Perchè i gay cattolici si ostinano a chiedere accoglienza alla loro chiesa?
Riflessioni di Michele Serra tratte da La Repubblica del 7 maggio 2011
Una veglia per le vittime dell´omofobia, prevista in una chiesa cattolica palermitana per il 12 maggio, è stata giustamente annullata dall´arcivescovo. Dico “giustamente” perché l´annullamento è conseguente agli orientamenti della Chiesa cattolica in materia: non per caso la Curia palermitana si rifà a una lettera del 1986 dell´allora cardinale Ratzinger, nella quale alla cura pastorale degli omosessuali si suggerisce di affiancare anche “medici e psicologi”.
Il punto oscuro, a mio modesto avviso, è un altro: perché la comunità gay, e chi vuole esserle a fianco per rivendicarne diritti, dignità e integrità fisica (la veglia, lo ricordo, è per le vittime dell´omofobia), si ostinano a chiedere asilo a una comunità che considera l’omosessualità non solo una colpa, ma anche una malattia?
Quella stessa sera, a Palermo, la stessa veglia si terrà nella chiesa valdese, nella chiesa luterana e in una comunità di base cattolica, luogo comunitario ma evidentemente non curiale.
Su quei portoni nessuna mano autorevole ha affisso alcun veto: chi vuole pregare per le vittime dell´odio sessuale si sentirà gradito ospite, e soprattutto sarà la persona giusta al posto giusto.
Ostinarsi a bussare contro un portone chiuso è inutile e anche leggermente umiliante.
Valdesi e protestanti sono cristiani anche loro. Ci pensino i cristiani gay quando si sentono rifiutati dalla Chiesa di Roma.
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