Perché quando un figlio fa coming out, i genitori cristiani devono imparare una lingua nuova?
Testo di Bukola Landis-Aina tratto da Relational Guide for Parents of Newly Out LGBTQ+ People (Guida per genitori cristiani con figli LGBTQ+ che hanno appena fatto coming out)* curata da B.T. Harmand, edita da Q Christian Fellowship** (Stati Uniti), pp.3-4. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Nessun membro della mia famiglia ha partecipato al mio matrimonio con la mia compagna. Non hanno nemmeno risposto all’invito. Tanto che, con chi organizzavamo il mio matrimonio abbiamo dovuto organizzare un piano di emergenza nel caso si fossero presentati all’ultimo momento.
Ma non c’è stato nessun ripensamento. Anzi, durante la cena, mentre io vivevo uno dei momenti più intimi della mia vita, la mia famiglia stava messaggiando su WhatsApp per commentare l’ultima partita di basket di mio nipote. Mi sono sentita invisibile. Ho passato il telefono a una delle mie damigelle e le ho chiesto di far smettere quei messaggi. E così è stato.
Da quel momento in poi, ho deciso di concentrarmi sulla famiglia che stavo costruendo. Il giorno del mio matrimonio è stato meraviglioso. Ma una volta tornata a casa, il dolore dell’abbandono mi ha travolta. È stato devastante. E, ancora oggi, non so se ne sono davvero uscita.
Non posso sottolinearlo abbastanza: la non accettazione da parte della propria famiglia è un dolore lacerante. E per chi è più vulnerabile di me, la non accettazione può diventare addirittura pericolosa. Io ho fatto coming out a 29 anni, da adulta indipendente e con molti privilegi. Eppure, l’idea di dirlo ai miei genitori mi faceva sentire come se stessi per lanciarmi da un dirupo senza alcuna sicurezza di atterrare su qualcosa di morbido. Niente acqua, niente protezione. Solo il vuoto. Ho avuto attacchi di panico. Ho dovuto affrontare anni di terapia. E mi sono aggrappata con tutte le mie forze alla mia fede in Cristo per superarlo.
Molti giovani LGBTQ+ si trovano di fronte a un bivio simile, ma per loro è ancora più drammatico. Quando pensano di fare coming out, sentono di rischiare la vita: sul piano spirituale, emotivo, relazionale o, purtroppo, anche letterale.
Le ricerche lo dimostrano chiaramente: una dinamica familiare non accogliente è dannosa per un figlio, a qualsiasi età. I giovani LGBTQ+ vivono livelli allarmanti di stress, ansia e rifiuto. Si sentono insicuri persino nelle loro scuole. Ma ciò che emerge in modo altrettanto netto è che famiglie accoglienti e scuole inclusive sono fondamentali per il loro benessere.
L’organizzazione ecumenica Q Christian Fellowship** ha accompagnato migliaia di genitori in questo percorso e comprende la difficoltà che molti affrontano. Noi stessi siamo quei genitori. E siamo anche quei figli.
Nel nostro impegno pastorale la priorità assoluta è l’amore e la salute dei figli LGBTQ+. Il nostro impegno come comunità cristiana ci porta a seguire l’esempio di Cristo, offrendo un amore incondizionato a tutti i figli di Dio. Ma vogliamo anche fornire strumenti ai genitori, affinché possano costruire un rapporto sano e rispettoso con i loro figli.
Ecco alcuni dati fondamentali forniti da The Trevor Project (un’organizzazione americana che lavora per prevenire il suicidio tra i giovani LGBTQ+):
- I giovani lesbiche, gay e bisessuali (LGB) hanno una probabilità quasi tre volte maggiore di pensare seriamente al suicidio rispetto ai loro coetanei eterosessuali.
- I giovani gay, lesbiche e bisex hanno una probabilità quasi cinque volte maggiore di aver tentato il suicidio rispetto ai loro coetanei eterosessuali.
- I giovani gay, lesbiche e bisex che provengono da famiglie altamente rifiutanti hanno una probabilità 8,4 volte maggiore di aver tentato il suicidio rispetto a chi ha sperimentato un basso livello di rifiuto familiare.
- In uno studio nazionale, il 40% degli adulti transgender ha dichiarato di aver tentato il suicidio. Il 92% di loro lo ha fatto prima dei 25 anni.
Vorrei che ci fosse stata una guida come questa quando io ho fatto coming out con la mia famiglia. Spero che questo testo possa evitare a tanti giovani LGBTQ+ di sperimentare l’abbandono emotivo, fisico e spirituale. Spero che aiuti i genitori a non cadere nelle trappole di interazioni tossiche che finiscono per ferire tutti, non solo i loro figli.
Perché non sono solo i figli LGBTQ+ a soffrire. Anche molti genitori ci hanno confidato il dolore e il conflitto interiore che provano nel cercare di conciliare il loro amore per il figlio con le convinzioni della loro famiglia o comunità di fede.
Quando un figlio fa coming out, i genitori si trovano improvvisamente di fronte alla necessità di imparare un nuovo linguaggio, un nuovo modo di amare e di esprimere il loro affetto senza condizioni. Questa guida è per loro.
*Per leggere, le diverse parti tradotte dai volontari del Progetto Gionat, della guida “Relational Guide for Parents of Newly Out LGBTQ+ People” (Guida per genitori cristiani con figli LGBTQ+ che hanno appena fatto coming out) basta cliccare qui
**Q Christian Fellowship è un’organizzazione ecumenica nata per accompagnare le persone LGBTQ+ e le loro famiglie nel cammino di fede, aiutandole a riconciliare spiritualità e identità. Attiva dal 2001, opera principalmente negli Stati Uniti, ma il suo messaggio di accoglienza e riconciliazione si estende a livello internazionale. Riunisce cristiani di diverse denominazioni – evangelici, cattolici, protestanti e altre tradizioni – creando spazi di dialogo e sostegno.
Il suo obiettivo è costruire un cristianesimo più inclusivo, in cui le persone LGBTQ+ non siano costrette a scegliere tra la propria fede e la propria identità, ma possano vivere entrambe in pienezza. Per approfondire: www.qchristian.org
Testo originale: Relational Guide for Parents of Newly Out LGBTQ+ People: Foreword