Perché sempre più regimi omofobi perseguitano le persone LGBT?
Articolo di Yuval Noah Harari* pubblicato sull’edizione in lingua francese del magazine online Slate (Stati Uniti) il 12 luglio 2019, seconda parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
L’Europa orientale non è certo un caso isolato. Sono molti i Paesi, dal Brasile all’Uganda, dove regimi e politici vari diffondono leggende sul complotto LGBT+ e promettono di proteggere la nazione dalla minaccia omosessuale. Le persone LGBT+ sono bersagli facili per questo tipo di caccia alle streghe, per due ragioni principali.
Per prima cosa, i regimi conservatori e autoritari sono infastiditi dalla fluidità e dalla complessità della realtà e promettono il ritorno a un’immaginaria età dell’oro, quando le frontiere erano chiare, le identità fisse e il ventaglio di scelte personali estremamente limitato; i bei tempi andati, in cui gli uomini erano uomini, le donne donne, gli stranieri dei nemici, e nessuno doveva riflettere e arzigogolarsi su cose troppo complicate.
Le persone LGBT+, invece, mettono in discussione le frontiere, mescolano le identità, costringono a riflettere e a scegliere, e non fa meraviglia che gli autocrati le detestino.
In secondo luogo, le persone LGBT+ hanno scarso potere, e non è quindi difficile perseguitarle. Lungo i secoli gli autocrati hanno sovente isolato una minoranza in particolare, presentandola come molto più potente e pericolosa di quanto non fosse in realtà, e promettendo di proteggere la società da quella minaccia inesistente; è quello che è successo durante il periodo della caccia alle streghe europea a partire dalla fine del Medio Evo, dove spesso si prendevano di mira donne anziane e solitari emarginati.
È la medesima logica oggigiorno all’opera, per esempio, in Russia, un Paese che soffre di molti gravi problemi: un’economia stagnante, una corruzione endemica e servizi pubblici allo sfascio. Lottare contro la corruzione, però, significa toccare gli uomini più potenti del Paese, ed è quindi molto più semplice dimenticare le loro responsabilità e cercare invece di proteggere i Russi innocenti dai tentacoli corruttori del complotto omosessuale mondiale. Cerchiamo di fare due conti: quanti rubli vengono spesi per migliorare il disastroso sistema sanitario? Quanti, invece, per proteggere la Russia da un inesistente complotto gay mondiale?
Certo, la popolazione LGBT+ è sempre più bersaglio di cacce alle streghe politiche, ma è poco probabile il ritorno all’epoca pre-Stonewall, in cui le persone omosessuali si nascondevano: potremmo vedere ben di peggio. Le persone LGBT+ non avrebbero la possibilità di sfuggire alle persecuzioni tornando in clandestinità, perché le nuove tecnologie non lo permettono. Il connubio tra informatica e biotecnologie sta per dare alla luce dei nuovi strumenti che permetteranno ben presto di sorvegliare tutti, 24 ore su 24. Per la prima volta nella storia un qualsiasi regime potrà, se lo vorrà, spiare in permanenza tutti i suoi cittadini e sapere non solo quello che fanno, ma anche i loro sentimenti.
Se un futuro regime omofobo deciderà di raccogliere tutti gli uomini gay del Paese (come di recente hanno tentato di fare le autorità cecene), potrà cominciare dall’hackeraggio dei database dei siti di incontri gay, come Grindr. La polizia egiziana, per esempio, si è già servita dei dati di Grindr per identificare e arrestare alcuni omosessuali creando dei falsi profili (il sito ha avvertito i suoi membri che alcune persone utilizzano dei falsi profili per sottrarre informazioni personali). Un’altra possibilità consiste nell’utilizzo di un algoritmo per scoprire la cronologia delle azioni online di una persona: i video di YouTube che ha guardato, i link cliccati, le foto caricate su Facebook.
Nell’agosto 2018 è comparsa la notizia che alcuni gruppi evangelici conservatori, che proponevano delle “terapie di conversione” ai giovani, utilizzavano degli algoritmi di Facebook per proporre la loro pubblicità agli adolescenti vulnerabili (Facebook ha chiuso i profili di questi gruppi, dicendo che avevano infranto le sue regole). La pubblicità non era proposta sempre ad adolescenti che si ritenevano LGBT+: bastava per esempio che avessero manifestato un interesse per il tema, o che avessero cliccato un link LGBT+.
Le forze di sicurezza israeliane fanno notoriamente ricorso a diversi metodi per identificare i Palestinesi gay, soprattutto la sorveglianza online, ma non con lo scopo di “convertirli”: si tratta piuttosto di farli spifferare e diventare informatori degli Israeliani. Dato che l’omofobia è molto diffusa nella società palestinese, e che a Gaza l’omosessualità è punita dalla legge, minacciare e ricattare le persone omosessuali che non hanno fatto coming out è uno dei mezzi più facili per trovare informatori. Hamas, di conseguenza, raddoppia gli sforzi per snidare e perseguitare i Palestinesi gay, partendo dal principio che costituiscono un problema per la sicurezza (mentre il problema è proprio l’omofobia di Hamas). È un circolo vizioso.
Nel 2016 l’impresa cinese Kunlun ha comprato Grindr, ma nel marzo 2019 il Comitato per gli Investimenti Stranieri negli Stati Uniti ha reso noto che possedere Grindr “costituisce un rischio per la sicurezza nazionale”; Kunlun si è vista obbligata a vendere il sito entro il 2020. Nessuno ha spiegato perché dei Cinesi che possiedono un sito di incontri gay costituiscano un rischio per la sicurezza nazionale, ma penso che ora sia chiaro a tutti.
* Yuval Noah Harari, nato nel 1976, si è laureato in storia all’Università di Oxford. I suoi tre saggi (Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità, Homo Deus. Breve storia del futuro e 21 lezioni per il XXI secolo, editi da Bompiani) sono dei fenomeni internazionali, tradotti in quasi cinquanta lingue e presenti in molte classifiche di bestseller in tutto il mondo.
Testo originale: Cinquante ans après Stonewall, la mise en garde de Yuval Noah Harari sur les droits des LGBT+