturbazione). In questi casi, usiamo i principi biblici generali per affrontare la questione, affidandoci allo Spirito Santo come guida. Affermerò più avanti che ci sono delle buone ragioni bibliche per supportare relazioni omosessuali nonostante non ne appaia alcuna nelle Scritture.
Questo particolare ragionamento Tradizionalista ha un ulteriore difetto. Questi dovrebbero essere argomenti sul perché le relazioni omosessuali sono un peccato; ma questo argomento non risponde alla domanda. Sposta il problema da “sesso” a “matrimonio”, ma non ci fa sapere perché Dio condannerebbe un matrimonio amorevole, monogamo, incentrato su Cristo fra due persone dello stesso sesso. Per avere una risposta a questa domanda, dobbiamo spostarci al quarto (e ultimo) argomento della Visione Tradizionale…
Argomento #4: “Perché lo dice Dio.” (ovvero “C’è una regola contro questo.”)
Sì, tutto si riduce a questo. Non importa quanto prolissi, complessi, o sofisticati si facciano, tutti gli argomenti Cristiani Tradizionalisti a cui riesco a pensare in ultima istanza si fondano su questo principio basilare: Dio ha una regola contro le relazioni omosessuali, e anche se non riusciamo a comprendere appieno il motivo dietro di essa, alla fine dovremmo semplicemente obbedire, proprio come Abramo al sacrificare Isacco.
Non sono pienamente a mio agio con questa risposta, poiché fa sembrare Dio arbitrario, e non credo che Dio lo sia. Secondo questo ragionamento, se Dio mi dice di fare qualcosa, allora io voglio obbedirGli. Perciò se Dio realmente dice così – se davvero c’è una legge divina contro le relazioni omosessuali – allora noi dobbiamo seguirla. Ma c’è?
Le prove della Regola
Basicamente, la prova per una regola contraria alle relazioni omosessuali consiste in un gruppo di versetti dove si condannano i comportamenti omosessuali. Questi sono usati come “testi di prova” (prova nel senso di decisivo, ndr) per la Visione Tradizionale. (Un testo di prova è un versetto o passaggio citato frequentemente o al quale ci si riferisce come fonte diretta per un particolare problema o questione teologica. I testi di prova possono essere utili a volte, ma dobbiamo stare attenti e leggerli nei contesti appropriati, o possono condurci fuori strada.)
Se già avete letto molto su questo dibattito, probabilmente troverete già familiari la maggior parte di questi argomenti, quindi non resterò troppo a lungo su di questi. Ad ogni modo, penso che dovremmo rivedere brevemente i passaggi e capire quale tipo di prove ci forniscono.
Testo di Prova #1: La storia di Sodoma (Gen. 19)
Questo passaggio è citato più spesso da persone che non lo hanno effettivamente letto. Di tutti i testi di prova, questo è il più irrilevante ed il meno utile.
Secondo una credenza popolare, “Dio distrusse Sodoma e Gomorra a causa dell’omosessualità.” Se andate a leggere il passaggio per conto vostro, vedrete che le cose non sono proprio andate così. Sodoma e Gomorra furono distrutte da Dio per una serie di ragioni (Ezechiele ci dice che erano “arroganti, sovralimentati e indifferenti” e che “non aiutavano i poveri e i bisognosi,” fra le altre ragioni [Ezechiele 16:49]). Proprio come qualsiasi altra città ai tempi della Bibbia, queste erano popolate principalmente da eterosessuali; Lot trovò i mariti per le proprie figlie lì.
L’unica ragione per cui le persone oggigiorno pensano che Sodoma fosse una “città gay” è quel passaggio in Genesi 19 dove due angeli vengono ad ammonire Lot dell’imminente distruzione della città, e gli uomini della città rispondono a questi visitatori formando una folla inferocita intorno a loro e minacciandoli di stupro. Giudici 19 ci racconta una storia molto simile riguardo una folla cittadina che minaccia di stupro un visitatore nella città di Gàbaa (o Ghibea che dir si voglia, ndr), anche se in quella storia finiscono per assassinare la sua concubina invece di lui. Questo vuol forse dire che ai tempi della Bibbia, il paesaggio era costellato ovunque di “città gay” che amavano stuprare uomini? Ovviamente no.
Una minaccia di stupro di gruppo deve essere interpretata come un atto di violenza umiliante – un modo di dire al visitatore, “non sei benvenuto qui; siamo noi a comandare qua.” (Immagina per un momento di essere in prigione, e che una banda di uomini grossi e BURLY minacciasse di stuprarti. Non penseresti che questi siano gay e che ci stiano provando con te; capiresti che ti stanno minacciando con la peggior punizione immaginabile!) Nonostante questo possa sembrare estraneo alle nostre orecchie, tutto ciò aveva senso per i primi lettori di questi testi. Generalmente, gli studiosi tradizionalisti seri non usano comunque la storia di Sodoma come prova. Usano, però, i seguenti passaggi.
Testo di Prova #2: Idoli e Conseguenze (Romani 1:18-32)
Di tutti i testi di prova, questo è il più lungo e più complicato. Nel primo capitolo della sua lettera ai Romani, Paolo parla di un gruppo di persone che “conosceva Dio” ma “né lo glorificava come Dio né Gli rendeva grazie.” I loro cuori sono oscurati, e cominciano a venerare idoli. Come diretto risultato di questa venerazione, cominciano a mostrare dei comportamenti omosessuali (che prima non mostravano). Infine, divengono depravati e Dio li perde per una lista di peccati.
La maggior parte dei Tradizionalisti legge questo passaggio come se si riferisse a tutta l’umanità, con la venerazione dell’idolo usata come metafora piuttosto che evento specifico. Nella loro lettura del passaggio, Paolo essenzialmente sta dicendo, “Le persone (in generale) hanno voltato le spalle a Dio (rappresentato dalla venerazione di idoli) e come risultato, sono diventati peccaminosi (inclusa l’omosessualità).” Non credo però che il linguaggio del passaggio effettivamente supporti questa interpretazione.
Paolo inizia parlando di tutta l’umanità, senza dubbi, ma si sposta velocemente verso un esempio specifico come dimostrazione della decadenza (FALLENNESS) dell’umanità. L’esempio specifico è uno che i suoi lettori Romani avrebbero trovato immediatamente familiare: i culti della fertilità a Roma, dove uomini e donne partecipavano a orge che includevano riti sia eterosessuali sia omosessuali. Ricordate, Paolo vuole un esempio vivido della decadenza per il suo pubblico, qualcosa al quale tutti possano annuire concordi, perché si sta preparando a rovesciare tutto questo su di loro nel prossimo capitolo. Nella Roma classica, “omosessualità” come fenomeno generale non sarebbe stata la vivida illustrazione che lui cercava (al contrario di oggi, dove molti pastori conservatori la usano proprio per questo). [3] I culti della fertilità romani, comunque, erano uno splendido esempio che serviva esattamente al suo scopo e non aveva bisogno di una spiegazione.
Notate che Paolo parla di omosessualità in relazione ai riti della fertilità (cercate il “per questo” nel v.24 e il “a causa di ciò” nel v.26), e non nella lista di peccati alla fine del passaggio. Questo è il nostro indizio che Paolo non la stia menzionando come “un altro esempio di comportamento peccaminoso.” Perché, allora, Paolo dà tanta importanza all’aspetto omosessuale di questi riti? Per due ragioni: 1) per evidenziare “l’innaturalità” di allontanarsi da Dio; e 2) per descrivere i riti nel modo più disgustoso che potesse pensare, per unire tutti nel dire, “Sì! Com’è schifosamente immorale!”
