Perchè i vescovi cattolici del Malawi non sanno dire parole di misericordia per le persone LGBT?
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 23 marzo 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
In una nuova lettera pastorale i vescovi cattolici del Malawi (Africa) hanno incoraggiato i cattolici a sostenere l’arresto e la detenzione delle persone LGBT come massima priorità nazionale.
La lettera della Conferenza Episcopale del Malawi sulla “Misericordia di Dio come sentiero di speranza” è stata scritta come parte dell’anno giubilare della Misericordia di papa Francesco.I vescovi dicono di cercare di contestualizzare la misericordia alle caratteristiche del loro paese e dicono parole di speranza, ma le loro parole non sembrano né misericordiose, né di speranza nei confronti delle persone LGBT e dei loro sostenitori. Elencata al secondo posto tra diciassette “aree di grave preoccupazione” c’è una sezione sui problemi della famiglia e dei diritti LGBT in cui si afferma:
“Da questa prospettiva, concordiamo con quelli che hanno criticato il governo per aver messo una moratoria alle leggi sugli atti omosessuali. Questo significa che coloro che sono colpevoli di atti omosessuali non possono essere perseguiti. Il governo si è piegato alla pressione degli enti internazionali e dei sostenitori locali delle campagne per i diritti umani. Come pastori, troviamo molto malaugurato questo modo di agire.
Si tratta di un atto di tradimento da parte di chi detiene il potere e una vendita del nostro paese alle pratiche straniere e alle tendenze contrarie alla volontà di Dio a causa del denaro… Facciamo appello ai cattolici e alle persone di buona volontà perché combattano per ciò che oggi è motalmente giusto a fronte della campagna fortemente finanziata per i diritti e le unioni degli omosessuali.”
Questo paragrafo è preceduto da una dichiarazione che la Chiesa non giudica qualcuno in base al suo orientamento sessuale, sebbene l’attività omosessuale sia definita “oggettivamente malvagia e totalmente inaccettabile.” I vescovi fanno seguire il passo qui sopra citato da un’altra dichiarazione che condanna la violenza anti-LGBT:
“Vogliamo condannare nei termini più formi coloro che incitano alla violenza contro gli omosessuali e coloro che sono colpevoli di atti o unioni omosessuali. In questo giubileo della Misericordia, ricordiamo con gratitudine le parole di san Giovanni XXIII che ci indica la via da seguire come credenti: ‘Ora la Sposa di Cristo desidera usare la medicina della misericordia piùttosto che le armi della severità’ (Gaudet Mater Ecclesia, 11).”
Il supporto dei vescovi alla criminalizzazione delle persone LGBT è ben documentato ed è stato fortemente condannato dai sostenitori dei diritti di queste ultime. All’inizio di quest’anno, i vescovi del Malawi hanno fatto false affermazioni circa le pressioni di aiuti esteri durante la visita alla loro nazione di Randy Berry del U.S. Special Envoy for the Human Rights of LGBT People (associazione statunitense che si occupa di diritti civili LGBT). Berry ha categoricamente smentito le loro affermazioni. Anche alcuni vescovi di questo paese africano, presi singolarmente, hanno fatto osservazioni preoccupanti sull’omosessualità.
Nella nuova lettera pastorale, i vescovi hanno ignorato la realtà, cioè che la criminalizzazione porta ad aumentare la sofferenza delle minoranze sessuali e di genere. Le loro affermazioni sul rispetto delle persone LGBT e sul rifiuto della violenza contro di loro sono praticamente senza senso quando ne incoraggiano imprigionamento. Essere gay in Malawi è illegale e un verdetto di colpevolezza può portare fino a quattordici anni di lavori forzati per gli uomini e fino a cinque anni di prigione per le donne. Per fortuna, c’è una moratoria governativa sull’applicazione di tali leggi, mentre vengono riviste.
I vescovi del Malawi hanno una significativa influenza, sebbene i cattolici siano soltanto il 20% della popolazione. I leader cattolici hanno giocato un ruolo chiave nella transizione della nazione verso la democrazia del 1992 e sono stati descritti da alcuni come la coscienza della nazione. I vescovi potrebbero ancora essere responsabili pastorali utili, date le reali aree di grave preoccupazione che il Malawi si trova a fronteggiare.
La maggior parte della lettera pastorale porta l’attenzione su reali ingiustizie, come l’insicurezza alimentare sperimentata da 2,8 milioni di persone e i problemi del governo che rendono la nazione gravemente sottosviluppata. Ma la fame è al decimo posto e la giustizia ecologica, un marchio di garanzia di permanenza in carica Papa Francesco, è elencata come ultima nonostante gli effetti devastanti del clima in Malawi. Come notato più sopra, le questioni riguardanti le persone LGBT e i loro diritti, sono al secondo posto. Questa classifica non sembra giustificata e mostra che le priorità episcopali sono assai male impostate.
Pari diritti civili (per le persone LGBT) non costituiscono una minaccia per il benessere in Malawi. Di più la dottrina cattolica non favorisce la punizione delle persone per il loro orientamento sessuale/o espressione sessuale. Sostenere la criminalizzazione dell’identità di ciascuno mina un monito episcopale, altrimenti prezioso e necessario, per la giustizia sociale.
Testo originale: Jail LGBT People, Say Malawi’s Bishops in New Pastoral Letter on Mercy