Perchè i cristiani omosessuali fanno Coming Out?
Riflessioni Alden Möller* tratte Whosoever del marzo/aprile 1998, liberamente tradotte da Silvia Renghi
Il coming out ha molte connotazioni per me e quotidianamente ne aggiungo altre.
Quando diventiamo consapevoli della nostra individualità, ovvero intorno alla pubertà, spesso ci chiediamo chi siamo in relazione alle persona che abbiamo accanto. La risposta per alcuni arriva più facilmente che per altri.
Il grado di facilità, a mio parere, è direttamente proporzionale alla vicinanza della nostra personale disposizione nei confronti di valori comuni delle società. Possiamo accettare come dato di fatto che questi valori comuni sono cambiati attraverso i secoli e non smetteranno mai di cambiare.
Ciò che è ‘hip e cool’ oggi, sarà vecchio o addirittura detestabile domani. I giovani, noi tutti lo sappiamo, preferirebbero morire piuttosto che non essere ‘cool’. Gli snob venderebbero l’anima piuttosto che guidare un’auto inferiore a quella dei vicini. Queste afflizioni di conformità non hanno lasciato indenni le religioni. Anche loro hanno le loro ‘mode’.
Visto che Dio è eternamente lo stesso, ciò non ha alcuna importanza – un vero peccato, dal momento che è davvero una perdita di tempo essere accettati sulla terra.
Per essere veramente felici, io credo, dobbiamo liberarci da tutto ciò che abbiamo pensato fosse dell’uomo e fare tesoro di ciò che è di Dio. Ci saranno sempre razzisti e omofobici.
Ci saranno sempre coloro che credono che il mondo dovrebbe funzionare come vogliono e che tutte le persone dovrebbero concordare con loro. Avranno anche posizioni di potere e tenteranno di rafforzare queste opinioni.
Le persone non-eterosessuali avranno sempre almeno un omofobico da utilizzare come pretesto di chiusura. Almeno una scusa per essere impaurite. Questo è normale, ma un’analisi un po’ semplicistica segue un lungo cammino per alleviare la maggior parte dei timori: come l’AIDS e il sesso anale, che non sono fenomeni esclusivamente gay.
Tutte le persone hanno un armadio in cui si nascondono. Venir fuori con il vero “io” di per sé fa paura e tutte le persone lo devono fare. Più cresco e più mi rendo conto di come le persone sono simili nel loro modo di fare esperienza delle cose, indipendentemente dalla loro razza, dalla cultura o dalla sessualità. Certo, la difficoltà di una persona non-eterosessuale è spesso maggiore, ma c’è poca differenza.
Il Coming Out si insinua visualizzando un sè che è diverso da altro, che viene impostato come lo standard o l’originale percepito. È su questo standard, che dovremmo interrogarci.
Quando dobbiamo liberarci da tutte le credenze radicate dalle quali siamo bombardati e che ingombrano la nostra coscienza con false convinzioni, il ‘coming out’ assume tutto un altro significato.
Diventa quindi una questione di auto-accettazione e di accettazione del piano di Dio per noi. Quindi significa che dobbiamo fare il coming out verso noi stessi e verso Dio per prima cosa. Questo sarà veramente liberatorio. Ciò richiederà rispetto e dignità da parte di chi ci sta intorno.
E’ questo il primo passo? A livello pratico e procedendo verso la seconda fase, dobbiamo sviluppare una sincera comprensione nei confronti della posizione delle persone cui sentiamo di poter comunicare il nostro coming out o cui pensiamo di non poterlo comunicare.
Ricordando quanto è stata dura accettare la nostra sessualità, sarà più facile accettare i sentimenti che quelle persone proveranno quando noi faremo il coming out. Anche loro hanno bisogno di passare attraverso tutte le fasi di accettazione come facciamo noi. Negazione, rabbia, tristezza, ribellione, separazione, ecc. sono solo alcuni di questi sentimenti.