Ora vediamo di non sbagliarci; Paolo non ha niente di positivo da dire sull’omosessualità in questo passaggio. Chiaramente la vede come una cosa cattiva, o almeno, come qualcosa di “vergognoso” e “innaturale”. Dobbiamo riconoscerlo. Allo stesso tempo, dobbiamo riconoscere che l’omosessualità non sia il punto del passo, nonostante alcuni Cristiani cerchino di usarlo in quel modo. È menzionata per una ragione specifica in relazione ad atti altrettanto specifici che erano familiari al suo pubblico.
Quindi questo passo parla negativamente del comportamento omosessuale, ma d’altro canto, lo fa in un contesto già chiaramente di peccato. Paolo dice sì che l’omosessualità è “vergognosa” ed “innaturale”, ma dice la stessa cosa (usando le stesse parole greche) riguardo gli uomini con i capelli lunghi in 1 Corinzi 11:14, e generalmente consideriamo questo un aspetto culturale. (Alla fine degli anni ’60 e inizio dei ’70, molti pastori conservatori citavano proprio questo versetto contro gli hippie e gli uomini con i capelli lunghi in generale, ndr) Si tratta di una proibizione per l’eternità, o è una questione di contesto, come con gli esattori delle tasse? Basandoci su quello che abbiamo visto finora, è difficile da dire. Non metterei troppa enfasi in nessuna delle interpretazioni senza molte altre ragioni concrete che la sostengano.
Testo di Prova #3: I peccatori “Arsenokoitai” (1 Cor. 6:9, 1 Tim. 1:10)
A parte i Romani, l’unico ulteriore riferimento all’omosessualità nel Nuovo Testamento si trova in due passi conosciuti come le “liste dei vizi”, in cui Paolo menziona casualmente gli “arsenokoitai” come gruppo di peccatori. Ancora oggi si scrivono fiumi d’inchiostro nel dibattito su come tradurre questa parola, perché appare solo raramente in scritti antichi. Persino i traduttori della NIV (New International Version, la più accurata traduzione inglese della Bibbia, ndr) non sembrano aver trovato una soluzione; è tradotta come “molestatori omosessuali” in 1 Corinzi, ma come “pervertiti” in 1 Timoteo.
La parola arsenokoitai è una parola composta in greco, e le parti della parola fanno riferimento a “maschio, uomo” e “letto”, indicando probabilmente un riferimento a qualche tipo di comportamento omosessuale maschile. Le stesse parole greche (“maschio” e “letto”) appaiono nella traduzione greca (la Septuaginta, o “versione dei settanta”, la traduzione greca dell’Antico Testamento, ndr) del passo del Levitico che discuterò più tardi, che dice agli uomini di non giacere (“letto”) con un altro uomo (“maschio”), dando così manforte a questa teoria. D’altra parte, dobbiamo fare attenzione a non fare troppe supposizioni; le parole composte greche non vogliono sempre dire ciò che sembrerebbe logico significassero. “Ciclope” in greco è una parola composto che letteralmente significa “occhio rotondo”, ma sappiamo dalla letteratura antica che i ciclopi erano giganti mitologici con un solo occhio – il che ha senso una volta che capiamo il nesso, ma non lo avremmo certamente capito senza tutti i riferimenti letterari.
Nonostante tutto, sono piuttosto sicuro che possiamo presumere che gli arsenokoitai dei tempi di Paolo erano uomini coinvolti in qualche tipo di comportamento omosessuale. Ma che tipo di comportamento? Questo è praticamente impossibile da definire con certezza. Qualunque esso sia, dovrebbe essere stato qualcosa di abbastanza comune e conosciuto al pubblico di Paolo; questi sono elenchi molto brevi di peccatori comuni (es. ladri, avari, bugiardi, etc.) che ognuno avrebbe compreso immediatamente. La spiegazione più credibile è che Paolo si riferisse a una pratica comune nella cultura greca del tempo – uomini sposati che facevano sesso con giovani ragazzi.
Le relazioni extraconiugali di uomini con ragazzi nell’antica Grecia sono tristemente famose anche oggi. Le testimonianze archeologiche e letterarie provano che queste relazioni erano state comuni in Grecia per secoli, nonostante fossero disprezzate da molti mentre praticate in pubblico. Questo potrebbe essere uno degli obiettivi ideali della lista dei vizi di Paolo, e spiegherebbe perché, in entrambi gli elenchi, menziona il peccato degli arsenokoitai separatamente e in seguito a quello dell’adulterio – perché tecnicamente, secondo il pensiero greco, avere come compagno un ragazzino non costituiva adulterio.
Un’altra prova di questa interpretazione è la parola greca malakoi, che appare accanto a arsenokoitai nel passo di 1 Corinzi. Malakoi letteralmente significa “i molli, i delicati”, e potrebbe essere tradotto semplicemente con “moralmente molle, permissivo”. Però, molti studiosi credono che “malakoi” e “arsenokoitai” debbano essere presi insieme, cosicché malakoi sarebbero i giovani uomini al servizio degli arsenokoitai.
Per questo, la Jerusalem Bible (altra versione della Bibbia in inglese, ndr) traduce malakoi con “Catamiti” (ovvero giovani ragazzi che si prostituiscono, o “prostituti”), la traduzione New American Catholic dice “ragazzi prostituti”, e la New International Version scrive “uomini prostitute”. [4] Personalmente, non credo che “prostituta/o” sia la parola migliore da usare per descrivere queste relazioni, ma almeno trasmette l’idea di una relazione sessuale fuori dal matrimonio senza dover entrare in un’intera lezione di storia antica. Questo è tutto per il Nuovo Testamento, ma c’è ancora un passo dell’Antico Testamento che non abbiamo considerato.
Testo di Prova #4: L’abominio (Levitico 18,20)
Nel libro del Levitico dell’Antico Testamento, Dio dà a Mosè una lunga lista di regole per gli Israeliti. Oggi seguiamo ancora alcune di queste regole; altre invece no. La più famosa di tutte è il versetto 18:22, che afferma, “Non giacere con un uomo come giaci con una donna” (New International Version). La NIV continua con, “questo è detestabile”, ma la versione ancora più famosa di questo passo è nella King James Version (una delle più antiche versioni in inglese, ndr), che scrive “questo è un abominio”.
Ora, prima che tu inizi ad impazzire o pensare che Dio ti odi, per favore comprendi che “abominio” in ebraico si riferisce a tutto ciò che era vietato agli Israeliti. Per esempio, Levitico 11 afferma che le aquile sono un abominio, e così anche i gufi, le cicogne, vari tipi di creature acquatiche, “ed ogni cosa strisciante che striscia sulla terra”, solo per dirne alcuni. Le locuste, tanto per dire, non sono un abominio.
Ad ogni modo, abominio o meno, la proibizione del sesso fra maschi è piuttosto inequivocabile. E all’inizio del passo, Dio ci fa sapere perché ci vengono date queste regole – perché vuole mantenere gli Israeliti puri e separati dalle culture politeistiche che li circondavano (Lev 18:1-4). Questo aiuta a spiegare perché agli Israeliti viene vietato rasarsi (Lev 19:27), tatuarsi (Lev 19:28), indossare vestiti fatti di diversi tessuti (Lev 19:19), o fare sesso durante il ciclio di una donna (Lev 18:19). Aiuta anche a spiegare i commenti piuttosto strani sul sacrificare i bambini a Molech (Lev 18:21) e mangiare troppo velocemente da un albero (Lev 19:23); e perché gli Israeliti non possano fare sesso con una donna e sua figlia (Lev 18:17) ma non venga detto assolutamente niente sul sesso extraconiugale o sull’avere più partner sessuali. Fuori dal contesto di mantenere gli Israeliti separati, tutto questo sarebbe una collezione di regole davvero bizzarra.
