Porte, menti e cuori aperti. L’esperienza di un pastore LGBT-friendly in Africa
Testo tratto dal libretto Christian Role Models pubblicato da Stonewall (Gran Bretagna), liberamente tradotto da Laura
Questa storia è stata raccontata dal fondatore e pastore di una chiesa inclusiva in Africa orientale che si occupa di educare la comunità all’accettazione delle persone LGBTI.
Siamo una piccola congregazione di circa 50 persone e alcuni dei nostri membri sono lesbiche, gay, bisessuali, trans o intersex (LGBTI). È una chiesa con porte, menti e cuori aperti. Non discriminiamo nessuno in base all’orientamento sessuale o all’identità di genere. La missione della nostra chiesa è quella di dialogare con le persone attraverso un’attività di counseling e insegnare l’accettazione, come Cristo ha fatto. Il nostro obiettivo è quello di rivolgerci a tutti, senza discriminazioni.
Quando ero al liceo e all’università ho visto persone LGBTI perseguitate, che soffrivano molto. Alcuni di loro erano miei amici. Quanto ho cominciato a insegnare e lavorare come counselor mi sono imbattuto in un numero sempre crescente di casi di discriminazione contro le persone LGBTI. Ho scoperto che alcuni di loro avevano persino tentato il suicidio. Così, quando ho cominciato il mio ministero e la mia predicazione, sapevo che queste erano le persone con cui dovevo lavorare.
All’istituto teologico non ho imparato molto su come aiutare le persone LGBTI perché il programma era molto omofobico, così ho cominciato a sviluppare il mio punto di vista e ho incontrato persone che avevano lavorato in programmi per persone LGBTI. Poi ho sentito una chiamata, una vocazione: Dio mi ha fatto capire che c’era bisogno di servire queste persone con un messaggio di amore per contrapporsi al messaggio di critica che stavano ricevendo da altri. Così ho fondato il mio ministero, cominciando da casa mia.
Le persone LGBTI esistono in ogni società e in ogni cultura, questo è un dato di fatto. Non è biblico né cristiano chiudere la porta della fraternità in faccia a qualcuno in base all’orientamento sessuale o all’identità di genere. La fraternità dovrebbe permettere a tutti la comunione con Dio, dare a tutti la possibilità di adorare Dio così come si è. La Bibbia è molto chiara sul fatto che non dovremmo giudicare gli altri e sappiamo che Gesù non discriminerebbe; Gesù è venuto per tutti. Ho visto di persona che escludere le persone LGBTI dalla cristianità le porta a odiare la Chiesa; le uccide spiritualmente e le allontana dal nostro Dio d’amore. Queste persone hanno bisogno di sostegno, inclusione e assistenza spirituale. Dovremmo seguire l’esempio di Cristo e aiutare soprattutto gli emarginati, le persone che gli altri non vogliono vedere o di cui non vogliono sentir parlare. Per questo la porta della nostra chiesa è aperta a tutti.
Essere LGBTI non influenza la nostra relazione con Dio, ma riconciliare sessualità e fede nella società non è facile, soprattutto in Africa. Ho visto molta violenza, sia spirituale che fisica. L’omofobia in Africa risale al periodo in cui sono arrivati i missionari e hanno portato la loro interpretazione della Bibbia. Ma se si guarda alla Bibbia e si guarda alla sua tradizione più antica, si capisce che la stessa parola omosessualità è un’invenzione recente. La Bibbia non tratta di orientamento sessuale. Si parla degli atti delle città di Sodoma e Gomorra nel libro della Genesi, ma non si parla mai di due persone dello stesso sesso che si amano in termini di relazione. In questi passi la questione della sessualità non è fine a se stessa, ne viene fatto qualcosa di più grande.
Abbiamo fatto alcune ricerche e analisi su quello che la Bibbia dice (e quello che non dice) riguardo all’omosessualità, inclusi quei passi a cui le persone si riferiscono quando provano a dire che ‘essere gay è peccato’. Abbiamo inoltre creato alcune risorse sulle questioni LGBTI e la fede. Il nostro fine è quello di educare le persone e di contrastare l’ignoranza intorno ai temi dell’orientamento sessuale, in modo che quest’ultimo non sia più considerata né un peccato né un qualche tipo di demone che rende omosessuali.
Ho lavorato con le famiglie in tutto il paese per fare in modo che i figli LGBTI non venissero cacciati. Spesso cominciamo dalle madri, faccia a faccia, parlando delle questioni della fede, della sessualità e della natura dell’orientamento sessuale e diamo loro un po’ di libri ed articoli da leggere. Abbiamo consigliato genitori, amici, cugini e fratelli per creare comprensione, ridurre l’ignoranza ed informarli sulla materia e abbiamo aiutato alcune persone LBGTI ad accettarsi così come sono.
Andiamo avanti e parliamo anche con le chiese, perché anche loro sono famiglie. Abbiamo aiutato figure religiose a imparare cose che non sapevano sulle persone LGBTI. Tutto questo ha contribuito ad attenuare parte dell’odio, della discriminazione e dell’isolamento subiti dalle persone LGBTI all’interno della Chiesa e della famiglia nella nostra comunità.
Molti non sono d’accordo con noi e dicono che siamo ambigui e fuorvianti, ma siamo riusciti ad avere un dialogo con coloro che sono invece più aperti all’idea che sessualità e fede coesistano. Non è stato facile, ma questo non ci ha impedito di andare avanti e continuare a fare il lavoro che Dio ci ha chiamati a fare.
Ci sono ancora molte persone che hanno opinioni diverse dalle nostre, che non accettano alcuni individui, e questo durerà per un po’. Il futuro non è ancora chiaro, ma la percentuale di chi accetta le persone LGBTI è destinata ad aumentare lentamente grazie alla consapevolezza, alla sensibilizzazione, all’informazione, forse anche grazie al nostro lavoro. Attraverso il counseling e le interazioni, siamo ministri viventi e continuiamo per la nostra strada cercando di insegnare alle persone l’amore del Nostro Signore Gesù Cristo.
Testo originale (PDF): ‘It is un-biblical and un-Christian for people to close the door of fellowship against anyone on the basis of their sexual orientation or gender identity.’