Perchè i genitori sperimentano la rabbia e la negazione quando scoprono che un figlio è omosessuale?
Testo di Mary Ellen e Casimer Lopata tratto dal loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay),Trafford Publishing, 2003, capitolo 3, pp.25-27, libera traduzione di Diana
La rabbia sembra una reazione naturale al coming out di un figlio, un evento spesso doloroso ed inaspettato che arriva nelle nostre vite, fa parte del processo di elaborazione del nostro dolore. Potete essere arrabbiati con vostro figlio/a gay/lesbica, perché ha sconvolto i vostri sogni. Adirati con Dio perché ha fatto questo a vostro figlio e alla vostra famiglia. Potete essere adirati con le altre persone – forse perfino col vostro coniuge – perché non vi capiscono o perché sembrano troppo accondiscendenti, perché sembra “ostentino” la loro tolleranza, mentre voi state ancora lottando con le vostre emozioni.
A volte la rabbia è proprio là fuori, perché tutti la possono vedere e sentire. Spesso i nostri figli omosessuali sono il bersaglio di questa rabbia e ne possono essere profondamente feriti. A volte, tuttavia, la rabbia espressa a parole può essere una liberazione salutare.
Dare sfogo alla vostra rabbia, in modo rispettoso, con vostro figlio, il vostro coniuge o con Dio può aiutarvi ad identificare tutti i sentimenti che si agitano dentro di voi.
Una volta identificati questi sentimenti li possiamo esaminare. Allora li potrete lasciare andare, oppure li userete per aiutarvi a costruire relazioni migliori con le persone a cui tenete. D’altra parte rimuginare su questa rabbia – facendo emergere di continuo il dolore, la delusione, la vergogna – vi condurrà soltanto ad immergervi in essa e forse ad allontanare vostro figlio.
Ci sono volte in cui una rabbia silenziosa è solo il tentativo di negare la realtà. Alcuni genitori posso avere un atteggiamento di negazione fino alla morte, ma avranno perso una splendida opportunità di conoscere ed amare i loro figli omosessuali per quello che sono. Altre volte le radici della negazione sono nascoste nei nostri pregiudizi. Ricordo un padre che veniva, di tanto in tanto, alle riunioni della PFLAG (Associazione di genitori con figli omosessuali degli Stati Uniti. Sua figlia lesbica, una figlia unica, era una donna realizzata con una buona posizione in una grande azienda multinazionale ed era di fede cattolica. Ogni volta che veniva alle riunioni quest’uomo intelligente, ben curato, mentre era seduto in cerchio, scuoteva la testa e diceva: “Non ci credo. Non ci credo, non può essere lesbica”.
Dopo molti incontri, senza nessun progresso apparente nell’accettare che la figlia era lesbica, accadde che uno degli altri genitori gli chiese senza mezzi termini: “A che cosa esattamente non credi?”.
Impappinandosi e cercando di dare una risposta, alla fine quel padre disse: “Come può essere lesbica se è una persona così bella, così elegante, così realizzata, così buona verso sua madre e me?”.
Questa fu la risposta. Semplicemente non riusciva a liberarsi dei suoi preconcetti sulle persone lesbiche. Sapeva che una lesbica non poteva essere così elegante, così realizzata, così buona con i genitori, in breve “una così brava persona” come sua figlia. Era più semplice per lui negare questa parte importante di sua figlia, piuttosto che rinunciare ai suoi pregiudizi e agli stereotipi sugli omosessuali.
Alla fine riuscì a vedere l’inconsistenza di questa logica. Non disse più: “Mia figlia è così buona che non può essere lesbica”. Ora dice: “Mia figlia è lesbica. Le lesbiche possono essere buone”.
CONCLUSIONI
Il nostro istinto genitoriale di protezione per i nostri figli entra in azione quando abbiamo paura per la loro sicurezza. Una volta che i nostri figli raggiungono l’età adulta, tuttavia, possiamo far poco se non pregare per la loro sicurezza e benessere. A volte la capacità di accettare e comprendere le notizie difficili e sconvolgenti fa semplicemente parte della nostra natura e, a volte, l’accettazione e la comprensione si basano sulle nostre precedenti esperienze.
I miei amici Mary Ann e John erano pronti quando la loro figlia fece coming out, in parte perché avevano fatto anni prima una ricerca interiore, quando ebbero il sospetto che il loro figlio maggiore potesse essere gay. Così quando Shannon disse loro di essere lesbica e portò a casa la sua compagna, perché incontrasse i suoi genitori, erano preparati e furono accolte entrambe con vero amore ed accettazione.
La maggior parte dei gay e lesbiche sono ansiosi nel fare il coming out con i lori genitori – anche se hanno una relazione d’amore seria. Ci sono casi in cui i genitori, ed i loro figli gay e figlie lesbiche, provano sollievo dopo il coming out, specialmente quando c’è stata un’inspiegabile tensione nelle relazioni, oppure distanza e chiusura.
Questi genitori potrebbero aver sperimentato il “disagio” e lo sconforto, sentimenti di preoccupazione verso i figli oppure che i loro figli gli stessero nascondendo qualcosa. Dopo il coming out, i genitori sentivano che era stato finalmente rimosso un ostacolo alla comprensione e alla chiusura.
Per esempio un mio amico, una persona gay che era stata sposata e aveva divorziato due volte, accettò il suo orientamento sessuale solo a quarant’anni. Quando fece coming out con suo padre. lui gli rispose con poche parole, dicendo semplicemente: “Questo significa che andremo di nuovo a pescare insieme?”. La distanza che come padre aveva sentito, sparì quando suo figlio fu finalmente onesto con lui.
I genitori provano una vasta gamma di emozioni conflittuali, quando vengono a sapere l’orientamento omosessuale dei figli. Molti terapisti dicono che questi sentimenti non sono né buoni né cattivi, semplicemente ci sono.
Di fronte a situazioni stressanti e ci disorientano, i nostri sentimenti possono metterci in agitazione. Riconoscere questi sentimenti selezionandoli e comprendendo da dove provengono e cosa significano sono i passi necessari per percorrere un viaggio, che ci porterà verso una comprensione più profonda, la comprensione della situazione che li ha provocati e di noi stessi.
Alcuni genitori trovano che sia di aiuto trovare qualcuno che li aiuti in questa ricerca. La parte migliore, tuttavia, è che possiamo intraprendere questo viaggio – per quanto possa essere doloroso – con i nostri amati figli. Infatti per la maggior parte del viaggio, saranno le nostre guide. Uno dei doni che i nostri figli omosessuali portano nella nostra famiglia è la sfida di conoscerci meglio reciprocamente, di approfondire così la comprensione della nostra umanità e del nostro posto nella creazione.