Perché sono ancora cristiano? E un domani, lo sarò ancora?
Riflessioni di Jean Dietz pubblicate sul sito Protestants dans la Ville (Francia) il 18 ottobre 2014, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Perché sono ancora cristiano? Se lo sono ancora, potrei benissimo però non esserlo più. È veramente concepibile esserlo stato e non esserlo più? Esaminiamo prima di tutto perché lo sono diventato. Vedo apparire tre motivi: i testimoni, la tradizione, la Bibbia.
Ho incontrato dei testimoni. Ne incontro ancora, regolarmente. Coloro che mi hanno squadernato Gesù sotto gli occhi non mi hanno detto molto di Cristo. C’è gente che mi ha parlato di lui senza pronunciare per forza il suo nome. Testimone di Cristo è il rabbino che mi ha detto: “Quello che fa l’idolo non è l’oggetto, ma l’uso che se ne fa”. Testimone di Cristo è l’imam che mi ha detto: “Non si è mai il pastore di coloro che si ama”. Alcuni hanno agito con me in un modo che mi ha aperto gli occhi e ha fatto crescere la mia fame di vita. Nulla li obbligava a farlo. Ce ne sono altri che conducono una ricerca per loro importante e che sperano di essere accompagnati di tanto in tanto. Io cerco con loro.
Esistono tradizioni di pensiero e di espressione che hanno prodotto migliaia di libri. Io ne ho letti qualche centinaio. Una di queste tradizioni di pensiero e di espressione mi ha visto nascere, mi nutre intellettualmente e spiritualmente e mi dà anche di che vivere. La Chiesa Protestante Unita di Francia mi ha accordato il suo riconoscimento: io mi sforzo di testimoniarle la mia riconoscenza. Leggo, studio, predico, scrivo, prego in questa tradizione particolare; tuttavia, non lo faccio in questa tradizione soltanto. Il Cristo vivente non può essere localizzato unicamente lì dove ho le mie radici e le mie abitudini.
Sono un lettore del Libro Santo. Il lettore innamorato quale io sono, trova qui il suo grande amore. Leggerlo è una delle grandi, grandissime gioie della mia vita. Mi applico a leggerlo più seriamente di tutti gli altri libri. Tante volte lo abbandono, altrettante volte vi faccio ritorno, con impazienza, con astio, collera, qualche volta tra le lacrime e spesso con un sollievo meravigliato. Amo la Bibbia. La sua frequentazione è per me parola di amarezza e di miele, momento di verità.
Sono ancora cristiano perché i testimoni, la tradizione e il Libro Santo non sono mai venuti meno del tutto. Ci sono state rotture e ritorni. Sono stato atteso senza che mai me lo sia stato fatto sapere troppo esplicitamente. Sarò ancora cristiano fra poco? Lo sa Dio.