Perché la chiesa non sa accogliere il mio amore gay?
Email inviataci da Corrado, risponde don Luca
Un caro saluto a tutti voi. Su invito di una persona conosciuta sulla rete mi piacerebbe condividere con voi una esperienza personale vissuta non più di un mese fa che, come spesso accade quando spiritualità cristiana (in questo caso cattolica) e mondo gay si incontrano, ha lasciato in me un profondo senso di amarezza e dispiacere. Questo 2016 è un anno un po` speciale per me e ho sentito il desiderio di ringraziare il Signore e la Madonna, verso cui sento un particolare trasporto, recandomi presso un famosissimo santuario della regione in cui sono nato e cresciuto. Volendo vivere appieno questa piccola esperienza ho deciso di confessarmi e partecipare anche alla santa messa. Recandomi nella sala delle confessioni, la mia attenzione è stata colpita da degli opuscoli messi a disposizione dei fedeli che sono una guida e un supporto al sacramento della confessione. Ne prendo uno e inizio a leggerlo, anche per capire se mi apprestavo a ricevere il sacramento nei migliore dei modi. E proprio durante la lettura di due paragrafi è sorto in me un strano sentimento di amarezza, che mi ha fatto dubitare della possibilità da parte mia a ricevere il sacramento.
Nel primo viene così scritto: “Accolgo la mia omosessualità come dono di Dio? La vivo con equilibrio evitando pratiche di autoerotismo, forme disordinate di eterosessualità e rapporti omosessuali?”. Da una mia interpretazione ho subito inteso che mentre le pratiche sessuali etero possono essere “ordinate” oppure disordinate, quelle omosessuali in ogni caso sarebbero “non ordinate”. Da ciò mi sono detto che non potrei mai per la Chiesa esprimere con i sensi il mio amore per una persona del mio stesso sesso, perché questo sarebbe “disordinato” agli occhi di Dio.
Nel secondo viene così scritto:” Se non ti senti pronto per chiedere perdono o senti che non ti è possibile risolvere immediatamente il problema, o una rinascita profonda, perché condizionato da relazioni extraconiugali eterosessuali e omosessuali; rapporti con organizzazioni criminali o odio per qualcuno, non “pretendere” l´assoluzione. Questa non è un atto magico. Senza una sincera conversione, la Grazia di Dio non raggiungerà mai il tuo cuore. Meglio ritornare in un altro momento, dopo aver fatto un vero cammino di conversione, con la riflessione, la preghiera e con l´aiuto di un sacerdote”.
Da queste parole deduco che la mia omosessualità è una realtà di fatto (perché non deriva da una scelta pensata) da cui io dovrei convertirmi per poter essere degno di ricevere il perdono. La possibilità di esprimere il mio amore verso un uomo sarebbe dunque un qualcosa che dovrebbe essere estirpato dal mio sentire e dal mio essere per potermi avvicinare a Dio e sperare nella mia salvezza.
Dovrei “rinascere” diverso, altro, da quello che sono, perché l’unico sentimento d´amore che la mia anima è in grado di sentire non va bene, non è giusto, è sullo stesso piano di un uomo che ruba o uccide. E invece quello che la mia anima chiede in questo percorso terreno è di stare al fianco di qualcuno per amarlo, gioire dello stare insieme e condividere qualcosa di bello, un sentimento che non potrebbe portare certo alla procreazione, ma che non ferirebbe alcuno, credo nemmeno gli occhi di Dio.
Ma il mio pensiero non conta; la Chiesa ha il compito di guidarci e per ora mi sento solo dire che il cammino che mi trovo a fare è finito in vicolo cieco…
La risposta…
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Caro amico, lascia stare quell’opuscolo che chissà quanti anni avrà o da chi sarà stato scritto. Credo che il solo fatto che si accosti l’essere mafioso all’essere omosessuale la dica ben lunga sulla sua valenza e sulla sua utilità. Tu non sei sbagliato, non sei malato, non sei deviato, non sei disordinato.
Sei semplicemente una persona che ama e che chiede di essere amato. E secondo te è possibile che il Dio dell’amore possa ripudiare o vedere male o addirittura condannare un amore puro vero ed autentico quale può essere anche il tuo? Ma non diciamo sciocchezze.
Il tuo può non essere un amore procreativo, ma non per questo non è detto che non sia un amore non creativo. La difficoltà non è nel mettere al mondo figli, la difficoltà vera (e lo vediamo tutti i giorni) è nel crescerli in modo sano e con valori solidi. Pensa a madre Teresa di Calcutta? Puoi forse dire che il suo amore non sia stato fecondo? Puoi forse dire che il suo amore non sia stato creativo? Eppure non ha avuto figli… ci sono forme diverse di amore, ma non per questo ce ne sono talune più importanti o nobili di altre…
Ubi caritas est vera Deus ivi est (Dove la carità è vera, là Dio è presente), in tutto parti sempre e solo da qui e cambia confessore.
Ciao.
don Luca