Ho sentito persone citare il Levitico per proibire l’omosessualità ed i tatuaggi, ma a parte questi, le persone non vanno a cercare nel Levitico per una guida morale. Questo tipo di approccio mi pare davvero “a casaccio”, prendere e scegliere i passaggi come fossero piatti ad un buffet.
Rispondere ai Testi di Prova
Mentre osserviamo questi passi, ci troviamo di fronte ad un dilemma. Da una parte, ecco tre esempi di condanna di comportamenti omosessuali – nel Levitico, in Romani, e nelle liste di vizi. Dall’altra, entrambi gli esempi del Nuovo Testamento descrivono situazioni che anche persone della Visione Riformata come me considererebbero peccato, e il passo del Levitico richiede una lettura particolarmente selettiva perché “funzioni”.
Sfortunatamente, ci troviamo al punto in cui solitamente la discussione termine. Non è particolarmente soddisfacente, no? Rimaniamo con una manciata di domande, alcuni “forse”, e davvero poche risposte.
L’argomento presentato dalla Visione Tradizionale proveniente da questi passaggi è piuttosto debole, ma è più che sufficiente per far sentire molti Cristiani omosessuali inquieti ed in conflitto. C’è qualcosa nello stomaco che dice, “Vabbè, ma se l’omosessualità non è niente di sbagliato, allora perché tutta quella negatività nelle Scritture?” Per la maggior parte di noi, questo è controbilanciato da un sentimento nei nostri cuori che dice che le relazioni d’amore incentrate su Cristo sono buone, indipendentemente dal genere. Il risultato finale? Confusione e frustrazione totali.
Ovviamente, questo non è l’unico problema che dovrebbe farci sentire così combattuti. Ad esempio, a volte potremmo provare a fare uno studio di alcuni passaggi del Nuovo Testamento che parlano del ruolo delle donne nella chiesa. Provate a leggere 1 Timoteo 2:11-15 oppure 1 Corinzi 14:34-35 e poi a dirmi che non sentite nessuna sensazione strana alla bocca dello stomaco.
Se vogliamo essere franchi, l’unica ragione per cui stiamo avendo oggi questo dibattito sulle relazioni omosessuali invece che sul permesso delle donne di parlare in chiesa è che gli standard della nostra cultura sono cambiati. Alcuni decenni fa, la lunghezza dei capelli aveva un forte aspetto culturale, e molti Cristiani citavano 1 Corinzi 11:14 per dimostrare che gli uomini dovrebbero tenere i capelli corti.
Oggigiorno, davvero pochi di noi userebbero questo tipo di approccio. Similarmente, la maggioranza di noi non ha alcun problema a giustificare i passi sul “dovuto silenzio delle donne” con una spiegazione culturale – qualcosa riguardo come ai tempi di Paolo le donne stessero causando problemi interrompendo le funzioni, o insegnando cose senza l’educazione necessaria, o violando le norme culturali e così mettendo la chiesa in cattiva luce per i gentili. Ho sentito tutti i tipi di spiegazioni per questa proibizione di Paolo, spesso dalle stesse persone che poi si rifiutano di applicare la stessa logica ai testi di prova sull’omosessualità.
Ma siamo onesti. Se vogliamo seriamente essere “non di questo mondo” e seguire Cristo ad ogni costo, come possiamo avvicinarci alla Bibbia con criteri costantemente in cambiamento, cercando sempre di adattarla ai nostri preconcetti culturali? Questo è ciò che la chiesa ha fatto per molti e molti anni.
A meno che non cominciamo a richiedere che le donne indossino un velo sul capo (1 Cor 11:3-13), avremo bisogno di trovare un modo chiaro e coerente per determinare quali passi della Scrittura siamo tenuti a seguire, e quali no. E questo deve essere un criterio che si possa applicare in ogni cultura ed in ogni contesto, non qualcosa che ci permetta di reinterpretare tutto ogni tot di anni per assecondare i nostri desideri. Ne parleremo più tardi.
Prima di tutto, supponiamo di aver deciso di interpretare questi passi nella maniera della Visione Tradizionale – come una condanna di tutte le relazioni omosessuali per l’eternità, non importa quanto amorevoli, monogame o impegnate possano essere. Anche se accettassimo questa premessa iniziale ed i testi di prova, la Visione Tradizionale supererebbe uno scrutinio più profondo?
Difetti della Visione Tradizionale
Ho uno straordinario rispetto per Ron e gli altri Cristiani tradizionalisti che conosco. Non ho dubbi sulla loro sincerità o sulla profondità delle loro convinzioni. Ma sono incapace di condividere quelle convinzioni perché credo che il ragionamento sia difettoso. Credo che ci siano problemi intrinseci alla Visione Tradizionale che vanno molto più a fondo della semplice interpretazione dei testi di prova sull’omosessualità.
Per spiegare quel che intendo, immaginate per un momento di essere tutti tradizionalisti. Questo significa che non solo condanniamo i comportamenti omosessuali presenti nelle Scritture, ma che condanniamo TUTTE le relazioni omosessuali, per quanto queste possano sembrare splendide.
Quindi per esempio, supponiamo di conoscere due coppie – una omosessuale e una etero. Queste coppie sono entrambe cristiane ed egualmente devote. Tutt’e due hanno preso l’impegno di rimanere insieme ed essere fedeli l’un l’altro per il resto delle loro vite. Entrambe le coppie hanno una certa complementarità, per cui i punti forti di ogni persona e le sue debolezze sono bilanciate da quelle del compagno. Entrambe pregano insieme; in entrambe l’uno serve l’altro equamente; insomma, sotto ogni aspetto, queste coppie sono identiche. L’unica differenza è che una è gay e l’altra eterosessuale.
Secondo la Visione Tradizionale, dovremmo celebrare ed ammirare una delle due coppie, mentre dovremmo condannare l’altra come una malvagità agli occhi di Dio.
Possiamo vederla anche in un altro modo. Supponiamo che il mio amico Billy incontri qualcuno e si innamori di questa persona, che chiameremo Sam. Billy e Sam passano mesi, forse anche anni, a conoscersi, e diventando sempre più vicini fra loro e a Cristo, decidono di formare un legame durevole, di promettere di rimanere insieme per sempre in matrimonio di fronte a Dio. Quindi Billy viene da me a raccontarmelo ed io, in quanto tradizionalista, rispondo dicendo, “Che cosa immorale e disgustosa! Tu e Samuel state facendo una cosa atroce davanti a Dio!” Billy sgrana gli occhi e poi risponde, “Sam sta per Samantha. È una ragazza.” Immediatamente, la mia opinione cambia. “Ah beh, allora è splendido! I migliori auguri! Che benedizione!”
In questo caso, né l’impegno di Billy, né le sue motivazioni, né la sua relazione con Cristo, nemmeno le sue azioni specifiche sono cambiati. Tutto è esattamente uguale, eccetto una cosa: Sam è passato da maschio a femmina nella mia testa, e questo ha stravolto la relazione, da disgustosa e immorale a santa e bellissima – nonostante, in entrambi i casi, le azioni e motivazioni di Billy sono sempre state le stesse.
Non c’è qualcosa di snervante in questo? Non sembra giusto. Ma da tradizionalisti quali siamo, dovremmo ricordare a noi stessi, “C’è una regola che afferma che si fa così e basta. Non sta a me decidere; sta a Dio. Dio dice che le relazioni omosessuali sono un peccato, quindi lo sono.”
