Perché la benedizione delle coppie dello stesso sesso ha “acceso le discussioni” in Africa
Riflessioni del teologo gesuita sudafricano Peter Knox pubblicate sul sito cattolico Outreach (Stati Uniti) il 15 gennaio 2024, liberamente tradotto da Valeria e Luigi, soci de la tenda di Gionata di Bari
La scorsa settimana, il Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM) ha diffuso una dichiarazione in merito alla dichiarazione “Fiducia Supplicans” (FS), che consente la benedizione non liturgica delle coppie dello stesso sesso e delle persone in situazioni matrimoniali irregolari, a determinate condizioni. “Fiducia Supplicans” era stato originata dai dubia (domande) sottoposti a Papa Francesco, riguardanti il ruolo che le persone LGBTQ possono svolgere nella vita della Chiesa. (La dichiarazione è stata anche approvata dal papa.) La dichiarazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar, intitolata “Nessuna benedizione per le coppie omosessuali nella Chiesa africana”, è una sintesi delle reazioni di molte conferenze episcopali africane alla FS.
Nella rete dei teologi africani alla quale appartengo si è discusso animatamente della dichiarazione vaticana. Da questa discussione è evidente, almeno per me, che in ampie zone dell’Africa c’è una negazione quasi ossessiva della possibilità che esistano africani attratti da persone dello stesso sesso. Il fatto che persone dello stesso sesso possano impegnarsi in relazioni permanenti, amorevoli, solidali, stabili e ricche di frutti va oltre l’immaginazione di molti africani. Il concetto stesso è contrario a ciò che molti teologi e pastori sostengono sia la cultura africana.
Citano versetti delle Scritture e della tradizione della chiesa per corroborare la loro avversione per l’idea. Secondo molti di loro questo è un problema del Nord del mondo. Inoltre, dicono, questa situazione non si verifica in Africa. Per noi è irrilevante, dicono; è inconcepibile che una coppia dello stesso sesso possa rivolgersi a un pastore in Africa, chiedendo una benedizione. E se ciò dovesse accadere, queste coppie dovrebbero essere mandate via con un severo monito a pentirsi. Infine, si pensa, le coppie dello stesso sesso sono incapaci di ricevere la benedizione di Dio perché la loro condizione di vita è peccaminosa e ripugnante agli occhi di Dio.
Essendo membri della chiesa con una formazione teologica più solida, i miei interlocutori sono rimasti profondamente turbati da FS. La maggior parte di loro ha capito che la dichiarazione non apporta alcun cambiamento all’insegnamento della Chiesa sul matrimonio. Ma molti sono preoccupati per il concetto del “pendio scivoloso”: se le persone omosessuali ricevono una benedizione informale attraverso l’azione di un ministro ordinato della chiesa, si riterranno autorizzati ad affermare successivamente che la loro relazione è convalidata dalla chiesa. Allora l’intera struttura dell’insegnamento della Chiesa in materia di relazioni sessuali sarà messo in discussione. Non possiamo permetterlo, dicono.
Alcune persone, soprattutto quelle con una formazione teologica meno strutturata, hanno manifestato confusione e hanno chiesto chiarimenti. Apparentemente, il linguaggio delle Fiducia Supplicans “rimane troppo raffinato per essere compreso dalle persone semplici”, come afferma il documento delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar. Ecco perché i vescovi, come pastori nelle rispettive diocesi, nazioni e conferenze episcopali, hanno avuto la necessità di offrire spiegazioni e chiarimenti per risolvere la confusione delle persone.
La mia speranza è che i vescovi lo abbiano fatto nello spirito della sinodalità, con un atteggiamento di grande ascolto, soprattutto nei confronti delle persone ai margini della società. La maggior parte di coloro che hanno offerto una guida pastorale sull’argomento hanno dichiarato la loro fedeltà al magistero papale, ma hanno dichiarato, per un motivo o per un altro, che la Fiducia Supplicans era inapplicabile nella loro diocesi, nazione o conferenza episcopale.
Il comunicato delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar ha raccolto e sintetizzato i chiarimenti dei vari vescovi e conferenze episcopali del continente. Si afferma che i chiarimenti delle conferenze episcopali africane hanno una visione e un approccio comuni. Mentre i vescovi “insistono sull’appello alla conversione per tutti”, la dichiarazione dellr Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar si concentra sulla controversa questione di benedire le persone che vivono in un’unione omosessuale.
Non affronta il tema della benedizione delle persone che vivono in unioni poligame, che sono culturalmente accettabili in alcune società africane, ma che rientrano anche nell’ambito di competenza di “Fiducia Supplicans”, in quanto sono “unioni irregolari”. (Come segno dell’importanza di questo tema in Africa, le unioni poligame sono state discusse nella sessione del Sinodo dello scorso anno e menzionate nella sua relazione di sintesi).
