Perchè papa Francesco riafferma la necessità di una pastorale LGBT, ma critica l’ideologia del genere?
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 22 settembre 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
In un’intervista pubblicata ieri [21 settembre 2021] papa Francesco ha riaffermato la necessità per gay e lesbiche di beneficiare della cura pastorale, senza però fare a meno di attaccare la “ideologia del gender”. La Civiltà Cattolica ha pubblicato la trascrizione della conversazione che il Pontefice ha tenuto con i gesuiti slovacchi durante la sua visita nel Paese.
A un certo punto a Francesco viene chiesto “Quale visione di Chiesa possiamo seguire?”, dove l’accento è posto sulla diversità all’interno della Chiesa; Francesco ha risposto: “Tu hai detto una parola molto importante, che individua la sofferenza della Chiesa in questo momento: la tentazione di tornare indietro. Stiamo soffrendo questo oggi nella Chiesa: l’ideologia del tornare indietro […]
Per questo oggi si torna al passato: per cercare sicurezze. Ci dà paura celebrare davanti al popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità. Ci dà paura andare avanti nelle esperienze pastorali. Penso al lavoro che è stato fatto – padre Spadaro era presente – al Sinodo sulla famiglia per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all’inferno. Ci dà paura accompagnare gente con diversità sessuale. Ci danno paura gli incroci dei cammini di cui ci parlava Paolo VI. Questo è il male di questo momento. Cercare la strada nella rigidità e nel clericalismo, che sono due perversioni”.
Al Papa viene poi fatta una domanda relativa alla colonizzazione ideologica di cui ha spesso parlato, di cui fa parte la cosiddetta “ideologia del gender”; il Papa ha risposto: “La ideologia del «gender» di cui tu parli è pericolosa, sì. Così come io la intendo, lo è perché è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me è sempre un problema.
Questo non ha nulla a che fare con la questione omosessuale, però. Se c’è una coppia omosessuale, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo. Quando parlo dell’ideologia, parlo dell’idea, dell’astrazione per cui tutto è possibile, non della vita concreta delle persone e della loro situazione reale”.
La conversazione con i gesuiti slovacchi è esemplificativa della linea del Pontefice verso le questioni LGBTQ: appoggia la cura pastorale, ma critica la cosiddetta “ideologia del gender”.
Francesco è da sempre oscillante sulle questioni LGBTQ: per molti cattolici ha fatto dei passi avanti senza precedenti, per alcuni, invece, la dottrina taglia le gambe a ogni dichiarazione positiva; altri rimangono confusi dall’ambiguità di Francesco; i conservatori, dal canto loro, vedono come il fumo negli occhi una pastorale dedicata alle persone LGBTQ.
Per capire papa Francesco dobbiamo riconoscere che, come la Chiesa stessa, il Pontefice sta cercando di rimanere al passo dei progressi nel campo dei diritti LGBTQ.
Lo sviluppo della dottrina è un processo senza fine, e la definizione di una dottrina è il punto d’arrivo (non il punto di partenza) di un processo di discernimento da parte della Chiesa su una data questione; si tratta di un circolo in cui la realtà vissuta viene analizzata dalla riflessione teologica, poi definita dottrinalmente dal Magistero, poi ricevuta (o non ricevuta) dal popolo di Dio.
In questo processo è inevitabile uno scollamento (per quanto sia inopportuno, e a volte troppo ampio) tra la teoria e la realtà che viene vissuta nello scorrere del tempo.
Francesco è l’incarnazione di questo scollamento. È chiaro che i fedeli cattolici ne sanno molto di più, sulle persone transgender, dei loro vescovi e del Papa stesso. Sappiamo che le persone trans non scelgono alla leggera il loro percorso, ma arrivano a conoscere se stesse in modo molto profondo, per poi esprimersi nel mondo.
Sappiamo che la “ideologia del gender” di cui parla la Chiesa in realtà non esiste. La Chiesa sta già cambiando, anche se il Magistero fatica a starle dietro.
Quindi, anche se Francesco a volte si sbaglia, crea comunque uno spazio per il discernimento e lo sviluppo della dottrina. Il suo papato si definisce non dalla sua posizione su questo o quell’argomento (posizione che è comunque importante), bensì dai cambiamenti strutturali e culturali di cui è artefice. Il prossimo Sinodo sul processo sinodale è un esempio di questo suo obiettivo, e potrà essere rivoluzionario.
Nel nostro procedere incontreremo sempre degli scollamenti, ma è sempre stato così nella storia della Chiesa, ed è in questi scollamenti che noi, persone LGBTQ e alleat*, dobbiamo continuare a operare perché la Chiesa sia, nelle parole di papa Francesco, “una casa per tutti”.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie, opinioni e testi spirituali relativi al mondo LGBTQ cattolico. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: Pope Francis Affirms Need for Lesbian/Gay Pastoral Care, Criticizes “Gender Ideology”