Perchè un prete non può essere gay?
Testimonianza di padre Franz Kribber pubblicata sul sito del settimanale Der Spiegel (Germania) il 24 gennaio 2022, liberamente tradotto da Gabriella Di Tullio
E già… è come essere in una prigione. In realtà, non dovrebbe essere ciò che è. In realtà, non dovrebbe essere così, non è normale. Essere un prete omosessuale è già una situazione difficile. L’argomento è tabù.
Lavoro in un carcere con i detenuti. Per molti di loro, la colpa è il grande problema, perché a causa degli errori commessi sono in carcere, e allora come dovrebbero comportarsi?
In chiesa, sicuramente, alcuni direbbero: Ecco perché è colpevole, o un peccatore. Un prete non può essere gay. Un prete dev’essere diverso.
Volevo diventare prete perché la fede è molto importante per me. Perché mi piace celebrare questa fede insieme ad altre persone. Perché devo molto alla Chiesa. Come prete, sono già un po’ anormale. Ho sempre fatto molto sport. Quando faccio sport, riesco proprio a spegnere i miei pensieri. Prima, per me, lo sport era reprimere, dimenticare.
Ho conosciuto Stephan al mio compleanno. Andavamo d’accordo, siamo diventati amici e abbiamo fatto tante cose insieme. Era la mia anima gemella. Era proprio bello. Mi sentivo accudito. Ma poi è morto di cancro. Camminavo per la città senza una meta. Era completamente piatta. Mancava qualcuno. Un grande amico non c’era più.
Per compensare questo vuoto e non pensare, facevo ancora più sport di prima. Lo facevo sette giorni su sette. Dopo il lavoro facevo sport, poi la cena, come in un loop. Lavoro, sport, mangiare, dormire, lavoro, sport, mangiare, quindi basta non riposarsi troppo, me l’ha chiesto un amico e io l’ho chiesto a lui quando è morto.
Caro Frank, è ora di andare e di lasciarti. Per questo voglio dirti che sei una persona speciale per me. Voglio baciarti tantissimo e dappertutto. Non voglio sentirmi incompleto senza di te, perché sono dipendente dalla tua vicinanza. Voglio sorridere stupidamente perché esisti nella mia vita. Voglio essere la tua metà mancante, voglio fidarmi di te. Voglio essere il tuo punto fermo, e non ti farò mai del male. A volte non vedo l’ora di essere di nuovo solo con te, e se dimentichi la tua maglietta a casa mia, fino alla prossima volta che verrai voglio avere qualcosa da annusare. Ti amo Frank!
Quando ho letto la lettera non volevo crederci. Avevo paura delle conseguenze che ciò avrebbe potuto avere, di dare adito a domande. La domanda era abbastanza chiara: Chi era in realtà Stephan per te? Era davvero solo un amico o qualcosa in più? E allora?
Se allora mi avesse detto: Sei gay, e io: No, ma sei pazzo? Era proprio questo non essere ancora in grado di vedere, di voler accettare. Col senno di poi, direi che ho amato Stephan. La Chiesa preferirebbe che l’argomento omosessualità non fosse affatto discusso, e fosse semplicemente taciuto e ignorato.
E questo è anche un po’ una bugia, perché nella Chiesa ci sono un sacco di omosessuali, e alla fine li si ferisce anche con l’atteggiamento.
Se guardo gli ultimi anni, per fortuna ci sono stati dei bei cambiamenti, ma purtroppo ancora troppo lenti. Con papa Benedetto l’argomento omosessualità era ancora più difficile. Con papa Francesco è un’alternanza di sensazioni. A volte dice: Chi sono io per giudicarli? Ma poi, d’altra parte, ritornano i documenti da Roma che vietano fermamente la benedizione delle coppie omosessuali. È un tira e molla, in cui la Chiesa non trova il coraggio di prendere una posizione chiara. È chiaro che il celibato continua ad essere applicato, a prescindere se siamo omosessuali o eterosessuali.
Potrei continuare così, ma non voglio. Se tutti tacessero, non si muoverebbe niente. Nella Chiesa stiamo assistendo agli abusi, e a tutto ciò che vi è correlato, e come molte persone guardavano dall’altra parte. Io non voglio farmi rimproverare un giorno: Sei stato zitto, non hai detto niente su come si comporta la Chiesa con gli omosessuali.
Di conseguenza, fare coming out per me, prete, è assai complicato, perché l’immagine del prete prima o poi inizierà a vacillare. Un prete non può essere gay.
Ci sono alcuni vescovi che sono più aperti su questo, e a cui ci si può rivolgere. Ma di molti di loro bisogna avere paura, perché potrebbero allontanare un prete gay dalla celebrazione dei Sacramenti.
Faccio parte di un gruppo di collaboratori ecclesiastici e preti. Questo gruppo si incontra online e organizza un’iniziativa pubblica in cui le persone come me possono dichiararsi apertamente e mandare un messaggio per dire: La Chiesa non può più continuare così, bisogna cambiare qualcosa.
Sono anche sorpreso di me stesso, di fare questi passi, perché in realtà non sono affatto miei. Se guardo indietro al mio percorso degli ultimi mesi, penso di aver conquistato un’energia nuova e di essere diventato più libero e più risolto, non devo più nascondermi, e ho perso anche un po’ la paura. Sono davvero felice di essere così come sono, e di poter essere un prete ancora più autentico, più sincero, più aperto, e in fondo migliore.
Sono così, non diverso.
Non è semplice aprire le porte chiuse a chiave, quelle tipiche nel carcere. Non è che gli altri entrano qui stamattina. Non importa se si vuole o si deve entrare in questo mondo chiuso del carcere come visitatore o come detenuto, poiché le persone aspettano una decisione definitiva.
Nonostante tutto, anche Gesù ci dice: Nella tua situazione, così come sei, vengo da te. Divento uomo anche per te. Chi sono io, che Dio venga da me? Che mi tenda la mano e mi dica: Sono qui per te, sono il Dio che ti accompagna nelle difficoltà della vita e non ti lascia mai solo.
A volte mi chiedo: Che cosa succederebbe se Stephan adesso fosse qui? Non saprei. Credo che dal profondo del mio cuore direi: Vada tutto al diavolo! Finalmente, Stephan!
Non mi sento in colpa per la mia omosessualità, proprio perché nessuno può fare qualcosa per cambiare il proprio orientamento sessuale, e nessuno deve essere giudicato per questo. Ho la speranza che nella Chiesa possa cambiare ancora qualcosa, dato che se non avessi più questa speranza, non potrei nemmeno lavorare più per questa istituzione, se ritenessi che non si muova più niente e non si possa cambiare niente.
Testo originale (video): Ein Priester ist nicht schwul