Ma ora abbiamo un problema anche più grande. Abbiamo costruito tutto l’argomento tradizionalista su una premessa importante: l’idea che tutte le persone siano necessariamente maschio o femmina. In questo modo possiamo distinguere fra relazioni “sante” e “peccaminose”. Ma se scoprissimo che Sam non è maschio NÉ femmina? Cosa faremmo?
Nonostante la loro rarità, le anomalie di genere esistono. Molte persone hanno delle anomalie che non permettono di classificarle né come maschi né come femmine. Alcune hanno entrambi i tipi di genitali; alcuni li hanno deformati; altri hanno corpi che non corrispondono esattamente ai loro cromosomi; o cromosomi che non sono né XX né XY; e altre ancora hanno corpi che non corrispondono ai loro cervelli. È un campo che diventa via via più complesso con lo studio. La maggioranza di questi riesce poi a trovare un modo di identificarsi pubblicamente come maschio o femmina, ma i loro corpi potrebbero essere più simili al genere opposto, o da qualche parte nel mezzo.
La stragrande maggioranza di noi è semplicemente felice di non dover affrontare tali problemi, quindi li teniamo fuori dai nostri pensieri. Ma questo è problema davvero reale che affligge persone reali. Non è colpa loro essere nati con queste difficoltà, e questa è l’unica vita che gli è stata concessa. Quindi se si innamorano di qualcuno che li ama proprio come sono, come possiamo consigliarli? Non possiamo semplicemente considerarli “un’eccezione alla regola” – non se realmente crediamo che il genere marchi una chiara differenza fra un matrimonio santo e una vita nel peccato. No, dobbiamo trovare qualche modo di fare un distinguo, ma come? Ci basta guardare il genere con cui loro si identificano? Anche quando il loro corpo fosse ben differente da questo genere? Dovremmo basarci sui suoi genitali? Sui cromosomi? E quando questo fosse un caso ambiguo?
Anche se trovassimo qualche sorta di criterio per giudicare questi casi ambigui, non sembrerebbe piuttosto arbitrario? E comunque dovremmo andare avanti affermando che il genere sia cruciale per Dio – tanto cruciale da tenerti fuori dal Suo regno se ti capitasse di sposare qualcuno del sesso sbagliato.
Ma questo è solo il primo problema da affrontare. Il secondo è ancora più contorto. Abbiamo basato la nostra Visione Tradizionale sull’idea che dobbiamo seguire il criterio biblico per stabilire giusto e sbagliato, anche quando questo non avesse apparentemente senso. Nonostante i testi di prova sull’omosessualità si sarebbero potuti spiegare in ben altri modi, e nonostante nessuno di questi faccia riferimento al matrimonio omosessuale o a una relazione esclusiva fra i due di qualunque sorta, abbiamo comunque deciso che la lettura più onesta di questi versetti affermi che l’omosessualità è sbagliata.
Il punto è che, se applicassimo questo ragionamento ad altri passi, finiremmo con dei mal di testa incredibili. Per esempio, osserviamo un passo menzionato precedentemente, 1 Corinzi 11:3-10. Il passo dice: (versione CEI)
Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.
E ora? Non ha più senso dire che questi sono solo dei precetti culturali senza accettare allo stesso tempo lo stesso ragionamento sull’omosessualità. Infatti, sarebbe proprio insensato affermare un’interpretazione culturale qui, quando Paolo ci dice chiaramente che la ragione di questi precetti è a causa dell’ordine del Creato e “a motivo degli angeli”. Qualunque cosa questo possa significare, non sembra affatto culturale, no?
E cosa dire di Romani 13:1: (versione CEI):
Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio.
Stavo giusto leggendo un articolo dove un pastore conservatore usava questo versetto per provare che sia la Rivoluzione Americana che la disobbedienza civile di Martin Luther King Jr furono dei peccati. Usando il nostro corrente metodo di interpretazione, dovremmo concordare. Inoltre, dovremmo condannare persino quelle azioni di quei Cristiani tedeschi che fecero resistenza al governo Nazista. Non può essere così, non è vero?
Quando ci riduciamo solo a questo, nessuno applica coerentemente i versetti delle Scritture, letteralmente, parola per parola, dando una diretta applicazione ai problemi di oggi in tutti i casi. Qualunque cristiano onesto deve ammettere che ci sono almeno alcuni passaggi che a) non sono applicabili oggi; b) sono ancora validi ma non significano quello che sembrano significare a prima vista; o c) sono revocati da altri passaggi o temi biblici.
Il problema è, come facciamo a sapere quali sono quelli giusti? Come ho detto prima, abbiamo bisogno di un criterio chiaro, coerente e che possa essere usato in ogni situazione.
Ma questa è un’altra cattiva notizia per la Visione Tradizionale. Studio ormai la questione da diversi anni, e ancora non ho trovato un solo sostenitore della Visione Tradizionale che possa darmi un criterio chiaro e coerente per spiegare perché dovremmo ritenere validi i testi di prova sull’omosessualità per i matrimoni dello stesso sesso, ma non seguire alla lettera i testi su argomenti come schiavitù, donne nella chiesa, lunghezza dei capelli, prestiti di soldi, e così via. Una buona parte dei Cristiani tradizionalisti si accontenta di cambiare semplicemente i propri criteri col tempo, caso per caso, supportando una lettura culturale di alcuni passi e una letterale di altri, senza alcuna ragione per farlo, se non la loro convinzione a priori riguardo cosa la Bibbia dovrebbe dire.
Il criterio più vicino all’essere chiaro e coerente che abbia visto dal lato dei tradizionalisti è il libro di William Webb intitolato Slaves, Women & Homosexuals. Il signor Webb comprende che questo è un problema per la Visione Tradizionale, e il suo libro (pubblicato nel 2001) è un tentativo di risolverlo – di darci un criterio chiaro e coerente per spiegare perché la chiesa abbia cambiato idea sulla schiavitù e (fino ad un certo punto) sulle donne, ma perché non dovrebbe farlo sull’omosessualità. Quando qualcuno mi indicò questo libro recentemente, pensai, “Finalmente! Qualcuno dalla loro parte ha riconosciuto il problema e vuole trovare una soluzione!”
Il punto è questo, però. Il tentativo di Webb di formulare un “criterio chiaro e coerente” è una lista di diciotto diversi criteri, nessuno dei quali è particolarmente chiaro. Lo ammiro per aver fatto lo sforzo, ma in qualche modo non penso che abbia raggiunto il suo obiettivo – specialmente considerato che potrei usare facilmente i suoi diciotto criteri per formulare una tesi piuttosto solida della Visione Riformata. Ma secondo me, il vero “colpo di grazia” per la Visione Tradizionale è un passo cruciale in Romani.
Il problema di Romani 13
Romani 13:8-10 scrive: (versione CEI):
Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 10 L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore.
Questo è uno dei testi che credo dovremmo rileggere diverse volte per comprendere appieno la grandezza del messaggio che sta trasmettendo Paolo. Nel mio libro, è in cima alla classifica dei passi super-importanti che ogni cristiano dovrebbe conoscere, insieme a Giovanni 3:16. Se non eravate ancora familiari con questo passo (e anche se lo foste già stati), seriamente, rileggetelo.
Paolo fa una dichiarazione incredibilmente coraggiosa. Dice che qualsiasi comandamento esistente può essere riassunto nella regola di amare il prossimo. [5] Che concetto! In altre parole, Paolo sta dicendo che se vivessimo le nostre vite con uno spirito d’amore vero, attuando in modi realmente amorevoli, compiremmo automaticamente tutte le leggi di Dio. Non avremmo alcun bisogno di regole specifiche.
