Perché come credenti vegliamo per il superamento dell’omotransbifobia? Perché non possiamo più permetterci di non farlo
A cura dei volontari del Progetto Gionata
Perché vegliare a maggio nelle nostre comunità di fede per il superamento della violenza dell’omotransbifobia?
Perché il mondo sembra diventare sempre più ostile verso chi è percepito come “diverso”. Perché le persone queer, ed in particolare le persone transgender, subiscono ogni giorno attacchi, discriminazioni e violenze.
Perché sempre più spesso assistiamo a una dichiarata volontà di cancellare le loro vite, i loro diritti, perfino la loro esistenza sociale. E tutto questo accade nel silenzio, nell’indifferenza, talvolta perfino nell’approvazione di chi dovrebbe difendere la dignità di ogni essere umano.
Vegliare significa interrompere questo silenzio.
Significa ricordare che nessuno è invisibile agli occhi di Dio. Significa pregare per chi non ha più voce, per chi è stato spezzato dalla violenza, per chi vive nella paura. Significa ascoltare le storie di chi ha sofferto e riconoscere che l’amore di Dio è per tutti, senza eccezioni, come ci ricorda il versetto biblico che unirà le veglie 2025, tratto dagli Atti degli Apostoli, che ci ricorda che “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone” (Atti 10,34-35).
Eppure, fuori dalle chiese, il mondo continua a fare preferenze. E spesso a escludere. La violenza contro le persone queer è in aumento. Gli attacchi fisici e verbali si moltiplicano, le leggi repressive avanzano, il linguaggio d’odio diventa quotidiano. Le persone trans, in particolare, sono bersaglio di campagne di disumanizzazione che mettono a rischio le loro vite.
Dove sono le nostre comunità cristiane in tutto questo? Troppo spesso chi è vittima di discriminazione trova nelle comunità di fede ulteriore emarginazione, invece che rifugio e conforto. Troppe volte chi predica l’amore non lo pratica nei confronti delle persone queer. Eppure, Gesù ha sempre scelto di stare dalla parte degli esclusi, di chi veniva scartato dalla società. Come possiamo, allora, non accogliere e difendere chi oggi subisce lo stesso rifiuto?
Vegliare è un atto di fede e di giustizia. Vegliare significa rifiutare l’odio. Significa prendere posizione. Significa non restare indifferenti davanti alle vite spezzate. Durante queste veglie, ci stringiamo in preghiera per le persone che hanno perso la vita a causa della violenza omotransfobica, ricordando che ogni nome, ogni volto, ogni storia è preziosa agli occhi di Dio.
Vegliare significa desiderare ardentemente un mondo diverso. Un mondo in cui nessuno debba più temere per il solo fatto di essere sé stesso. Un mondo in cui le chiese tornino a essere luoghi di accoglienza e non di giudizio. Un mondo in cui il comandamento dell’amore non sia solo una bella teoria, ma una pratica quotidiana.
Questa è la nostra chiamata. Questo è il nostro impegno.
Perché vegliamo? Perché non possiamo più permetterci di non farlo.
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