Perché Dio mi ha fatto nascere transgender?
Articolo di padre Shannon Kearns* pubblicato sul sito Queer Theology (Stati Uniti), liberamente tradotto da Emanuele Tranchetti
Ogni volta che racconta la mia storia davanti a un gruppo religioso quella domanda viene fuori. So che qualcuno la farà. Ho il terrore che qualcuno la farà, perché ancora non sono riuscito a trovare una risposta soddisfacente.
Ma qual è questa domanda?
“Se Dio è infallibile, allora perché sei transgender?”
Ok. Voglio dire, da cosa si comincia per spiegarlo?
Da una parte mi piacerebbe solo dire “Non lo so, non mi interessa”, soprattutto perché la domanda non suona mai genuina fino in fondo, oppure sembra un modo di dirmi che non sono davvero ciò che affermo di essere. Ascoltatemi: non importa cosa pensiate delle persone transgender, noi esistiamo davvero, sono uno di voi.
Per questo comincio a farfugliare, cercando di tirare fuori una spiegazione che sia effettivamente sensata, e che possa farmi giustizia.
Qui vi indico la risposta che per me NON funziona (sebbene potrei essere colpevole di averla usata subito dopo la mia transizione): “Ci sono tanti mali nel mondo: il cancro, la morte, le malattie terminali, la violenza e la guerra. Il fatto che questi esistano non è retaggio di errori commessi da Dio”.
Vi spiego perché questa risposta non funziona. Il cancro, la morte, la violenza etc. sono tutti inequivocabilmente dei mali, non c’è dubbio. È chiaro a tutti che sono malvagi e orribili. Quindi anche solo l’idea di metterli sullo stesso piano dell’essere transgender mi fa attorcigliare lo stomaco. È una risposta che trasforma la mia condizione in una patologia, in una colpa. La trasforma in qualcosa che deve essere eradicato. Ci sono già abbastanza persone che cercano, da molto tempo, di eradicare l’identità transgender. Non abbiamo bisogno di gettare benzina sul fuoco.
C’è un’altra risposta che sembra leggermente migliore, ma che causa comunque in me un senso di smarrimento. Eccola: “Tante situazioni nel mondo non sono ideali, non sono il ‘meglio di Dio’ (per usare un termine evangelico)”.
Il motivo per cui questa è leggermente migliore di quella di prima deriva dal fatto che riconosce essere una persona transgender è difficoltoso per molti. Abbiamo dovuto lavorare duro per farci i conti, perché è causa di grandissimo stress e di traumi nelle nostre vite. Abbiamo lavorato duramente anche solo per accettarlo, perché alcuni di noi desideravano soltanto non essere trans. Lo ripeto però ancora una volta: così agendo, si finisce per trasformare l’essere trans in una patologia. Ci fa apparire come individui che hanno bisogno della compassione altrui, ed elimina quella che per me è l’unica verità: sono una persona migliore proprio perché sono transgender. Sono un uomo migliore proprio perché sono transgender.
Se fossi nato cisgender la mia vita sarebbe stata molto diversa. Sapete, sono nato in una famiglia evangelica, in una Chiesa fondamentalista. Sono nato con una vocazione per il ministero pastorale e con l’abilità di un leader. Se fossi nato in un corpo cisgender quelle abilità non sarebbero state coltivate. Mi sarebbe stato concesso tutto ciò che ho sempre desiderato, senza dover lavorare duramente a tal fine. Non avrei dovuto mettere in dubbio la mia fede o il mio posto nella Chiesa. Avrei avuto una strada spianata davanti. Sarebbe stato facile.
Ma mi è stata indicata la via difficile. È stata la via più tortuosa a farmi preoccupare per gli esclusi e per gli emarginati, e che mi ha fatto avvicinare al cuore di Gesù e al canto. Ho messo in dubbio la mia fede, quindi adesso è davvero la mia. Non è ciò che mi è stato regalato, non è un percorso che è già stato provato e testato. È stato rafforzato. È stato reso tutto bellissimo, seppur mi abbia provato molto.
Il cammino di scoperta della mia sessualità mi ha trasmesso i valori dell’empatia e della compassione. Ho aperto gli occhi davanti all’oppressione e alle ingiustizie sistematiche. Potrei aver imparato tutto ciò se fossi stato cisgender? Forse, ma è improbabile.
Quindi, avrei preferito nascere cisgender? Sì e no. Sì e no. Detto in parole povere: Questo sono io, e la mia fede è solida.
Dio può commettere errori? Dio voleva che nascessi così perché desiderava che imparassi tutte queste lezioni, e fossi esattamente ciò che sono. Questa è una risposta con cui posso convivere.
* Padre Shannon T.L. (Shay) Kearns è uno scrittore, conferenziere e teologo originario di Minneapolis, nel Minnesota. È cofondatore di Queer Theology, una raccolta di testi che si propone di scoprire e celebrare i doni che le persone LGBTQ offrono alla Chiesa e al mondo, e di spiegare che il cristianesimo è sempre stato queer. È fondatore della Uprising Theatre Company, una compagnia teatrale con sede a Minneapolis che “crede sul serio che le storie possano cambiare il mondo”. Shay è laureato in teologia all’Union Theological Seminary di New York ed è stato ordinato sacerdote nella Chiesa Veterocattolica. È un conferenziere di successo su tematiche quali la teologia queer, il mondo transgender e le intersezioni tra la fede e l’identità. Suoi articoli sono apparsi sul Geez Magazine, sul Lavender Magazine, su Believe Out Loud, sull’Huffington Post, su The Advocate e il Minneapolis Star Tribune. Lo potete trovare su Facebook, Twitter, Tumblr, Instagram e il suo sito web.
Testo originale: IF GOD DOES NOT MAKE MISTAKES WHY ARE YOU TRANSGENDER?