Ad esempio, l’adulterio è un atto intrinsecamente non amorevole. Se tu vivessi l’amore per il coniuge, manterresti il tuo voto senza che nessuno te lo dicesse. Allo stesso modo, non uccideresti nessuno se lo amassi, e non ruberesti a nessuno. E se realmente amiamo qualcuno, non desideriamo le cose che ha; al contrario, siamo felici quando gli succedono buone cose, e non gliele invidiamo.
Potremmo letteralmente esaminare ogni comandamento di Dio e mostrare che ognuno è semplicemente l’estensione del principio di base di vivere una vita di amore e di servizio. (“Amore” qui naturalmente non significa l’amore romantico; significa quell’amore profondo, durevole, incondizionato che viene da Dio.)
Ma aspetta – la definizione stessa della Visione Tradizionale afferma che anche quando due relazioni sono egualmente amorevoli – anche quando sono motivate dagli stessi desideri disinteressati e dagli stessi cuori generosi – una delle due può essere considerata un peccato solo a causa del sesso di una persona. I tradizionalisti dicono che questo comando viene da Dio. Ma se viene da Dio, allora perché contraddice la regola che Paolo ci dona – una regola che è valido per ogni altro comandamento?
Incidentalmente, questo passo di Romani 13 non è solo qualche oscuro e casuale passaggio. Paolo costruisce lungo tutto il suo libro dei Romani un argomento sulla legge, la grazia, il peccato, cercando di spiegare a cosa faccia riferimento la Parola rivelata. Paolo usa la parola “legge” 74 volte in dodici capitoli! Il passo che ho appena citato da Romani 13 è la conclusione del suo straordinario ragionamento; è l’ultima volta che “legge” viene menzionata per il resto del libro.
Nelle sue lettere, Paolo era preoccupato per due problemi nella chiesa. A un estremo c’erano i Cristiani che non vivevano come tali. Erano indulgenti, si comportavano male, e rendevano l’immagine della chiesa orribile. All’altro c’erano quei Cristiani così ossessionati dal seguire tutti i comandi della Legge che stavano ponendo un peso tremendo su se stessi e gli altri.
È a questo secondo gruppo che Paolo si riferisce in Colossesi 2:20-23: (versione CEI)
Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali 21 «Non prendere, non gustare, non toccare»? Tutte cose destinate a scomparire con l’uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne.
Ma allora cosa possiamo dire della legge di Dio nella Bibbia? Non ci fornisce una gran quantità di regole del genere? Paolo risolve questa contraddizione apparente in Galati 3:23-25: (versione La Bibbia della Gioia)
Prima della venuta di Cristo eravamo tutelati dalla legge, tenuti come in una custodia di protezione, in attesa di quella fede nel Salvatore che doveva essere rivelata. Possiamo metterla anche in un altro modo: le leggi che Dio dette a Mosè ci hanno fatto da maestro e guida, finché non è venuto Cristo che ci ha riconciliati con Dio per mezzo della nostra fede. Ma ora che Cristo è venuto, non abbiamo più bisogno di quelle leggi.
Non abbiamo più bisogno di quelle leggi! Potete crederci?
Non sotto una Nuova Legge
Penso che questo concetto fosse troppo radicale per molti Cristiani, perché a quanto pare non appena Paolo scrisse queste parole le persone cominciarono a cercare modi di minimizzarlo. Ad esempio, alcuni Cristiani dichiareranno che l’Antico Testamento può essere diviso in “leggi morali” e “leggi rituali”, e che non siamo più sotto la supervisione delle leggi rituali, ma continuiamo a esserlo sotto quelle morali.
Il ragionamento presenta molti difetti, uno dei quali è il fatto che lo stesso Antico Testamento non contiene alcuna distinzione fra leggi “morali” e “rituali”; ogni volta che si infrange una qualsiasi legge questo viene chiamato “peccato”. (per vari esempi vedere Lev 5:1-6.) L’unico modo in cui si è “distinto” fra le due leggi è stato decidendo sin dal principio quali leggi dovrebbero ancora essere valide e disegnando il confine a seconda di questo. In secondo luogo, anche se ci fosse tale distinzione, Paolo non dice “non siamo più sotto la supervisione delle leggi rituali”. Punto.
In modo simile, alcuni Cristiani affermeranno che ciò che Paolo intende per “legge” è solo la legge dell’Antico Testamento, e che lui nel Nuovo Testamento ci sta dando una nuova legge. Ma questo non corrisponde in nessun modo a ciò che Paolo effettivamente afferma; Paolo è chiarissimo nel dire che noi Cristiani non siamo sotto la legge – sia questa dell’Antico o Nuovo Testamento. Non sta cercando di rimuovere una legge per affibbiarcene una nuova; sta provando a mostrarci che in Cristo, noi siamo liberi dalla legge.
Ma essere liberi dalla legge non è la morale della storia. Paolo vuole anche farci comprendere che dobbiamo anche evitare l’altro estremo; non dobbiamo peccare. Galati 5:13-14 dice: (versione Nuova Riveduta 1994)
Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso»
Osserviamo che Paolo affronta entrambi gli aspetti estremi in questo passo. In primis, siamo chiamati alla libertà, e questo significa che non siamo più legati alle regole ed i regolamenti della legge. Ma d’altro canto, dice, il peccato è una possibilità sempre molto reale per noi, e non dovremmo usare la nostra libertà di fronte alla legge come una licenza per peccare. Proprio come non dovremmo essere vincolati dalla legge, non dovremmo essere vincolati neanche dal peccato.
Alcuni critici di Paolo devono essersi preoccupati che senza le regole della legge, non saremmo stati capaci di discernere cosa sia o non sia peccato. Ma questo è il motivo per cui Paolo ci fa conoscere l’alternativa: dobbiamo “servirci gli uni gli altri”. Ed ancora ci ricorda, “Tutta la legge può riassumersi in un solo comandamento: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso.’”
Secondo Paolo, se viviamo una vita con amore e spirito di servizio, faremo tutto ciò che la legge ci richiede. Non sono necessarie ulteriori regole.
Quest’idea non deriva completamente da Paolo, però. Persino nell’Antico Testamento, Dio afferma attraverso il suo profeta Osea “Misericordia voglio e non sacrificio” (Osea 6:6). Il sacrificio, naturalmente, era una parte della legge che Dio aveva donato loro, ma cosa intende Dio per “misericordia”? Beh, secondo l’esegesi biblica Zondervan NIV: (la versione più famosa della Bibbia commentata nel mondo anglofono)
[La parola ebraica] può riferirsi a una condotta corretta nei confronti del prossimo o lealtà nei confronti del Signore o di entrambi – la somma delle cose che Dio richiede ai suoi servi. […] La stessa parola ebraica viene tradotta con ‘amore’ al v.4. (nella versione corrente della CEI, infatti, la parola non è “misericordia” ma “amore” in entrambi i casi, ndr)
Quindi ciò che Dio vuole soprattutto è amore – verso il nostro prossimo e verso Lui. E Gesù reitera questo desiderio quando ci dice che i suoi due comandamenti più grandi sono “ama Dio” e “ama il tuo prossimo” (Marco 12:28-34). Vedete come tutto comincia a farsi più chiaro?
Gesù e lo Shabbat
Gesù stesso ci dà il migliore degli esempi su come comprendere le Scritture su questo tema. Per gli Ebrei, uno dei comandamenti più importanti di sempre era quello di onorare lo Shabbat, che significava non fare alcun lavoro dal tramonto del venerdì a quello del sabato. Durante tutto l’Antico Testamento, Dio usa lo Shabbat come una sorta di unità di misura per determinare se il popolo di Dio stia vivendo come dovrebbe.
