Perché l’omosessualità repressa di molti terroristi non è un particolare insignificante
Articolo di Aude Lorriaux pubblicato sul sito Slate (francia) il 19 luglio 2016, libera traduzione di Marco Galvagno.
Mohamed Lahoulaei Bahlel aveva relazioni con uomini, pur essendo sposato. Relazioni omosessuali non accettate, che se sono vissute come dolorose, possono condurre a problemi psichiatrici o esserne la conseguenza, spiegano gli psicanalisti. Esiste uno schema ricorrente dei jihadisti che sono omosessuali repressi che effettuano stragi di massa per lavarsi dal senso di colpa, che provano di fronte a un desiderio che vivono nella sofferenza?
L’omicida di Nizza sfoggiava conquiste maschili e femminili” secondo “Libération”. Aveva un amante di 73 anni e il suo profilo era attivo su Grindr, applicazione per cellulari per fare incontri gay. Secondo “Le Parisien” accanto ad una vita ufficiale di uomo sposato eterosessuale, ne aveva un’altra, anche il terrorista di Orlando aveva un profilo simile: cinque o sei persone hanno dichiarato d’averlo visto in locali gay o sulle applicazioni dei siti per incontri omosessuali, voci analoghe circolavano, seppure in misura minore anche su Salah Abdelsalam, uno degli attentatori del 13 novembre (a Parigi al Bataclan).
“I percorsi che conducono a Daesh (ISIS) sono i più svariati” spiega Serge Hefez che lavora al CPDSI, centro di prevenzione delle derive settarie legate all’Islam. “Non esiste una personalità tipo, ma l’omosessualità repressa che non viene realizzata, ma che lavora dentro la persona o l’omosessualità che viene vissuta di nascosto e di cui la persona si vergogna possono generare una sofferenza interiore che possono iscriversi nel percorso di un jihadista”.
Senso di colpa
Questi due vissuti possono essere vettori di delirio, secondo gli psicanalisti. Soprattutto in paesi in cui l’omosessualità viene fortemente repressa come in Tunisia, di cui era originario Mohamed Lohalel Boulel che è cresciuto e ha vissuto lì fino alla metà degli anni 2000, quando si è trasferito definitivamente in Francia.
“Per un bisex è già complicato accettarsi, figuriamoci per uno che viene dalla Tunisia” spiega Fethi Bensalama, psicanalista direttore del dipartimento di scienze umane cliniche all’università di Parigi 7 e autore di Un furieux désir de sacrifice, Les surmusulmans.
“Questi gay che si vergognano di se vivono la loro condizione come se fosse un crimine. Provano un grande senso di colpa. Ovviamente non tutti i bisex sono assassini, ci mancherebbe. Dietro l’attentato non c’è un unico fattore scatenante”
Questo senso di colpa e questa immagine di cui si vergognano hanno come fonte il cliché dell’omosessuale maschio che secondo lo psichiatra Serge Hefez “rimanda a un uomo femminile, un uomo sottomesso, un uomo penetrato, un uomo fragile, incapace di difendere la società”.
“I discorsi omofobi più frequenti vertono su questi temi”, spiegava in una conferenza specialistica sull’omofobia, ovvero che “se si apre la porta all’omosessualità, è tutta la società che perderà la forza e si indebolirà. Gli uomini non sono più uomini, non rivestono più il ruolo di guerriero, difensore, “penetrante”, mettono in pericolo tutte le rappresentazioni maschili nella società”.
“Da un punto di vista psicanalitico” , spiega il dottor Hefez,” il legame con l’omosessualità repressa può esserci la volontà di riappropriarsi del ruolo di guerriero imbracciando le armi”.
“La maggioranza dei terroristi vuole cancellare tutti i peccati commessi, riscattare le proprie colpe e quelle dei propri familiari” precisa Gerard Haddad, psicanalista, autore di Dans la main droite de Dieu, psychanalise du fanatisme.
Delirio paranoico
Se in senso largo, è soprattutto a un profilo paranoico o psicotico (temine generico più vasto che comprende la paranoia) che i quattro esperti da noi intervistati identificano il profilo del serial killer di Nizza.
“L’omosessualità di cui ci si “vergogna” o repressa può giustamente essere uno degli elementi di questa paranoia. “La paranoia è una proiezione sull’altro di sentimenti negativi che proviamo nei confronti di noi stessi. Il desiderio omosessuale viene visto come pericoloso e insopportabile, per cui il soggetto lo proietta sugli altri attribuendo loro sentimenti ostili,” spiega l’esperto. “Un profilo tipico dei jihadisti è che agiscono da soli, ed i paranoici sono persone che hanno l’impressione di essere sole contro tutti” aggiunge Hafez.
“Resta il fatto che il delirio è molto più complicato di una semplice difesa e regressione di fronte a un’omosessualita repressa” sfuma Thierry Vincent, psichiatra e psicanalista, autore di Dieu sans réligion. Secondo Hefez il fatto che vari terroristi sembrino presentare questo schema dell’omosessualità repressa “non vuol per forza dire che tutti i gay repressi siano dei potenziali terroristi, ma pone chiaramente il problema della paranoia dei terroristi”.
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Testo originale: Pourquoi la sexualité de l’auteur de l’attentat de Nice n’est pas anodine