Perchè sull’omosessualità vogliamo rendere l’amore di Dio succube delle nostre leggi?
Riflessioni di Carmelo Di Giorgio pubblicate nei commenti a un post del blog di CM il 6 febbraio 2018
Gentile Sig.a Miriano, spero vorrà leggere anche questo commento in controtendenza, scritto dopo aver casualmente trovato su FB il link al suo post. Due brevi premesse.
La prima: Don Gianluca Carrega è mio amico da decenni. Tra le innumerevoli esperienze fatte insieme, ha presieduto il mio matrimonio ed ha partecipato al battesimo dei miei figli. Penso di conoscerlo bene, anche se non mi sento per questo meno capace di esprimere un’opinione oggettiva su di lui ed il suo operato.
Seconda premessa: sono di quelli che vive il dubbio come una sfida continua alla propria Fede. Non lo rigetto, anzi lo cerco per affrontarlo, e lo amo. L’idea di non essere necessariamente nel giusto mi rende umile e, spero, a tendere, migliore.
Di certezze ne ho poche. Ma tra queste c’è Don Gianluca Carrega. Una persona che ha vissuto la sua vocazione con un amore, un coraggio ed un’onestà semplicemente incomprensibili ai più. Che ha sempre accolto con obbedienza amorosa le decisioni prese su di lui e le proposte più scomode, come quella di fare da accompagnatore spirituale per le persone omosessuali. Per natura schivo, ha preso in carico la responsabilità assegnatogli senza farsi alcuno sconto. Gesù accoglieva l’anelito spirituale dei pubblici peccatori? E così ha fatto lui, laddove gli omosessuali sono per molti cattolici odierni l’equivalente morale (no, sono peggio) di ciò che ai tempi erano prostitute e pubblicani.
Fanno male i suoi attacchi sferzanti, Sig.a Miriano, condotti con colpevole ignoranza verso la persona e le sue reali e profonde motivazioni di Pastore. Un Pastore capace di amare fino alla morte la Chiesa ed il gregge assegnatogli.
Purtroppo, l’impressione è che a lei non interessino affatto queste motivazioni. Se avesse ascoltato con attenzione la video intervista che lei stessa ha pubblicato, avrebbe colto dalle parole di Don Gianluca che l’intento pastorale non è quello dell’avallo, o anche solo dell’espressione di una qualche forma di giudizio verso gli omosessuali e le loro scelte.
Don Gianluca non cerca audience o consenso (in questo contesto? Sarebbe pazzo. Le assicuro che non lo è). Semplicemente, prende sul serio l’invito del suo Vescovo ad aver cura di una determinata categoria di persone. Persone disprezzate dalla maggior parte dei fedeli, che nonostante questo trovano il coraggio di bussare umilmente alla porta della Chiesa perché no, non possono accettare l’idea che il Cielo non abbia alcuna compassione della loro sofferenza.
Leggo dalle sue note personali che è madre di quattro figli, il che significa che lei conosce bene l’Amore e lo Spirito profondo che ad esso soggiace: il sacrificio, la rinuncia di sé, l’obbligo continuo a riscriversi. Le chiedo (e lo chiedo anche a me stesso, sinceramente): se uno dei nostri figli scoprisse la propria omosessualità e, dopo un inevitabile tempo di travaglio, decidesse di vivere “nel peccato” col proprio compagno/a, lo metteremmo per sempre fuori dalla porta? Io penso di no, perché siamo genitori e conosciamo la compassione. No, non lo lasceremmo fuori dalla porta a lungo, men che meno per l’eternità. Nemmeno se nostro figlio/a persistesse cocciutamente nella propria condizione di peccato.
Ma se noi che siamo umani, peccatori, massimamente imperfetti, riusciamo ad immaginare per noi stessi la capacità di un amore simile… come possiamo pensare che Dio ci sia inferiore?!? Non le pare una bestemmia, l’idea stessa di un Dio succube delle proprie stesse leggi, incapace di superarle in nome dell’Amore verso l’uomo?!?
E poi, quali leggi Sig.a Miriano, quelle stesse che per San Paolo non assoggettano i cristiani? Chi sta più in alto: il Catechismo della Chiesa Cattolica o l’Amore indicato da Gesù nel più importante dei comandamenti?
Non sono venuto qui per difendere il buon nome del mio amico. Se vuole, ha l’intelligenza ed i mezzi per farlo da solo. Sono qui perché mi è intollerabile l’idea che una cristiana come lei, sicuramente sincera, possa anche solo involontariamente disegnare Dio come un tiranno spietato. Tutto è il resto è un dettaglio… a mio umile parere, attaccarsi ai dettagli è, più che amore per Dio, terrore di Lui.
Che Dio ci liberi dalla paura e ci aiuti a servirlo anche nel momento del dolore, come il mio amico Don Gianluca sta facendo in queste ore in cui è attaccato da troppi e subisce violenza, in silenzio.