Poi in Matteo 12, Gesù e i suoi discepoli stanno camminando attraverso dei campi di grano, e i discepoli stanno raccogliendo il grano. I capi religiosi si confrontano con Gesù su questo, chiedendo, “Perché permetti ai tuoi discepoli di rompere lo Shabbat?” Allora Gesù in persona cura pubblicamente un uomo durante lo Shabbat, e questo fa arrabbiare ancora di più i capi religiosi.
Ora se fossi stato Gesù, avrei probabilmente risposto dicendo, “Beh, curare non è esattamente lavorare. Quindi tecnicamente non sto violando lo Shabbat.” Ciò che sorprende, però, è che Gesù non usa questo argomento. Implicitamente accetta l’opinione dei Farisei secondo cui sta violando la legge dello Shabbat, ma ribatte affermando che a volte va bene violare la parola della legge!
Per giustificare la propria affermazione, Gesù ricorda l’esempio di David, che mangiò pane consacrato quando non aveva più cibo, nonostante solo ai sacerdoti fosse permesso mangiare pane consacrato (Matteo 12:3-4). Inoltre fa loro presente che il loro stesso buonsenso direbbe loro di salvare una pecora caduta in un pozzo durante lo Shabbat, anche se inevitabilmente questo sarebbe considerato lavoro (Matteo 12:11-12). Nel versetto 7, Gesù cita la Scrittura come prova: (versione Riveduta 1927):
E se sapeste che cosa significhi: Voglio misericordia e non sacrifizio, voi non avreste condannato gl’innocenti.
Ricordate quella frase? Notate bene, Gesù qui sta argomentando su un principio che si aspetta che i capi religiosi conoscano già. Questo passo non riguarda solo lo Shabbat; riguarda la legge in generale e come Gesù si aspetta che noi leggiamo le Scritture.
Il proposito delle regole
Ma se Gesù ci sta dicendo che ci è permesso non seguire le regole in certi casi, cosa vuol dire? Dio si sta rammollendo per quanto riguarda il peccato, diventando anno dopo anno sempre più permissivo? Ebbene no. Dio detesta il peccato e non può averci niente a che fare. Ma Dio sa anche, nella Sua infinita saggezza, che le mere regole non sono sempre sufficienti a determinare cosa sia peccato. La casuistica comporta grandi differenze.
Anche noi umani possiamo capirlo. Uccidere un altro essere umano, ad esempio, è sia un peccato che un crimine orribile. Ma ci sono situazioni in cui non considereremmo qualcuno responsabile dell’uccisione, ad esempio in caso di autodifesa. Altre volte potremmo anche approvare questa azione.
Riflettendoci, sono sicuro che potremmo arrivare a formulare un’enormità di esempi di comportamenti da considerarsi sbagliati in un caso e giusti in un altro. Per tenere conto di questo, le leggi umane contengono tutti i casi specifici e delle lunghe argomentazioni anche per i crimini più semplici, e il sistema giudiziario contiene numerosi aggiustamenti per permettere al buonsenso dell’uomo di temprare, interpretare, o addirittura ignorare la parola della legge. Nessuno vorrebbe essere giudicato in tribunale da un computer, perché sappiamo che solo un essere umano ha la capacità di ragionamento sufficiente per osservare le sfumature presenti in ciascuna situazione, anche le più estenuanti. Un computer pronuncerebbe un giudizio basato su quel che la legge stabilisce esattamente, mentre solo una persona può giudicare la situazione e applicare la legge in modo coerente con la sua intenzione.
Se persino noi, con la nostra miserevole comprensione di bene e male, possiamo capire che le regole possono essere inadeguate, allora perché dovremmo aspettarci che Dio non ci riesca? Come dimostra Gesù nell’incidente dello Shabbat, Dio giudica le nostre azioni caso per caso, tenendo conto del nostro cuore, delle nostre ragioni, della casuistica, non applicando rigidamente un gruppo di regole. Gesù diede molti esempi di situazioni in cui l’approccio rigido alle regole dei Farisei era in conflitto con quello olistico e globale di Dio.
Ma se Dio non ci giudica basandosi su un gruppo di regole fisse, allora perché proprio Lui ci diede delle regole?
Le regole nelle Scritture hanno valore. Hanno un intento. Nemmeno Gesù volevo sbarazzarsi della legge; in Matteo 5:17 dice: (versione CEI):
Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
La legge non è stata abolita. Ma concentrandosi sul compimento di essa, Gesù ci ricorda che le leggi esistevano con un proposito, non tanto per dare un regolamento. Quando questo proposito viene compiuto, la regola specifica non è più applicabile.
Anche le leggi di Dio, come quelle umane, hanno un proposito. Pensiamo alle leggi umane che seguiamo nella vita di tutti i giorni; ognuna di esse esiste per una ragione. Le regole del traffico esistono per evitare incidenti. Persino le regole dei giochi da tavolo hanno un obiettivo: rendere il gioco divertente.
Tutte le leggi di Dio sono motivate da un obiettivo. Ad esempio, i sacrifici animali erano una parte essenziale del culto degli Israeliti. Non credo ci sia niente di intrinsecamente piacevole per Dio nel vedere massacrare creature viventi, ma spargere il sangue di alcuni animali scelti era un modo di mostrare le severe conseguenze del peccato per Dio, e dava agli Israeliti una maniera di essere perdonati per le loro trasgressioni. Ma come vediamo in Ebrei 10:1, “Avendo infatti la legge solo un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose” (versione CEI) e in Colossesi 2:17, “tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo!”
Quando Gesù fu sacrificato sulla Croce, diede l’estremo compimento alla regola dei sacrifici animali. La sua morte e resurrezione compirono l’unico proposito che potevano avere tutte le regole dell’Antico Testamento sui sacrifici – la riconciliazione finale di Dio con il popolo di Dio. Di conseguenza, i sacrifici non erano più necessari. Non è che le leggi fossero state abolite, ma erano diventate irrilevanti una volta che il loro obiettivo era stato raggiunto. Erano state compiute.
Questo aiuta a spiegare perché Dio sembri cambiare così spesso idea nella Bibbia. Provate a comparare Deut 23:1-3 con Isaia 56:3-8; oppure Levitico 11:1-47 con Marco 7:15. In casi come questi, Dio dà un comandamento per un particolare motivo (es. gli eunuchi sono esclusi dal dimostrare la santità di Dio). Una volta che il comandamento non è più necessario per raggiungere l’obiettivo, diventa obsoleto. Quindi altre considerazioni (come la compassione) prendono il suo posto.
Interpretare la Bibbia in questo modo – osservando le ragioni dietro ogni comandamento piuttosto che prendere la legge parola per parola – corrisponde esattamente all’approccio di Gesù allo Shabbat (“Il sabato (Shabbat) è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato” [Marco 2:27]). Questo spiega perché i criteri di Dio sembrino cambiare col cambio delle situazioni culturali, nonostante Dio in sé sia immutabile. E fornisce una solida spiegazione del perché il velo sul capo non sia più necessario per le donne cristiane, ovvero perché non servirebbero allo stesso intento oggi come quando Paolo lo raccomandò.
Gesù fa anche un altro passo avanti. In molti casi, afferma, aderire al principio piuttosto che alla legge scritta è in realtà moralmente più alto. Seguire i principi dietro ogni comandamento ci mostra che l’adulterio può avvenire nel nostro cuore (Matteo 5:27-28), che l’odio non è migliore dell’assassinio (Matteo 5:21-22), e che persino fare beneficenza sia inutile se fatta per le ragioni sbagliate (Matteo 6:1-4). Più e più volte, Gesù ripete che Dio è più interessato ai principi sottostanti che alle regole in sé.
