Preghiere per o contro? Veglie e processioni riparatorie
Riflessioni inviateci da Massimo Battaglio
Si conclude un mese di preghiere: quello delle veglie per le vittime dell’omofobia. Quest’anno sono state tante e importanti. Si è vegliato ad Assisi, Bergamo, Bologna, Cagliari, Civitavecchia, Firenze, Genova, Lucca, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Pescara, Ragusa, Reggio Emilia, Roma, Sanremo, Torino, Trapani, Trieste, Venezia, Vicenza.
In tutte le regioni d’Italia, cristiani lgbt, loro amici, loro genitori, hanno sfidato ogni pregiudizio e consegnato al Signore le loro intenzioni.
Molte chiese – intese come luoghi e come comunità – si sono aperte per ricordare il grave peccato dell’omofobia. Molti sacerdoti si sono uniti nell’ascolto, nella speranza di un domani migliore, nel chiedere perdono per ogni ingiusta discriminazione.
Ne avevano ben donde, dal momento che le persone che denunciano di essere state vittime di gravi fatti omofobi sono sempre di più. Lo scorso anno in Italia sono state 204, contro una media di 115 negli anni precedenti. Quest’anno, solo nei primi cinque mesi, siamo già a 83. Molti sostengono che non sia in aumento il fenomeno ma solo la sua emersione, il che è un fatto positivo perché indica una presa di coscienza. Vuol dire che i gay, le lesbiche, i/le trans non ci stanno più a subire in silenzio e hanno imparato a denunciare. Ma si tratta comunque di numeri importanti.
Sono numeri e voci che, per varie ragioni, non possono che interpellare anche la Chiesa. Innanzitutto perché Dio aborrisce ogni forma di violenza e discriminazione. E poi perchè i cristiani hanno una pesante responsabilità a proposito di violenza contro le persone omosessuali. Troppi continuano a discriminare proprio in nome di Dio. Tanti pensano che l’odio per le persone omosessuali sia in linea con la Sua volontà, ovvero si illudono che Egli benedica i loro pregiudizi.
E’ quindi bene che nella Chiesa si levino voci di segno contrario. E’ giusto che si chieda scusa per secoli di insensibilità. Fa piacere che si dica con chiarezza che il Signore ama ogni forma di amore, soffre con chiunque soffra e disprezza il disprezzo.
E nelle nostre preghiere, è bello che si ricordi ciò che ha detto recentemente il paparecentemente il papa rivolgendosi a un attore omosessuale:
“Chi rifiuta gli omosessuali non ha un cuore umano. Dare più importanza all’aggettivo ‘gay’ che al sostantivo ‘uomo’ non è buono. Siamo tutti esseri umani, abbiamo dignità”.
Le preghiere per le vittime dell’omo-transfobia sono state questo, nel loro piccolo. E hanno suscitato un discreto interesse mediatico. Ne hanno parlato testate lgbt, quotidiani generalisti e, per la prima volta, anche la stampa cattolica più accreditata.
Ora si apre la stagione dei pride. E non mancano gruppi che si organizzano preghiere contro, processioni “di riparazione” per lo scandalo. Verrebbe da fare spallucce, se non altro per non fare pubblicità gratuita. Ma c’è qualcosa di nuovo, che non si può tacere: per esempio la risposta che il vescovo di Modena Erio Castellucci ha dato a uno di questi comitati sorto nella sua diocesi. Vediamone qualche passaggio:
“Ritengo che ogni persona vada accolta e accompagnata e quindi, per quanto mi è possibile, rifiuto gli atteggiamenti discriminatori verso coloro che, rimanendo entro la legalità, decidono di manifestare pubblicamente le proprie idee. Per questo (…) mi pare inopportuno creare tensioni e polemiche”
“Conosco e mi relaziono con diverse persone che hanno espresso il loro orientamento omosessuale e sono bene inserite anche nel tessuto ecclesiale”
“il Comitato non rappresenta ufficialmente la Diocesi (…) dunque non necessita di alcuna autorizzazione, in quanto libera espressione del diritto ad associarsi. Ma Auspico che la “processione” (…) sia un momento di preghiera per la conversione prima di tutto dei partecipanti (e anche del sottoscritto) e non una manifestazione “contro” qualcuno”.
“Mi si permetta infine di augurare a me stesso e a tutti la maturazione di uno stile capace di guardare l’altro non come nemico, ma come persona che porta in sé l’“immagine e somiglianza” di Dio”.
Molto chiaro.
Serva di lezione anche al ministro per la famiglia, Lorenzo Fontana, che si è affrettato a plaudire alla “processione riparatoria”.A lui vorrei chiedere due cose. La prima: di quale famiglia è ministro?
In Italia, le famiglie sono circa venticinque milioni, tutte molto diverse. Ce n’è una che è più famiglia delle altre? Tra le numerose famiglie fondate dai suoi colleghi (ben più d’una a testa), quale si avvicina di più a quella ideale? E l’altra cosa: il ministro della famiglia ha delega sulle processioni?