Perchè San Sebastiano è una icona gay?
Testo tratto dal blog Queer Saints and Martyrs and Others (Inghilterra), 20 January 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
Scrivendo di Santa Giovanna d’Arco recentemente ho osservato che essa ricopre una particolare importanza per noi uomini gay, lesbiche e transessuali della chiesa, dato che il suo martirio per mano delle autorità ecclesiastiche può essere visto come una potente metafora per la persecuzioni che riceviamo da alcuni componenti della chiesa, proprio per essere stati onesti con noi stessi, per aver rifiutato di rinunciare all’identità che ci è stata data da Dio.
Ci ho riflettuto su in po’ a lungo, e in effetti tutti i martiri Cristiani potrebbero analogamente assurgere ad un simile modello di ruolo (anche se gli altri martirologi non sono necessariamente avvenuti per mano della chiesa). Un martire, in particolare, è stato fortemente identificato come icona gay maschile, San Sebastiano.
Strettamente parlando, questo è alquanto inappropriato, dato che non c’è nulla di Sebastiano e del suo maritiro che sia particolarmente gay. La ragione principale francamente è che i pittori per secoli hanno fatto suggestive immagini del suo martirio, dipingendolo mezzo nudo, ritraendolo come un giovane uomo desiderabile trafitto dalle frecce: un porno soft mascherato dall’ispirazione dell’arte religiosa. (Il quotidiano “The Independent” ne ha fatto un’eccellente analisi, ancora disponibile on-line, su come questa associazione di idee si sia sviluppata attraverso le varie opere d’arte).
Ora, non ho alcun problema con gli uomini gay che si divertono godendo delle immagini di San Sebastiano, ma ritengo ci sia qualche problema nel vederlo come un santo specificatamente gay.
Tuttavia, mi sono imbattuto in un quadro particolare, molto diverso da quello originale, che mi ha fatto immediatamente ricordare un concetto che avevo scritto qualche tempo fa circa un possible modello per noi nel trattare la nostra relazione con la chiesa. Questo è il disegno. Questo è quanto avevo scritto all’inizio di quest’anno parlando della sua morte:
“Ordinata la sua esecuzione, venne legato nudo ad una colonna e colpito con frecce. Ampiamente rappresentato nell’arte, non fu questo però che l’ha ucciso. Fu creduto morto, ma fu poi curato per ritornare in vita. Dopo la guarigione, egli accusò nuovamente l’Imperatore per la crudeltà verso i Cristiani. Infuriato, l’Imperatore, ancora una volta ordinò la sua esecuzione.
Questa volta venne picchiato a morte, il 20 gennaio 288″. Quanti altri hanno ottenuto un doppio martirio nella propria vita?
L’immagine mostra Sebastiano trafitto dalle frecce ma “non ancora morto”, mentre affronta l’Imperatore Massimiano, dopo l’esecuzione del primo tentativo di martirio. Allora, qual è la connessione? Richiamiamo il concetto di Michael B Kelly della Camminata di ritorno da Emmaus, l’idea cioè che le persone lesbiche, gay e trans (LGT) nella Chiesa Cattolica, abbiano un bisogno, e anche un obbligo, di allontanarsi dalla chiesa e quindi di farne ritorno, per confrontarsi con i leader istituzionali ecclesiastici sulla realtà del Signore Risorto e del suo vero messaggio al mondo. Quando vidi questa immagine, improvvisamente la volli leggere come la rappresentazione di tutte le persone queer che affrontano gli imperatori della chiesa sull’evidenza del loro tentativo di martirio.
Attraverso il travisamento delle Scritture, la caratterizzazione di noi come gente “gravemente” disordinata, l’opposizione attiva nella sfera politica dei pari diritti civili e l’incapacità di opporsi alla criminalizzazione e quindi ai taciti consensi verso il bullismo, la violenza e l’omicidio (per non parlare delle effettive esecuzioni di vittime sul rogo nei primi anni), nonostante tutti gli sforzi del meccanismo ecclesiastico, anche noi, non siamo ancora morti.
Seguendo l’esempio di Sebastiano, la sfida da affrontare e quella che dobbiamo sforzarci di fare di più e non semplicemente abbatterci sul nostro dolore, accontentandoci meramente di essere sopravvissuti. Anche noi, dobbiamo ritornare alla chiesa, mostrando con le prove il nostro dolore e quindi tentare un processo di riconciliazione.
Per poter vedere alcune delle straordinarie rappresentazioni di Sebastiano nell’arte, potete vedere i risultati di una ricerca di immagini di Google, oppure andare alla “Iconografia di San Sebastiano”, che ha una vasta collezione di link e immagini d’arte, utilmente organizzate cronologicamente e per artista. In particolare mi piacciono alcune delle immagini degli artisti del XX secolo, che sembrano andare oltre il sentimentalismo svenevole verso qualcosa di reale e pertinente.
Questa è sorprendente, Sebastiano come autoritratto di un’artista femminile, Gel Erwin. E perché no?
Testo originale: St. Sebastian, Martyr