Alla luce di questo, l’insistenza della Visione Tradizionale nel continuare a seguire la regola in assenza di un principio sottostante mi colpisce, sembrando non solo incoerente, ma anche antibiblica. [6]
Nella chiesa primitiva, uno dei temi caldi su cui si dibatteva fra Cristiani era la circoncisione. È difficile per noi oggi capire perché la circoncisione fosse così importante per loro, ma al tempo, la chiesa si divideva, le persone perdevano le staffe, e molti temevano che la fede non sarebbe sopravvissuta se “l’altro lato” avesse vinto. Vi suona familiare?
I primissimi Cristiani erano Ebrei, ovviamente. Gesù era ebreo, ed insegnava nei tribunali ebraici. Le sole Scritture che i primi Cristiani avevano erano le Scritture ebraiche – ciò che oggi chiamiamo l’Antico Testamento. Le Scritture ebraiche insegnavano che Dio richiede obbedienza, e possibilmente il segno più importante di questa fedeltà era il patto che Dio fece con Abramo – il patto della circoncisione. Ogni maschio nato in una famiglia ebraica doveva essere circonciso come segno di devozione a Dio (Gen. 17:9-14). Se un non ebreo voleva convertirsi e diventare accettabile per Dio, doveva prendere residenza fra gli Israeliti ed essere circonciso, non importa quanto vecchio fosse (Esodo 12:48). Questo era il comandamento di Dio.
Le Scritture non potevano essere più chiare nel richiedere la circoncisione di tutti coloro che volessero venerare Dio. Quindi quando i primi Cristiani iniziarono a raggiungere con la Buona Novella anche i Gentili, si aspettavano che questi Gentili facessero la stessa cosa che Dio aveva richiesto ai precedenti convertiti. La questione non era se i Gentili potessero diventare Cristiani; si trattava di decidere se i Gentili potessero essere Cristiani senza prima essere stati circoncisi.
I Gentili erano nella stessa posizione di molte persone omosessuali di oggi. Dubito che avessero vaste conoscenze teologiche o una comprensione globale delle Scritture su cui basarsi; tutto ciò che sapevano era che credevano a questo Gesù, e comunque NON avrebbero lasciato nessuno avvicinarsi con un coltello. Il gruppo pro-circoncisione era forse molto più pio e molto più bravo nel citare le Scritture per provare la loro posizione, e immagino che abbiano presentato una quantità di argomenti riguardo la tradizione e la necessità di mantenere il sacrificio e soffrire per Cristo. E nonostante tutto questo, si sbagliavano.
Ebbene, Paolo credeva che questa questione fosse ben più importante della mera circoncisione. In Galati 5:2-6, afferma: (versione CEI):
Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia. Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità. (In altre versioni si traduce “amore” al posto di “carità”, ndr)
Per Paolo, circoncidere i Gentili non era solo inutile – era assolutamente un peccato. Perché? Perché significava essenzialmente riportarli sotto la legge – e Cristo era morto per liberarci da questa legge.
Naturalmente, non c’è niente di intrinsecamente sbagliato nell’essere circonciso. Il punto di Paolo è che non dobbiamo permetterci di lasciarci abbindolare dall’idea di seguire le regole solo perché sono regole, pensando che siano un prerequisito per piacere a Dio. “Ciò che conta unicamente,” ci ricorda Paolo, “è la fede che si esprime attraverso la carità” (o “l’amore”, vedi sopra, ndr)
Indizi nelle Scritture ispirate dallo Spirito
Non molto tempo fa, c’erano molte chiese che insegnavano come la schiavitù fosse un’istituzione sostenuta da Dio. Chiudevano i loro occhi davanti ai cattivi frutti che portava il sistema schiavista, e ignoravano tutto ciò che la Bibbia diceva sull’amore per il prossimo, e sull’uguaglianza di tutti gli uomini. Trovavano quella manciata di versetti che menzionavano la schiavitù (dopotutto, era parte della cultura in cui la Bibbia fu scritta) e li applicavano al mondo odierno, senza ammettere che questi erano basati su una cultura non più rilevante per noi.
Il movimento abolizionista ebbe una battaglia in salita in alcuni aspetti perché non esistevano versetti specifici che dicessero, “la schiavitù è un male”. Invece, dovettero basarsi sul messaggio globale delle Scritture, e questo non è certo facile da farsi. Comunque, gli abolizionisti trovarono anche alcuni versetti d’aiuto. Uno dei migliori era in Galati 3:28, che dice: (versione CEI)
Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Ora, quando Paolo scrisse questo, probabilmente non lo considerava come parte di un ragionamento contro la schiavitù come istituzione. Stava affermando che chiunque tu sia, quando diventi cristiano, la tua identità si trova in Cristo, e nient’altro dovrebbe dividerci. Ma gli abolizionisti argomentarono che Paolo stava scrivendo sotto ispirazione dello Spirito Santo, e che c’era un significato più profondo qui, un significato che nemmeno Paolo stesso comprendeva. È un ragionamento straordinario, e concordo al 100%.
(Il seguente paragrafo si riferisce al fatto che la versione inglese traduce “né maschio né femmina”. La traduzione italiana è coerente con il testo ebraico, ndr) C’è però qualcosa di davvero interessante in questo passo, ed è che generalmente non viene tradotto con esattezza. C’è una piccolezza grammaticale di Paolo in questi versetti, e la maggior parte dei traduttori non è sicuro di come renderla in inglese, quindi la si sorvola.
Se osserviamo il testo greco, ciò che il passo realmente dice è:
Non c’è né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. (Identico alla traduzione CEI. Ho incluso questa parte solo per completezza, poiché è presente nel saggio originale, ndr)
La scelta delle parole è molto bizzarra. Paolo non dice “né maschio né femmina” come fa con gli altri due gruppi; dice “non c’è maschio E femmina”. Perché dire “e” invece di “né”?
Il mio sospetto è che questo sia l’ennesimo esempio dello Spirito Santo che ci parla attraverso le parole di Paolo. La frase “maschio e femmina” ci riporta alla Genesi, dove Dio crea Adamo ed Eva come prima coppia, e ci viene detto che “maschio e femmina li creò”. Molti tradizionalisti cristiani hanno preso a citare questa frase, dicendo che se Dio li creò “maschio e femmina” allora questo significa che ogni coppia per il resto dell’umanità dovrebbe essere formata da maschio e femmina, e che qualsiasi deviazione sarebbe un peccato. È un argomento molto comune; lo sentiamo di continuo.
È per questo che penso sia così interessante che Paolo abbia scritto questo passaggio in questo modo. Prima dice, “Non c’è Giudeo né Greco”, ed il problema di invitare i Greci (ovvero i Gentili) nella comunità cristiana fu la prima grande controversia della chiesa. Poi dice, “né schiavo né libero”, e sappiamo che la questione della schiavitù e l’integrazione delle razze fu un altro enorme ostacolo che la chiesa dovette superare per essere ciò che Dio voleva. Infine Paolo dice, “non c’è ‘maschio e femmina’”, e questa è la frase che continuiamo a sentire nel dibattito odierno sulle coppie omosessuali nella chiesa.
Se veramente crediamo che lo Spirito Santo abbia inspirato gli autori della Bibbia, c’è bisogno di stare attenti a cogliere quegli indizi “incastonati” nelle Scritture che potrebbero parlare a noi in un modo che gli autori originali non si sarebbero aspettati. Paolo non aveva la più pallida idea di come questo passo potesse alterare la nostra visione moderna della schiavitù o dell’omosessualità, ma penso che “l’errore” grammaticale qui sia un indizio per noi e che Dio sapesse esattamente cosa stava facendo. Un altro passaggio interessante è 1 Timoteo 4:1-6: (versione CEI):
Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera. Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito.
