Perché l’amore omosessuale per essere visibile ha bisogno del cambiamento?
Lettera Firmata pubblicata sul settimanale IO donna n.41, 8 ottobre 2011, p.300
Negli Usa gli omosessuali potevano far parte dell’esercito solo se non dichiaravano la loro omosessualità. Molto puritana questa cosa: come dire, se non vedo e non so il “problema non esiste”. Il motto infatti era don’t ask, don’t tell, ovvero l’importante è non parlarne. Ebbene da qualche giorno questa legge non esiste più, è stata abrogata dal presidente Barak Obama.
Nel primo Stato in cui è passata la legge, il Vermont, si è sposato un tenente della Marina con il compagno con cui viveva, di nascosto, da 11 anni.
La foto ritrae due persone radiose, due persone che si vogliono bene e da quel momento potranno nascondersi un po’ meno.
Sono eterosessuale, ma mal sopporto le discriminazioni, anche se a subirle sono gli altri. Trovo triste lo spettacolo dell’accanimento contro le minoranze.
Nel caso degli omosessuali, poi, essendo un argomento che riguarda la sessualità, l’accanimento diventa ancora più discriminante, spesso con la scusa del bene dei figli (ma i bambini si scandalizzano solo del nostro scandalizzarsi: per loro una persona è e resta tale), supportato dai messaggi dei media, che hanno come referente il mondo etero.
Per fortuna le cose stanno cambiando, ma credo che ci sia ancora molta strada da fare. Significativo in questo senso il commento del tenente, che al rientro al lavoro non sbandiererà il suo matrimonio, come avrebbe voglia e diritto di fare qualunque novello sposo: «Anche se la legge è cambiata, saremo sempre l’elefante in un negozio di cristalli, finché tutti non accetteranno davvero il cambiamento».