Perché per il cardinale Schönborn il cammino delle coppie dello stesso sesso va benedetto?
Articolo di Mike Lewis pubblicata sul blog Where Peter Is (Stati Uniti) il 25 marzo 2021, liberamente tradotto da Flavia Piepoli
Quella che segue è una traduzione (dal tedesco) della riflessioni fatta dal cardinale (austriaco) Christoph Schönborn sulla passata dichiarazione della Congregazione della dottrina della fede che vietava nella Chiesa cattolica la benedizione delle coppie dello stesso sesso (ndr salvo poi cambiare idea due anni dopo).
Cardinale Christoph Schönborn: Comincerò con un’osservazione molto semplice: tante sono le madri che benedicono i figli. A tutt’oggi mia madre lo fa ancora – non posso lasciare casa sua senza aver prima ricevuto una benedizione da lei. Una madre non rifiuterà mai la sua benedizione, anche quando il figlio o la figlia incontra difficoltà nella vita. Anzi, tutt’altro. Così è anche nel caso descritto in questa lettera all’editore [precedentemente menzionato], in cui il figlio fa coming out e ama qualcuno del suo stesso sesso. I genitori, soprattutto se religiosi praticanti, di sicuro non rifiuteranno al proprio figlio – questo figlio o questa figlia – la loro benedizione.
Non sono soddisfatto della dichiarazione (Responsum) della Congregazione per la Dottrina della Fede (ndr con cui nel febbraio 2021 vietava la benedizioni delle coppie dello stesso sesso), per un semplice motivo: il messaggio trasmesso ai media di tutto il mondo è stato un secco “No”. Un “No” per una benedizione: è qualcosa che ha ferito molti nel profondo, come se lo sentissero e dicessero, “Madre, non hai una benedizione per me? Anch’io sono tuo figlio.”
La Chiesa è – come per tradizione – Mater et Magistra, madre e maestra. Deve insegnare, ma innanzitutto e sopra ogni altra cosa è una madre. Molte persone che sperimentano sentimenti e vivono l’omosessualità sono particolarmente sensibili su questo tema: “La Chiesa è Madre per noi?” Sono e rimangono figli di Dio. E vogliono intendere la Chiesa come una madre. Quindi questa dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede ha ferito così tanto molti di loro, perché si sentono rifiutati dalla Chiesa.
Che ci fosse anche una motivazione positiva per questa dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede non si sentiva affatto ovvero la grande considerazione del sacramento del matrimonio, una rarità al mondo d’oggi. Ma l’accordo tra un uomo e una donna è qualcosa di grandissima importanza e sacralità, un accordo per tutta la vita, promessa e sigillata davanti a Dio, un accordo che può avere come effetto i figli, considerati un dono di Dio.
Pertanto, è legittima la preoccupazione della Congregazione per la Dottrina della Fede di evitare di dare l’impressione che una cerimonia di benedizione sia l’ingresso in un matrimonio sacramentale.
Ma questo “sì” alla famiglia non implica necessariamente un “no” a tutte le altre forme. La Chiesa, con un procedimento lungo e doloroso, si è abituata al fatto che la sua non è più l’unica voce rilevante per quanto riguarda le relazioni umane. Sin dal XIX secolo, lo Stato ha tolto autorità alla Chiesa in merito ai matrimoni.
È diventato un dato di fatto – anche per la Chiesa – che prima ci si sposi civilmente e poi in Chiesa. [Nota: è la prassi in Austria.] Eppure, la concezione civile di ciò che è un matrimonio, differisce sostanzialmente dalla concezione sacramentale del matrimonio. Da tempo ci siamo abituati a questo.
La domanda “Le coppie omosessuali possono essere benedette” appartiene alla stessa categoria della possibilità o meno di benedire coppie risposate o non sposate. E qui la mia risposta è piuttosto lineare:
Se la richiesta di una benedizione è onesta e non un’esibizione, cioè non è una specie di trovata pubblica [Nota: tradotto letteralmente come “una sorta di coronamento di un rituale esteriore”] – se è davvero la richiesta di una benedizione di Dio per la vita che due persone, in qualunque situazione, stanno cercando di condividere – allora non si dovrebbe rifiutare questa benedizione. [Nota: il cardinale Schönborn qui usa l’impersonale attivo “man wird nicht verweigern,” che è “non si rifiuterà” e non è tradotto nel mondo migliore; è un modo di dire “potrebbe non essere la giusta decisione in ogni situazione, ma qualcuno potrebbe pensare che sia appropriata in altre situazioni”]
Anche se io, come sacerdote e vescovo, devo dire loro: “Non avete compreso l’ideale a pieno. Ma è importante che continuiate a percorrere il cammino della virtù umana, senza la quale non può esserci un’unione giusta/riuscita.”. Questo merita una benedizione. Se una celebrazione liturgica di una benedizione è il modo corretto di farlo – allora ha bisogno di essere presa in attenta considerazione.
[Nota del traduttore: poiché ho imparato a conoscere il mio vescovo nel corso di molti anni, credo che quest’ultima frase contenga un sottile sentore di “la risposta, se fossi stato costretto a renderla inequivocabile, probabilmente non sarebbe sì.” Ma questa è solo la mia impressione personale sulla sua dichiarazione conclusiva.]
Testo originale: “Cardinal Schönborn’s Statement on Same-Sex Blessings”