Ancora, non sto suggerendo che Paolo avesse in mente il matrimonio omosessuale quando scrisse queste parole. Ma penso che sia interessante che dica di aver ricevuto istruzioni specifiche dallo Spirito Santo che in tempi più tardivi, i Cristiani proibiranno alle persone di sposarsi e ci sarà bisogno che gli vengano mostrati i loro errori.
Paolo, ovviamente, era uno dei più grandi sostenitori del celibato per i Cristiani; credeva che rimanere single e celibe fosse l’ideale (1 Cor. 7:8). Ma Paolo non credeva che a tutti venisse richiesto di rimanere celibi, se non per altro perché “è meglio sposarsi che ardere di desiderio” (1 Cor. 7:9). E mentre Paolo non dice praticamente niente dei benefici del matrimonio nelle sue lettere, persino lui è costretto ad essere d’accordo con lo Spirito Santo nel dire che proibire a qualcuno di sposarsi è peggio di una cattiva idea; è la sorta di cose “insegnate dai demoni”.
Se non altro, questo passo serve come promemoria per ricordarci che essere troppo restrittivi e chiamare peccati cose che non lo sono è altrettanto dannoso per i Cristiani come fare il contrario (essere lascivi e moralmente rilassati, ndr).
L’Argomento finale
Ovviamente, finché esiste una differenza di opinioni nella chiesa su questa questione, ci sarà sempre abbondanza di buoni ragionamenti in entrambi gli schieramenti. In ultima istanza, credo che stia a noi cercare la prova più importante: il frutto di una relazione. In Luca 6:43-44, Gesù dice: (versione CEI):
“Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo”.
Infatti, il peccato si mostra sempre. Il peccato è come la zampa di scimmia nella famosa storia dell’orrore di W.W. Jacobs; promette cose buone, ma non le consegna mai. Noi pecchiamo a causa del bene che pensiamo che ne deriverà, ma alla fine, le conseguenze negative dei nostri peccati sono maggiori di qualsiasi altra positiva derivante da questi.
Se le relazioni omosessuali fossero peccato, non avremmo bisogno di un dibattito teologico per dircelo; apparirebbe già chiaramente dai frutti di queste relazioni. Certamente, il frutto di molte relazioni omosessuali attraverso la storia è stato cattivo. Ci basta vedere come Paolo descrive il frutto delle azioni dei Romani in Romani 1! Lo stesso può essere detto della comunità gay secolare di oggi; uno stile di vita promiscuo, “discotecaro”, pieno di droghe, alcool, e relazioni di breve durata portano come frutto il vuoto e la disperazione. Dopotutto, la cultura gay di oggi è famosa per essere “melodrammatica”, non è vero?
Ma se siete abbastanza fortunati da conoscere una coppia che ha Cristo al centro, vedrete qualcosa di notevolmente diverso. Queste relazioni portano infatti un buon frutto. I frutti dello Spirito abbondano in queste relazioni – amore, gioia, pace, pazienza, e tutto il resto. Si può discutere quanto vogliamo sul significato di questo e quel versetto; rimane il fatto che conosco personalmente delle coppie omosessuali monogame, incentrate su Cristo le cui relazioni sono la prova vivente della benedizione di Dio. Gli alberi cattivi non possono portare buon frutto.
Potremmo avere sempre delle domande, ma alla fine, dovremo semplicemente accettare l’evidenza del lavoro di Dio come unica prova necessaria. Fu il fattore decisivo per i primi Cristiani (Atti 11:15-18), e credo che un giorno sarà il fattore decisivo per la chiesa anche su questa questione.
Conclusione
Ho scritto questo saggio in risposta a quelli fra di voi che volevano sapere perché credo quel che credo. Ma ricordate, questo saggio è solo un’opinione umana, e anche se le mie opinioni si sono formate attraverso anni di preghiera e studio della Bibbia su questo tema, rimangono l’interpretazione difettosa delle cose tipica di un umano.
Se questo è un tema importante per te, per favore non basare le tue idee su cose come “lo ha detto Justin” o “Justin crede questo e quello”. Prenditi tutto il tempo necessario per studiare la Bibbia per conto tuo. Leggi i passi che ho menzionato, nel loro contesto, per comprenderli al meglio. Leggi i ragionamenti da entrambi le parti del dibattito, non aver paura di chiedere domande difficili.
Ma soprattutto, prega. Prega ogni giorno per la guida di Dio nella tua vita e per la saggezza ed umiltà di ammettere quando stai sbagliando. Se ti trovi in disaccordo con i tuoi compagni Cristiani, ricorda che loro sono sempre i tuoi fratelli e sorelle in Cristo. E che loro potrebbero avere ancora qualcosa da insegnarti.
Segui Cristo a tutti i costi. Niente è più importante di questo.
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1. La teoria di genere moderna distingue fra le parole “sesso” e “genere”, di modo che tecnicamente dovrei usare “sesso” quando parlo di biologia. Per questo saggio, però, li uso in modo intercambiabile, e spesso dico “genere” invece di “sesso” per distinguere meglio dall’altro senso di “sesso”, ovvero gli atti sessuali.
2. Ci sono alcune prove che suggeriscono che il “servo” del centurione, guarito da Gesù in Matteo 8:5-13 fosse in realtà il suo amante. Non viene detto niente di negativo su questa relazione. Similarmente, alcuni dicono che altri personaggi biblici (come David e Gionata) fossero in relazioni omosessuali. Penso che le prove nella maggior parte di questi casi siano scarse, ma anche se queste fossero relazioni romantiche, non le considererei assolutamente “matrimoni”.
3. Ovviamente, c’era l’omosessualità a Roma, ma in generale, come in Greca, era una questione di relazioni oltre a quelle già esistenti ed eterosessuali. Il discorso di Paolo sullo “scambio” dell’uno per l’altro è piuttosto conveniente applicato all’odierna comunità gay, ma non sarebbe potuto essere applicato effettivamente all’attività omosessuale del pubblico Romano.
4. Alcune delle traduzioni semplicemente traducono malakoi e arsenokoitai insieme come “omosessuali”, credendo che Paolo stia facendo un distinguo fra partner attivi e passivi nel sesso fra maschi. Questo però non ha molto senso, se si considera che in 1 Timoteo il passo menziona solo uno dei due gruppi (arsenokoitai) senza l’altro (malakoi). Se arsenokoitai e malakoi si riferisse davvero ai ruoli attivo e passivo, sarebbe veramente strano per Paolo menzionare solo i partner attivi senza includere i passivi. D’altro canto, è molto più facile credere che Paolo si stia riferendo a “uomini che cercano prostitute” senza menzionare le prostitute in sé, o che parli di “uomini che fanno sesso con ragazzi” senza menzionare i ragazzi.
Fino a pochi secoli fa, malakoi era tradotto come “effeminato” o “deboluccio” – entrambi termini che mostravano la mancanza di comprensione del termine “i morbidi” in greco.
5. Credo sia giusto presumere che Paolo voglia includere “amare Dio”; è certamente implicato anche se non affermato a parole, e i due comandamenti sono legati ovunque nelle Scritture. Qui Paolo si sta concentrando su come noi interagiamo con gli altri sulla terra.
6. Ovviamente, i difensori della Visione Tradizionale diranno senza dubbio che hanno un principio sottostante, ma come ho spiegato al principio di questo saggio, considero questi argomenti poco convincenti per molteplici ragioni.
Testo originale: Homosexuality & Christianity: Justin’s View