Perché stare nella Chiesa, perché andarsene? Storie di persone LGBT cattoliche
Articolo pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 27 gennaio 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Perché sono entrata, perché rimango: essere esplicitamente me stessa, senza nessuna vergogna di anonima, lesbica cattolica: Ho diciassette anni. Sono lesbica. Sono cattolica. A Pasqua dell’anno scorso ho ricevuto i sacramenti dell’iniziazione e sono diventata membro della Chiesa. È stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso, grazie al modo in cui sono cresciuta nella mia fede. Le persone che ho incontrato mi hanno cambiato la vita.
È difficile destreggiarsi in questo mondo quando sei lesbica e cattolica: molte delle persone della mia parrocchia non apprezzano il fatto che abbia una ragazza, mentre molte delle mie amiche e amici LGBT hanno sofferto così tanto a causa della Chiesa che a volte mi guardano con diffidenza.
Rimango [nella Chiesa] perché, nonostante tutti i difetti di questa istituzione, non esiste una fede simile a quella cattolica. Non mi sarebbe possibile andare in un’altra Chiesa e ricevere l’Eucarestia, pregare la mia santa patrona e vivere la vigilia di Pasqua. La Chiesa ha molti difetti, ma la sua fede è bellissima. Se tutti quelli che non sono d’accordo con la Chiesa a proposito della donne sacerdote e delle tematiche LGBT se ne andassero, vi rimarrebbero solo i contrari.
La Chiesa ha bisogno di cattoliche lesbiche, di cattolici e cattoliche transgender, di cattolici gay, di donne cattoliche. Ha bisogno di noi, dobbiamo stare al suo fianco ed essere fieramente visibili. Noi siamo il cambiamento che vogliamo nella Chiesa, e il primo passo è essere esplicitamente noi stessi, senza nessuna vergogna. Gesù ha predicato il radicale Vangelo dell’amore. Era un dissenziente: ha messo in crisi le antiche leggi e i leader [religiosi] corrotti, e ci chiama a fare lo stesso. Rivolgiamoci a Lui, perché è il nostro migliore alleato.
Perché me ne sono andato: ferito e tradito di Steve, persona LGBT: Due accadimenti mi hanno indotto ad andarmene. Il primo è la direttiva vaticana del 2005, secondo cui i gay, anche se rispettano il celibato, non possono più essere ordinati. È stato uno schiaffo per me. All’epoca avevo 50 anni, e avevo sempre vissuto secondo i dettami della Chiesa: non avevo mai avuto una relazione, ero vergine, andavo regolarmente a Messa ogni domenica e la mia carriera lavorativa era stata dedicata ad aiutare gli altri. Eppure venivo giudicato indegno di essere un sacerdote!
Il secondo accadimento è stato il mio coming out nel 2009, una decisione scatenata dalla solitudine e dalla paura per il futuro mentre vedevo i miei genitori invecchiare (la mia unica sorgente di sostegno emozionale, visto che mi ero sempre buttato sul lavoro), e che mi ha fatto passare due anni nelle lacrime e nella depressione. Per me, per non sentirmi più malato e vergognoso, era essenziale abbandonare la Chiesa. All’inizio di questa lotta, il mio counselor mi parlò della parrocchia episcopale della mia città, che ha una bella comunità LGBT. Andare alle funzioni di questa Chiesa è stata una rivelazione. Non solo le persone LGBT sono accolte, ma dirigono e animano la parrocchia. Per la prima volta, lentamente ma in modo sicuro, ho fatto pace con la mia sessualità.
Ora, da sette anni vivo con un compagno. Ho fatto coming out con la mia famiglia (ma solo l’anno scorso, quando mio padre è mancato, l’ho fatto con tutti i miei parenti). Rimane però la sensazione di essere stato ferito e tradito dalla Chiesa Cattolica. Non tornerò più indietro.
Testo originale: Why I Came, Stayed, Left: Outwardly, Shamelessly Ourselves; Hurt and Betrayal