Ponti Sospesi. Anche a Napoli veglieremo per le vittime dell’omofobia e della transfobia
Testo tratto da bullismoomofobico.it
«Sei come Jonathan. Ti piacciono i ragazzi, sei gay…». E giù battute e parolacce. Forse i suoi compagni non capivano fino in fondo quanto lo ferivano con quelle frasi, ma per Matteo, 16 anni, seconda superiore in un grande istituto tecnico, quel tormentone durato un anno e mezzo è stato troppo.
E un martedì ha deciso di farla finita: prima una coltellata mirata al petto, poi il volo dalla finestra di casa, al quarto piano di un quartiere residenziale.»
Nel 2007, nei giorni in cui si celebravano le esequie del giovane Matteo, morto suicida a seguito delle angherie omofobe dei suoi compagni di scuola, i cristiani omosessuali di Kairos di Firenze, sconvolti da questa assurda tragedia, lanciavano l’idea di dar vita a una veglia in memoria di tutte le vittime dell’omofobia chiedendosi: “possibile che i nostri pastori cattolici, solitamente così loquaci in tema di omosessualità, abbiano per lui una parola?” Nascevano così, nel 2007, le veglie ecumeniche per le vittime dell’omofobia.
Anche a Napoli da allora, ogni anno, la domenica successiva al 17 Maggio Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia (International Day Against Homophobia and Transphobia) promossa dall’Unione europea, ci si impegna nell’organizzare un’ora di condivisione con la città, grazie ai volontari di cristiani LGBTIQ del Gruppo Ponti Sospesi di Napoli.
La Veglia non è un momento di ripiegamento su se stessi per piangersi addosso ma per testimoniare che è possibile sperimentare un salto qualitativo anche nei rapporti interpersonali, accrescere il livello di reciprocità, costruire un modo più adulto nei tessuti comunitari in grado di superare malintesi, schematismi, precomprensioni, insomma, quel logoramento e quella stanchezza alimentati dal sospetto reciproco che crea solo desiderio di lontananza; per ricordare che c’è chi ancora non ha sperimentato tutto questo e che tutti siamo coinvolti affinché possa affermarsi un nuovo stile nei rapporti individuali e comunitari.
La Veglia non è ricerca di una visibilità forzata e non vuole dar voce a noi che vi partecipiamo ma a persone che la propria voce non han potuto, o non possono, farla sentire.
Oggi rappresenta ancor di più un momento attraverso il quale si diffonde il messaggio d’amore incondizionato e di dialogo tra cristiani cattolici, verterocattolici, valdesi, battisti, luterani, per dare un forte segno di nonviolenza e opposizione all’omofobia, alla transfobia, alla violenza di genere e a ogni forma di discriminazione, stigma e pregiudizio.
Che cos’è la preghiera nella veglia lo esprime bene nella sua riflessione il pastore valdese Gregorio Plescan, tratta da https://www.gionata.org, “La preghiera cambia chi la “fa”, e forse per questo non è facile pregare: perché non è mai facile essere messi in discussione”.
Pregare avendo in mente i problemi – pensiamo all’omofobia – ci costringe a metterci nei panni di chi subisce; ammettere che forse anche noi siamo stati responsabili di atti discriminatori, che abbiamo assistito ad eventi in cui qualcuno ha sofferto e noi, come il levita e il sacerdote della parabola del buon Samaritano, siamo passati oltre…
Pregare per qualcuno e con qualcuno significa accettare che lui o lei ci faccia parte delle sue preoccupazioni (a volte francamente pesanti e noiose) e accettare a nostra volta di far parte altri delle nostre preoccupazioni – che possono essere altrettanto noiose, banali – oppure che difendiamo gelosamente dalla curiosità degli altri.
Capiamo allora perché pregare può essere difficile: perché ci richiede di inserirle in un mondo più vasto, dove ci sono io ma ci sei anche tu, dove il centro di tutto possono non essere le nostre esclusive preoccupazioni, una volta tanto.”
Ecco perché invitiamo tutte le persone di buona volontà, le comunità cristiane, le associazioni laiche e ecclesiali a Vegliare con Noi!
Chi siamo? I gruppi cristiani LGBTIQ.
Il lavoro dei gruppi attivo ormai da trent’anni non va verso il fondare “il movimento dei gay cristiani”, questo non ci interessa proprio.
Antonio De Chiara è uno dei membri di Ponti Sospesi, il gruppo di persone LGBTIQ credenti di Napoli.: «Grosso modo, ritengo esistano due tipologie di gruppi: quelli fortemente proiettati all’esterno, che vivono il loro essere un gruppo di omosessuali cristiani come una forma di attivismo, e quelli più chiusi, che funzionano fondamentalmente come spazio di condivisione e di preghiera.
Noi cerchiamo di praticare quella che potremmo definire una “terza via”: intendiamo il gruppo fondamentalmente come uno spazio di ascolto, di dialogo e di condivisione del vissuto, ma allo stesso tempo siamo aperti a recepire gli stimoli che provengono dall’esterno, purché aiutino il nostro percorso di crescita come persone».
È quindi tramite il filtro dello “star bene noi”, per usare le parole di Geraci del Guado di Milano, che il gruppo sceglie i progetti in cui impegnarsi.
Nuova Proposta di Roma, fra i più antichi e numericamente consistenti gruppi in Italia, è animato da un approccio abbastanza simile a quello di Ponti Sospesi.
Secondo Andrea Rubera «il dialogo con la Chiesa è senz’altro un’attività fondamentale, ma più con l’obiettivo di fare informazione sull’accoglienza delle persone omosessuali che di attendere una legittimazione.
Va in realtà verso l’aumentare la consapevolezza nelle comunità cristiane, perché c’è ancora molto da fare per far capire al popolo di Dio in cammino cosa significa accogliere una persona omosessuale e quale sia il disagio che un adolescente omosessuale prova nello scoprire che, per il suo orientamento affettivo, quella che era la sua comunità di riferimento non può più esserlo, perché non ci si sente liberi di rivelare una componente fondamentale della propria esistenza».
I due approcci, ad ogni modo, nella maggior parte dei casi non si presentano come alternativi. Chiedere alle gerarchie, come anche a questa o a quella comunità locale, spazi di riconoscimento non vuol dire affatto, nell’esperienza di molti gruppi, trascurare le esigenze di accompagnamento del singolo fedele LGBTIQ e di sensibilizzazione nei confronti delle comunità di appartenenza.
La capacità di modulare l’attività del gruppo fra proiezione esterna e percorso comunitario di condivisione interna appare in questo senso un fattore decisivo, di cui la maggior parte di queste realtà associative mostra di essere ben consapevole.
La Veglia che, come gruppo Ponti Sospesi, proponiamo anche quest’anno, vuole essere una testimonianza di questo difficile ma affascinante cammino in una realtà complessa come quella napoletana e il nostro più vivo desiderio è di aprirla a tutte le realtà del territorio che condividono con noi l’impegno per costruire una società in cui la diversità sia vista come una potenziale ricchezza per tutta la comunità.
Domenica 20 maggio 2012
Veglia per le vittime dell’omofobia e della transfobia
Tempio valdese di Napoli, via dei cimbri ore 18.00, organizzata dal gruppo Ponti Sospesi di Napoli
Per maggiori informazioni sul gruppo di persone cristiane LGBTIQ Ponti Sospesi di Napoli: http://www.gruppopontisospesi.eu – http://gruppopontisospesi.forumfree.it