Preferisco la deformità dell’amore alla perfezione dell’odio. Lettera aperta al Vescovo di Pesaro
Riflessioni e lettera aperta di Luca Perilli, Vice-Presidente Arcigay Agorà Pesaro-Urbino
Leggo spesso i contenuti del vostro portale perché anch’io sono gay e credente. Ho deciso di prendere le distanze dalla Chiesa cattolica: probabilmente non ho sufficiente fede per credere in un cambiamento di quella struttura.
Studiandone la storia, infatti, mi sono convinto che è una struttura di peccato, che poco si confà al messaggio evangelico. Questo, però, non mi impedisce di comprendere il desiderio di appartenenza di chi resta nonostante tutto: in fin dei conti crediamo nello stesso Vangelo!
Leggo spesso anche acredine nei confronti dell’Arcigay, accusata da molt* gay e lesbiche di essere troppo “tranchant” nel giudizio su chi si professa omosessuale e credente.
L’obiezione non è affatto priva di fondamento però suggerirei a queste persone di riflettere su cosa significhi essere cattolici oggi e difficilmente si troverà uno spazio reale nella Chiesa attuale per una persona LGBT.
Al massimo si potrà sperare in qualche iniziativa isolata o al più “tollerata”, ma prima o poi la Chiesa-istituzione “rompe” con tali esperienze perché al momento non è intenzionata a confrontarsi con noi (se non alle proprie condizioni, per noi mortificanti). Molt* di voi sono convint* che tutto questo cambierà, io non ho più questa fiducia. Spero per tutt* di essere in errore, naturalmente.
Nessuna incompatibilità, invece, col messaggio cristiano dei Vangeli che è di amore universale incondizionato. Milito in Arcigay perché come credente ho capito che esiste una forma di peccato molto subdola che pervade molt* di noi: quello di OMISSIONE.
Non si pecca solo FACENDO del male, ma anche stando zitti di fronte a chi lo perpetra. E’ ladro tanto chi ruba, tanto chi tiene il sacco; ed è complice tanto chi tiene il sacco quanto chi si gira dall’altra parte per non vedere.
Non potendo fare nulla da solo, ho deciso si profondere il mio impegno in Arcigay. Portando in quella Associazione tutta la mia sensibilità di cristiano profondamente laico (ricordo che la laicità è stata inventata proprio da Gesù: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”).
Opero a Pesaro da più di 10 anni; negli ultimi due mesi si è scatenato un autentico inferno per noi gay: prima l’esclusione mai motivata del coro di omosessuali credenti “Komos” da una rassegna canora organizzata dalla Curia locale insieme a Comune e Provincia, poi un’aggressione terribile a una coppia di ragazzi che si baciavano fuori da un locale del lungomare, il 15 Agosto una pesante omelia del locale Arcivescovo.
In tutte queste vicende abbiamo tenuto la barra dritta, ci siamo fatti sentire, siamo riusciti a far svolgere il concerto da un’altra parte, molti cattolici dissidenti (perlopiù etero) ci hanno appoggiato tappezzando di citazioni bibliche la strada che portava verso la nuova sala del concerto, abbiamo fornito assistenza morale e legale ai ragazzi pestati (più di 20 giorni di prognosi per uno di loro, un volto interamente spaccato e due vite irrimediabilmente segnate).
Dopo le indegne parole del Vescovo che ci ha definito “deformazione dell’amore”, ho sentito il bisogno di intervenire non tanto come esponente di Arcigay ma personalmente come credente. Desidero quindi condividere con voi la lettera aperta che ho inviato a mons. Piero Coccia e che è stata ripresa dai giornali locali.
Vi saluto fraternamente,
Luca Perilli, Vice-Presidente Arcigay Agorà Pesaro-Urbino
* * *
Lettera aperta di un gay credente a S.E. Mons. Coccia
Egregio Sig. Vescovo, apprendo da fonti di stampa che nella Sua omelia di Ferragosto, festa mariana tra le più importanti per i cattolici, Ella avrebbe affermato che noi omosessuali siamo una “deformazione dell’amore”.
Voglio ringraziarLa sentitamente dell’attenzione particolare che ci ha riservato e che pensiamo di non meritare, ritenendo umilmente che ben altri siano i significati della Festa del 15 Agosto. Ma voglio ringraziarLa soprattutto come credente in quanto le Sue parole ci danno una certezza: quella di far parte di quegli “ultimi” e di quegli “esclusi” che da sempre sono i favoriti di Gesù. Questa certezza, Le assicuro, ci dà tanta forza per continuare le nostre battaglie in difesa della nostra Dignità di Esseri Umani a parte intera.
Il mio ringraziamento è ancor più grande perché se quelle sono davvero Sue parole, esse avranno avuto il merito di togliere a tutti ogni residuo dubbio quanto alla paternità morale degli atti di discriminazione sociale dei quali siamo vittime ogni giorno di più in Italia.
Il Vangelo e la Storia ci hanno insegnato che i Sommi Sacerdoti di ogni epoca, con la complicità dei Ponzio Pilato di ogni epoca, sono sempre riusciti a far liberare il Barabba di turno e a crocifiggere il Giusto di turno. Tra gli applausi del popolo istigato a dovere.
Faccio pubblica professione di continuare a preferire la vicinanza con gli “ultimi” piuttosto che con “quelli delle prime file”. E di continuare a preferire la deformità dell’amore alla perfezione dell’odio tutto d’un pezzo.
Luca Perilli, Vice-Presidente Arcigay Agorà – Pesaro