Perfetti sconosciuti. Quando un’amicizia sbiadisce non perché lui è gay
Riflessioni di Marta
Ma c’è un altro discorso che vorrei fare, con gli abiti di Marta, perchè è un discorso complicato. Che fine ha fatto l’amico gay, Paolo? Marta ha raccontato in queste pagine quanto sia stato importante quella, chiamiamola pure “amicizia”, quell’innamoramento, che mi ha portato a conoscere meglio il mondo omosessuale, conoscerlo nel rispetto, nella speranza che quel rapporto di amicizia si mantenesse profondo e nutriente nel tempo.
Sarebbe stato bello se si fosse potuto mantenere, se avesse potuto essere ancora vitale e nutriente, come mi pareva lo fosse stato un tempo. Ma non è più così. E non so se sia ovvio che non poteva proseguire nel tempo, mantenedosi vitale, oppure se è accaduto altro, se per altri motivi la pianta di quell’amore si sia prosciugata, avizzita, e di fatto ormai morta.
Sì, perchè essere amici, mantenere il dialogo, vuol dire anche seguire le vicende, dedicarsi tempo, conoscersi, coltivare il rapporto. Così non è stato. E sinceramente non so il perchè. Ma credo appartenga più a lui, che a me. E’ stata una perdita grande, nella mia vita di questi ultimi anni.
Certo che oggi, parlarmi di omosessuali mi viene anche un po’ di orticaria. Da un lato il figliolo gay di cui non posso parlare fin che non parla lui. Almeno credo. Dall’altro quell’amore, quell’amicizia incompiuta, sciolta come neve tra le dita, quando la credevi solida, resistente … come si fa a chiedermi “Rimaniamo amici”, e poi, dopo che ho fatto violenza a me stessa nello sforzo di trasformare l’amore in amicizia, sparire … come si fa?
La solitudine, il peso di oggi nasce anche da lì. Perchè ho fatto fatica a non tagliare con lui, quando mi ha detto di “sentirsi attratto dagli uomini”, proprio quando io mi sentivo più innamorata che mai di lui. Mi ha chiesto di continuare l’amicizia, e l’ho fatto, con grande fatica, e con grande gioia. E poi?
Il tempo che passa fa scivolare via promesse e sogni. E così oggi, pur definendoci sicuramente “amici”, io sento che siamo ormai sconosciuti. Nulla più so io di lui, nulla più sa lui di me.
Allora ecco che si spiega tutto il silenzio di questi ultimi tempi. Marta è rimasta senza parole, perchè voleva raccontare una storia, la “sua” storia, pensando fosse condivisa. Scoprire poi che non era così tanto condivisa, be’, come si fa a continuare il racconto, come si fa a continuare a credere nel racconto che si voleva raccontare? Marta si è zittita.
Ma Marta è pur sempre una parte di me. Una parte di me, e una parte che mi avete appicitato addosso, con il mio permesso.
Marta è pur sempre mia amica. E mi fa sorridere anche nelle sue piccole illusioni. E mi può venire in aiuto, nel riprendere questo racconto. Quasi una fiaba che riprende vita verso Natale.