Percorsi sinodali e persone LGBT: “preziose testimonianze di fede”
Articolo di Luciano Moia pubblicato sul quotidiano AVVENIRE il 29 gennaio 2022, pag. 13
Sono stati inviati nei giorni scorsi al sito del Cammino sinodale della Chiesa italiana i documenti messi a punto da diversi gruppi di cristiani Lgbt che a lungo, fin dalla scorsa primavera, si sono impegnati in vari percorsi di riflessione per offrire un contributo originale al cammino sinodale e sottolineare, allo stesso tempo, la piena appartenenza alle comunità.
Che valore attribuire a questo impegno pastorale? Perché le storie di vita e di fede delle persone Lgbt possono diventare una ricchezza per le comunità impegnate nel cammino sinodale?
L’esperienza di un cristiano Lgbt+ – risponde padre Pino Piva, gesuita, che di questi percorsi è tra gli animatori più conosciuti, oltre che da anni punto di riferimento per la preparazione degli operatori pastorali – è più sofferta rispetto ad altre. Non possiamo negare che il contesto religioso sia particolarmente difficile, poco accogliente e giudicante nei confronti delle persone Lgbt+.
Se nonostante questo ambiente ostile una persona Lgbt+ insiste nel coltivare la sua fede e rimane in dialogo con la Chiesa, beh, c’è una grossa probabilità che la sua fede sia piuttosto robusta. È di questa fede convinta che oggi c’è bisogno.
Non c’è il rischio che i gruppi di cristiani Lgbt possano essere visti più come elemento di rivendicazione che come reali corresponsabili della vita delle comunità?
Credo non sia importante come vengono visti (in questo caso il problema sarebbe l’osservatore), ma come si comportano realmente questi gruppi. Mostrare apertamente la propria fede, con tutta la fatica di integrare il proprio orientamento sessuale, non scelto ma infine accolto dopo un faticoso cammino di accettazione, come lo potremmo definire: rivendicazione? O non, piuttosto, testimonianza?
Quali sono gli ostacoli che impediscono una concreta integrazione dei gruppi Lgbt nei diversi ambiti pastorali (familiare, giovanile, sociale, liturgica, spirituale, ecc)?
L’ostinazione nel considerare l’orientamento omosessuale o l’in- congruenza di genere come condizioni anomale. La scienza da tempo dice che sono condizioni normali, pur meno diffuse. Per quale motivo allora le persone Lgbt+ dovrebbero essere considerate “diverse”, e quindi oggetto di una cura pastorale specifica, tipo “riserva indiana”?
Nel documento si chiede di porre in modo serio il problema dei servizi e dei ministeri a cui anche i cristiani Lgbt+ dovrebbero poter accedere senza pregiudizi e senza discriminazioni nella speranza di una vita ecclesiale capace di nuovi sguardi. A quali servizi e ministeri si fa riferimento? Sarà davvero difficile aprire una breccia significativa nel muro di pregiudizi e di sospetti?
Le persone Lgbt+ in quanto tali – prima ancora di una scelta esplicita di coppia – secondo la dottrina non hanno alcuna controindicazione per vivere pienamente la vita cristiana ed ecclesiale come tutti i battezzati; assumendo quei servizi e ministeri a cui possono accedere, appunto, tutti i battezzati secondo la vocazione di ciascuno.
Se poi qualcuno dovesse scegliere esplicitamente la vita di coppia, beh, Amoris Laetitia contempla la possibilità che i divorziati risposati possano essere integrati in alcuni servizi e responsabilità ecclesiali. Per quale motivo non si potrebbe estendere questa integrazione anche alle coppie omosessuali?
Che significato attribuire al documento preparato da circa 50 sacerdoti e religiosi omosessuali per il cammino sinodale che chiedono di non soffocare più il proprio orientamento nella prospettiva di una Chiesa accogliente, capace di tacitare rigurgiti omofobici, nella consapevolezza spirituale, morale e scientifica che la diversità può diventare dono per tutti?
Questo documento è una novità importante. Che un numero così significativo di sacerdoti con orientamento omosessuale abbia rivolto ai vescovi del Sinodo un appello, raccontando il loro vissuto ecclesiale di esclusione e rifiuto – non dimentichiamo come parla l’istruzione della congregazione per l’educazione cattolica del 2005 dell’omosessualità e dei candida ti al sacerdozio con questo orientamento – è un evento degno di nota. Davvero sarebbe utile leggerlo con attenzione e meditarlo: racconta soprattutto una esperienza di coraggio e fede nel ministero.
Invito a scaricare tutto il fascicolo dei documenti inviato al sinodo da parte degli operatori di pastorale con persone Lgbt+, di cui il documento dei 50 sacerdoti omosessuali fa parte (www.gionata.org).