Glielo dobbiamo. Pensando a questo, per prima cosa dobbiamo valutare la situazione e assicurarci che tutto questo dolore sia necessario. Perché lo devono sapere? Quando lo devono sapere? Quale differenza reale farà? Ad esempio, che significa saperlo per il tuo macellaio o per il fornaio?
Senza apparire insensibili, è importante ricordare che esistono 5,5 miliardi di persone sulla terra; ma essendo troppo preoccupati per il parere della gente a malapena lo consideriamo, possiamo invece dire qualcosa circa le dimensioni del nostro mondo.
In un mondo tanto piccolo non ci può mai essere spazio per la differenza e l’individualità. Ho visto molti coming out tanto faticosi che, nel migliore dei casi, queste persone sarebbero state lasciate sole. L’atteggiamento che la gente ha nell’accettare ciò che pensa produrrà solo disprezzo.
Mentre stavo scrivendo questo articolo si è evidenziato un eccellente esempio in un servizio domenicale. Un nuovo arrivato si è presentato e dopo ha fatto una breve chiacchierata, non ho potuto aiutarlo ma speravo che il suo nervosismo sarebbe diminuito durante il servizio.
Appena il servizio è iniziato sono andato a sedermi sulla stessa panca come gesto di supporto. Poco è stato detto.
Gareth più tardi è venuto a sedersi accanto a me e mi ha preso la mano. Questo evidentemente ha sconvolto quest’uomo che ha afferrato la panca davanti a sè con entrambe le mani. Ancora ho sperato che si sarebbe rilassato.
Più tardi il Padre Cattolico ha mostrato una pittura del XIV secolo o un’icona di Cristo. Questo è stato il colpo finale e quest’uomo è balzato in piedi, ha fatto un pubblico commento sull’oggetto d’adorazione ed è scappato via.
Era quest’uomo libero dal pregiudizio? Quanto è stata grande la sua accettazione delle altre persone e del modo in cui queste percepiscono la vita?
Quale piccola conseguenza avrebbe potuto esserci se avesse detto a qualcuno che era gay (se lo era)? Egli avrebbe potuto davvero aspettarsi di essere accettato?
Sicuramente, anche se tu non fossi d’accordo con i suoi sentimenti circa il prendere le mani o sulle opere d’arte religiose, non perderesti il controllo, ma piuttosto non solleveresti un’obiezione dignitosa?
Quando abbiamo fatto il coming out, significa che ci siamo pienamente accettati e abbiamo fatto la pace vera con noi stessi, con Dio e con tutta la Sua creazione.
Allora saremo in grado di accettare il punto di vista di un’altra persona. Gli altri di conseguenza saranno in grado di accettare il nostro.
Come passo numero tre possiamo quindi prendere quelle cose della vita con le quali siamo d’accordo e farle nostre ed essere tolleranti per il resto. Quindi possiamo essere un esempio di accettazione e di compassione.
Essere integro, credo sia il requisito iniziale.
Dal momento che viviamo in un mondo reale, talvolta è anche necessario fare il coming out per motivi pratici: Gareth ed io siamo legati sentimentalmente e felici, ogni giorno il rapporto diventa più forte.
Questo implica che vogliamo provvedere l’un l’altro, anche in caso di disabilità o di morte. Se non vado al lavoro, lui non ottiene il mio sussidio. Inoltre stiamo pagando distinti fondi sanitari, che costano una fortuna.
Considerati i sentimenti dei miei colleghi posso solo sperare che ci aiuti in questo delicato processo di sensibilizzazione per ottenere il loro supporto per queste cose e per vedere chi sono veramente.
Come passo finale dobbiamo perdonare, dobbiamo tendere una mano a quelle persone che stanno facendo questo difficile cammino. Dobbiamo insegnare.
* Alden Möller è un gay cristiano di Città del Capo (Sud Africa)
Testo originale: So, Who’s coming out?