Pray Away. Un docufilm su chi vuol “curare” i credenti omosessuali
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Recensione inviataci da Claudio Santini
Oggi è il 13 gennaio 2022. Casualmente vedo un film uscito su Netflix il 16 giugno 2021. Probabilmente per ricordare i moti di Stonewall avvenuti tra il 27 giugno ed i giorni che seguirono, nel 1969. Moti tristemente famosi per la forte repressione, anche fisica, di gruppi di omosessuali da parte della polizia americana.
E sempre oggi (13 gennaio) ricorre il ventiquattresimo anniversario dalla morte di Alfredo Ormando, scrittore omosessuale, suicidatosi il 13 gennaio del 1998 a Piazza San Pietro, per protestare contro l’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti degli omosessuali. E’ per questo motivo che oggi, 13 gennaio, si celebra la Giornata Mondiale del Dialogo fra Religioni ed Omosessualità.
Ma torniamo al film che ho visto. Non parla né dei moti di Stonewall, né di Alfredo Ormando. Diciamo solamente che le date sopra citate, mi hanno profondamente colpito. Come se avessero creato un legame ulteriore a ciò che il film rappresenta. Fede ed Omosessualità.
Il film in questione è “Pray Away”. Documentario diretto da Kristine Stolakis, che narra la storia di Exodus International. La più grande e controversa organizzazione religiosa di terapia di conversione al mondo. Perdonatemi se farò un po’ di spoiler… Nata nel 1976 su ispirazione di alcuni uomini della Chiesa Evangelica. Già dalle prime immagini del documentario si capisce la difficoltà di questi cinque uomini, di accettare la propria omosessualità. Uno di loro ammette di aver vissuto la propria adolescenza sempre bullizzato.
Essere un ragazzo gay era vissuto spesso come un crimine, come un qualcosa di profondamente sbagliato. Ed ecco l’intuizione che ha portato alla creazione del più grande movimento religioso in contrasto con il movimento LGBTQ+.
Se esistevano, nelle parrocchie, gruppi di cristiani per il recupero degli alcolisti, dei tossicodipendenti…perché non creare un gruppo per “curare” spiritualmente, ed in seguito “psicologicamente” i ragazzi omosessuali, le ragazze lesbiche…?
Entrare in questi gruppi forniva nuovamente a questi ragazzi, a queste ragazze un appiglio per tornare alla “normalità”, per superare quella difficoltà di sentirsi sempre “diverso”, sempre criminalizzato dal pensiero comune.
Una forma di omofobia interiorizzata incanalata verso la preghiera, verso la fede in Dio, per “tornare” purificati nelle proprie famiglie, nella propria quotidianità.
Un movimento che, nato nel 1976, è cresciuto nell’America degli anni ottanta e oltre, per tre decenni. Senza che i leaders avessero una minima preparazione professionale, psicologica, di counseling per poter affrontare situazioni anche drammatiche.
Le frasi ad effetto erano sempre le stesse di oggi: un bambino ha bisogno del padre e della madre; un trauma come elemento scatenante dell’omosessualità; omosessualità, malattia psicologica dalla quale si può “guarire”.
Gli “ex – gay” crescevano come funghi. In televisione si celebravano le coppie etero, formate felicemente da ex – omosessuali ed ex – lesbiche. Nel corso degli anni il passaggio dalla “fede” alla politica è stato breve.
Testimoni di un nuovo rinascimento della “famiglia”, supportavano le organizzazioni di estrema destra più conservatrici, fino a riuscire a negare per legge il matrimonio gay.
Un movimento che riesce a far si che circa 700.000 adolescenti vengano sottoposti a terapie riparative di conversione. Con tentativi di suicidio ben oltre la soglia degli adolescenti “normali”.
Un movimento che viene sciolto nel 2013, dopo che alcuni leaders riconoscono pubblicamente di non aver mai “superato” i propri orientamenti sessuali. Dopo indicibili sofferenze di migliaia di ragazzi e ragazze, sottoposti ad un continuo lavaggio del cervello.Ma quel che più preoccupa è che nulla di tutto ciò è scomparso.
Già nel documentario si percepisce che altri movimenti hanno preso il posto di Exodus. Bonariamente per le strade americane Jeffrey McCall persegue nel suo disegno “divino” di redenzione di persone LGBTQ+ con la sua Freedom March.
Che dire… Né è passata di acqua sotto i ponti, ma stiamo qui ancora a disquisire del riconoscimento universale di essere semplicemente se stessi. Quel che è più avvilente è sentire persone di “chiesa” pronunciare frasi omofobe sempre false ed uguali negli anni. Così nel 1976, così nel 2022.
“Se l’attrazione sessuale o l’orientamento sessuale fossero la base per creare un matrimonio allora i pedofili potrebbero tranquillamente sposare i bambini di sette/otto anni” (Conferenza Exodus)
“Perché la teoria del – mi sento – deve valere solo per la donna che si sente uomo o viceversa…? Qual è il criterio razionale per cui saremmo pronti a negare il diritto a un novantenne che – si sente – un ragazzino di fare l’amore con una bimba di dieci anni…? Una legge dello Stato può fondarsi sul – mi sento – ?” (Post Facebook a proposito del Ddl Zan, professore e studioso 7 giugno 2021).
Cosa è cambiato tra Exodus International ed Il Popolo della Famiglia…? Cosa cambia tra Freedom March e Le Sentinelle in Piedi…? Nulla. L’uso conservatore e reazionario della religione è sempre il medesimo.