Perché vegliare nelle chiese evangeliche per il superamento dell’omotransfobia?
Dialogo di Katya Parente con Lorenzo Vantellini del VARCO di Milano
Il 17 maggio, come molti sapranno, è la giornata internazionale contro l’omofobia. Anche il mondo religioso, accanto a quello civile, aderisce all’iniziativa, con veglie di preghiera in tutto il territorio.
Molto attiva, in questo senso, la Chiesa Valdese, che già da tempo si dà da fare per integrare completamente i credenti LGBTQ nel tessuto della comunità di credenti, e dalla quale, in questo frangente, avremmo tutti da imparare.
Con questa intervista, dunque, prende il via una serie di articoli che ci proporranno alcune voci di laici e pastori a proposito di questa giornata e del suo significato a livello religioso.
Il primo ospite è Lorenzo Vantellini, del VARCO di Milano.
Prima di tutto, ci parli un po’ di te?
Che dire? Sono un ingegnere di 43 anni; i primi sospetti della mia omosessualità (o meglio, di attrazione fisico-sessuale verso i ragazzi) risalgono credo verso la terza media, o il primo anno delle superiori. Tuttavia cercavo di reprimere tali desideri, non tanto per un fatto di fede, quanto per un fatto di costume e di prassi.
Questa cosa è andata avanti così per circa una decina di anni, poi, più o meno durante il periodo della tesi, mi sono reso conto di essere a un punto di non ritorno: tuttavia ho sempre pregato il Signore per farmi cambiare, e farmi essere etero. Andavo a messa tutti i giorni.
Momento di svolta: 7 dicembre 2004. In fila per i biglietti della prima della Scala conosco E.M, diventiamo molto amici. È bello, e anche simpatico. Per la prima volta riesco a unire l’affetto e l’attrazione fisica, e mi dico “Per lui mi posso sputtanare”. Non ci mettemmo mai assieme, tuttavia siamo ancora amici …MOLTO AMICI.
Ora il percorso è avviato, non posso mentire a me stesso. Così sono! Tra l’altro, in televisione trasmettono Will & Grace, finalmente l’omosessualità viene vista come normale.
In tutto questo ti domandi dove sta la mia fede. A messa sono sempre andato, il mio rapporto con LUI non è cambiato. LUI, non i preti. Ho iniziato ad interessarmi dei movimenti del dissenso all’interno della Chiesa Cattolica, tuttavia non mi hanno mai convinto fino in fondo, ovvero non mi ha mai convinto questo tenere i piedi in due scarpe.
Poi nel 2005 morì Giovanni Paolo II, e al suo posto salì al soglio pontificio Benedetto XV (pessimo, come il precedente). Ormai era chiaro che io e la Chiesa Cattolica avremmo preso due strade diverse. Tuttavia, la scintilla non fu la mia omosessualità, bensì una domenica in cui ero a messa nella chiesetta dove andavo a fare villeggiatura. Era la domenica dell’ascensione, che coincideva con la commerciale “festa della mamma”. Ovviamente l’oggetto della predica fu “la mamma e la madonna”.
Poco per volta m’interessai del protestantesimo, fino a una domenica di luglio in cui, anziché andare a messa, andai al culto nella chiesa di via Francesco Sforza. Il resto … storia recente 🙂
Che senso ha pregare contro l’omotransfobia? Non sarebbe meglio incrementare le iniziative politiche e culturali già in essere, e magari proporne delle altre?
Innanzitutto, si prega perché si ha fede.
Le Chiese, purtroppo tutte, hanno dovuto fare i conti con la propria omofobia. Alcune, quelle storiche, almeno qui in Occidente sono riuscite a superarla, e a diventare dei luoghi inclusivi. Altre invece sono rimaste ancora tali e quali. La cattolica in primis (sinceramente mi fido poco di Jorge Mario Bergoglio, in arte Francesco), ma pensiamo anche a quella ortodossa: le parole del patriarca Kirill a proposito di questa guerra sono raccapriccianti.
Poi abbiamo le Chiese pentecostali. Ricordo ancora i racconti del pastore Giuseppe Platone e delle minacce ricevute a seguito della benedizione di Guido Lanza e Ciro Scelsi. Sì! Se siamo credenti dobbiamo pregare e invocare lo Spirito sulle nostre Chiese, e su chi ne fa parte.
Per quanto riguarda le iniziative laiche e pubbliche, esse non escludono le preghiere.
Alle veglie, secondo te, viene dato uno spazio adeguato dai mass media a livello nazionale, o rimangono comunque un evento di nicchia?
No, rimangono un evento di nicchia, forse se ne parla in qualche rivista o portale dedicato, ma nulla di più.
Le Chiese cristiane, così diverse per storia, tradizioni e dogmatica, si ritrovano insieme per un momento di preghiera e di riflessione. Questo “ecumenismo dal basso” ha poi una ricaduta positiva sull’interazione tra di esse, o si tratta semplicemente di una parentesi – per quanto bella e significativa?
Purtroppo si tratta di una parentesi. Guarda, a Milano abbiamo il Consiglio Ecumenico delle Chiese, ma mai nessuno vi ha partecipato, se non a titolo personale. Ecumenismo istituzionale ed ecumenismo, per così dire, dal basso, purtroppo interagiscono poco. Ringrazio di questa domanda, poiché mi hai dato spunto per poter fare di più.
Cosa pensi delle cosiddette “veglie di riparazione” – una sorta di contro manifestazione – lanciate da certe frange, soprattutto cattoliche, che puntualmente spuntano in occasione di queste giornate?
UNA BESTEMMIA! (non si può odiare in nome di Dio).
Perché secondo te la Chiesa (Cattolica) non si coalizza in blocco contro l’omotransfobia – in fondo si deve odiare il peccato (secondo certi cristiani oltranzisti la queerness non è altro che questo), ma non il peccatore…
Sinceramente, questa è una “non domanda”. Odiare il peccato ma non il peccatore è quanto di più ipocrita esista. Nelle istituzioni gerarchiche cattoliche, ma anche in altre denominazioni, si vede l’omosessualità soltanto come un desiderio sessuale, tuttavia l’omosessualità è fatta anche di altro.
PS. Anche la demonizzazione del sesso ha stufato.
Parole accese e senza dubbio sentite quelle di Lorenzo, che ci danno parecchi spunti di riflessione.
Do appuntamento ai nostri lettori alle prossime interviste sul tema, sperando che inneschino nelle persone di buona volontà -credenti, agnostiche, atee, protestanti o cattoliche poco importa – un autentico desiderio di confronto e di cambiamento. I mezzi e le occasioni ci sono: basta solo saperli cogliere.