Inoltre, la Conferenza Episcopale dell’Africa e del Madagascar non affronta neanche la pratica delle coppie che si sposano secondo i riti tradizionali africani (i cosiddetti “matrimoni tradizionali”) o addirittura contraggono un matrimonio legale e civile e vivono per molti anni come coppia prima che la loro unione venga ratificata nella chiesa. Entrambi questi tipi di “unioni irregolari” sono tecnicamente proibite dalla legge ecclesiastica e in violazione delle indicazioni morali delle Scritture.
Il documento “No Blessings” si riferisce al Catechismo della Chiesa Cattolica (2357) e alla dichiarazione della CDF del 1975 “Persona Humana” (8), che affermano che l’“insegnamento costante della Chiesa” descrive gli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati”. A sostegno della loro posizione, una grande maggioranza degli interventi dei vescovi africani cita anche Levitico 18, Genesi 19, Romani 1 e 1 Corinzi 6. Viene da chiedersi quanta ermeneutica o approfondito studio della Bibbia siano stati applicati nella citazione di questi testi.
La dichiarazione fornisce anche basi culturali per il rifiuto delle unioni tra persone dello stesso sesso: le culture africane sono “profondamente radicate nei valori basati sulla legge naturale riguardo al matrimonio e alla famiglia”. Pertanto, le unioni di persone dello stesso sesso sono inaccettabili perché “sono viste come contraddittorie rispetto alle norme culturali e intrinsecamente corrotte”.
“No Blessings” fa riferimento anche al timore di molti vescovi di esporsi allo scandalo se decidessero di impartire le benedizioni extra-liturgiche proposte da FS. Con queste affermazioni, questi vescovi sembrano suggerire che hanno poco interesse per un atteggiamento eccessivamente profetico nella pastorale per questo gruppo di persone emarginate. Affermano che i diritti umani delle persone omosessuali dovrebbero essere rispettati in ogni circostanza, anche nella chiesa.
Certamente, in alcuni paesi anche soltanto dichiarare di avere attrazione per lo stesso sesso è punibile con la reclusione a lungo termine, e in altri paesi, le persone scoperte in relazioni omosessuali sono passibili di punizioni corporali o di morte. In altri posti, le persone LGBTQ sono soggette ad altre forme di violenza, percosse e molestie.
In termini di diritto civile, il Sudafrica è un faro di luce nel continente africano. La sua costituzione progressista del 1994 vieta la discriminazione sulla base di razza, religione, lingua, genere o orientamento sessuale. Nel Paese sono consentiti i matrimoni civili tra persone dello stesso sesso e le coppie dello stesso sesso possono adottare bambini che altrimenti non avrebbero genitori. Non c’è da meravigliarsi che persone provenienti da molte parti dell’Africa, i cui diritti umani non sono rispettati nei loro paesi d’origine, chiedano asilo in Sud Africa.
Da decenni il Sudafrica riconosce lo status di rifugiato alle persone perseguitate o la cui vita è in pericolo a causa del loro orientamento sessuale. Per coloro che non tentano di raggiungere l’Europa, il Sudafrica è spesso la seconda destinazione migliore. Una parrocchia cittadina in questa nazione ha un gruppo di sostegno per i parrocchiani LGBTQ. È interessante notare che nessuno dei membri del gruppo è un cosiddetto “europeo”. Provengono tutti da paesi africani.
Pubblicato in francese, portoghese e inglese, il comunicato delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM) osserva che l’accoglienza de la “Fiducia Supplicans” non è stata del tutto uniforme. “Alcuni paesi preferiscono avere più tempo per l’approfondimento della Dichiarazione che… offre la possibilità di queste benedizioni ma non le impone”. Indubbiamente ci vorrà del tempo perché l’ispirazione pastorale de la “Fiducia Supplicans” venga accettata più ampiamente. Si spera che nel frattempo questa ispirazione non venga soffocata in un interminabile lavoro di commissioni. Si spera anche in una atteggiamento più profetico di protezione nei confronti di un gruppo di persone gravemente emarginate in questo continente.
*Padre Knox lavora presso l’Istituto dei Gesuiti in Sud Africa. Negli ultimi 20 anni ha insegnato teologia a Johannesburg, Pretoria e Nairobi. Il suo lavoro di dottorato si è concentrato sull’AIDS, sulla religione tradizionale africana e sulla salvezza.
Testo originale: South African theologian: Why blessing same-sex couples causes “heated discussion” in Africa