Perché sul giornale diocesano date voce ai pregiudizi sulle persone LGBT+?
Lettera di Mara Grassi con Agostino Usai, genitori de La Tenda di Gionata al Direttore de “La libertà”, giornale della diocesi di Reggio Emilia
Gentilissimo direttore, sono una lettrice del vostro giornale di cui sono abbonata con mio marito da diversi anni. L’articolo di Giuliano Romoli “A quale essere umano porta l’ideologia gender” mi ha profondamente colpita e amareggiata. Ho deciso di scriverle proprio per “l’affermazione e la testimonianza della verità”, come detto nell’articolo.
Fino a qualche anno fa avrei preso per buone tutte le cose scritte dal signor Romoli e mi sarei indignata verso questa mentalità gender che vuole minare le basi della nostra società e della Chiesa.
Poi un avvenimento ci ha cambiato la vita: la scoperta dell’omosessualità del maggiore dei nostri quattro figli. Tanti anni di smarrimento, sofferenza, silenzio, solitudine. Poi l’incontro con la realtà dei credenti LGBT+ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, + perché è vero, la realtà è molto complessa, ma non per questo deve essere sbagliata).
Non solo, grazie a Dio, abbiamo riabbracciato nostro figlio (una religiosità sbagliata ce lo aveva impedito), ma abbiamo iniziato a leggere, anzi proprio a studiare questa realtà che rifiutavamo senza conoscere e che consideravamo “Non Normale” Mi permetto quindi di sottolineare alcuni passaggi dell’articolo che sono sbagliati.
“Il sesso biologico è inequivocabile XX per le femmine XY per i maschi”. Non è vero, al minimo lo 0,5% delle persone non sono standard maschio o femmina. Come biologa sapevo già che alcune persone sono XXY (sd. Klinefelter, 1 ogni 1000 D, altre X0 ( sd. Turner, 1 ogni 5000 !), altre XXY o XYY, etc). E anche il sesso gonadale e quello genitale possono avere delle variazioni.
“Il termine sesso è stato sostituito con genere”. Non è vero, sono due cose diverse. E vero che dagli anni ’70 sono iniziati gli Studi di Genere (tender Studies). E questa parola gender (che fa più paura di genere), è stata utilizzata per coniare questa fantomatica ideologia gender che in realtà non esiste, ma è una tattica quella di demonizzare ciò che non conosci per distruggerla.
Gli studi di genere ci hanno permesso invece di conoscere, come dice giustamente il signor Romoli, che esiste un’identità di genere, cioè il sentirsi o no in sintonia col proprio sesso biologico e un ruolo di genere di cui noi donne soprattutto abbiamo fatto le spese.
Ma quello che volevo sottolineare con più forza è che non si tratta di una mentalità, stiamo parlando di persone che hanno il diritto di essere se stessi (vedi carriera alias nelle scuole) e di vivere in pienezza la loro vita, senza stigmi sociali o chiusure ecclesiali.
In questi anni ho conosciuto molti genitori che stanno accompagnando i figli nel percorso difficilissimo della transizione e le assicuro che non è certo “assecondare una pretesa identità di genere, spesso dovuta a una temporanea crisi adolescenziale”.
Poi come insegnante di scuola media, ora in pensione, sono la prima a dirle che gli episodi di omofobia purtroppo esistono ancora. Da anni una mamma che conosco fa progetti di Educazione alle relazioni, dopo che il figlio, istigato dai compagni, si è buttato dalla finestra della scuola. Gli alberi del giardino gli hanno impedito di morire, ma come possiamo aspettare che succedano fatti del genere?
Quanto alle “pratiche demenziali come matrimoni tra persone dello stesso sesso”, io come mamma mi auguro che mio figlio (gay) possa trovare una persona con cui condividere la vita, perché come scrive il teologo Aristide Fumagalli, non solo è un amore possibile quello tra persone dello stesso sesso, ma può avere tutte le caratteristiche di fedeltà, dono reciproco, cura dell’altro, dell’amore cristiano.
Volevo terminare riportando le parole che mi ha detto Papa Francesco quando gli ho consegnato il libro “Genitori fortunati. Vivere da credenti il coming out dei figli” (Effatà editrice), “Sono tutti figli di Dio e Dio li ama così come sono“.
Auspicando di aver fatto con questa lettera un servizio alla verità, la saluto cordialmente.