Prego contro l’omofobia perché altrimenti sarei già passato alla lotta armata
Riflessioni di Massimo Battaglio*
Io prego contro l’omofobia perché altrimenti sarei già passato alla lotta armata. Tutti i giorni, da quasi una decina d’anni, mi sono preso l’impegno di registrare tutti gli episodi di omofobia che riescono a venire alla luce in Italia. A oggi, ho annotato 1255 vittime, cinque delle quali questa mattina prima delle nove. Storie tremende, che tutti conosciamo.
Ma c’è altro. Quando ricevo la notizia di un episodio omofobo, cerco sempre sul web qualche occorrenza che mi garantisca che non si tratti di una bufala. E così finisce che mi imbatto in commenti da parte di siti cattolici integralisti che si sbracciano per dimostrare che non è niente vero, che ci inventiamo tutto, che l’omofobia non esiste e che, ai poveri omofobi, dovremmo fare un monumento.
E pazienza. Non mi è difficile avere pietà per lo squadrone di squinternati, malati sostanzialmente di solitudine, che prestano la tastiera per aggiungere odio all’odio, al soldo delle organizzazioni politiche – e non solo politiche – il cui scopo, meschino, è fondamentalmente quello di affossare la legge Zan. A volte mi piacerebbe perdonarli un po’ alla Don Camillo: “non bisogna alzare le mani, ma i piedi…”. Poi mi passa. Chiedo scusa se la mia vigliaccheria non arriva alla loro.
Chi proprio non riesco a perdonare (e meno male, perché non compete a me perdonare per i torti subiti dai miei fratelli) sono piuttosto i “mandanti morali” di questa faccenda, persone niente affatto squinternate, spesso gravate di responsabilità civili ed ecclesiali. Non riesco a non provare un forte risentimento contro i redattori de L’Avvenire, quotidiano che dovrebbe rappresentare tutti i cattolici d’Italia e che invece si è dato come missione di parlar male del ddl Zan con almeno un articolo al giorno. Non riesco a non desiderare che, a certi preti e vescovi che godono nel lanciare maledizioni contro le persone omosessuali e transessuali, gli si attacchi la lingua al palato.
Lo confesso: per loro, prego con un verso del salmo 136, il grido di Israele oppressa “Sui fiumi di Babilonia”.
Prego perché il Signore ci faccia giustizia, perché, se dovessi farla io, andrebbe a finire male. Prego perché mi dia la calma; perché tenga ferme le mie mani, perché prudono.
* Massimo Battaglio, architetto, nato il 04/06/’65, vive e lavora a Torino. Formatosi all’impegno socio-politico nella GiOC, Gioventù Operaia Cristiana, ha fatto parte dei Comitati Spontanei di Quartiere tra il 1995 e il 2001 conducendo indagini sul degrado urbano nelle periferie. E fondatore e animatore del progetto Cronache di Ordinaria Omofobia volto a censire i casi di omotransfobia in italia.
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