Prepararsi ad una Chiesa cattolica che non esiste ancora
Articolo di Jocelyn Girard* pubblicato su baptises.fr il 29 gennaio 2019, libera traduzione di finesettimana.org.
Ci sono talmente tanti segni che confermano, da un punto di vista sociologico, che la Chiesa cattolica in Occidente, e ancor di più nel Québec, sta decisamente scomparendo, che non sembra molto saggio voler affermare il contrario.
Pensiamo alla disaffezione dei fedeli alle assemblee domenicali, alla mancanza di risorse umane, nello specifico la quasi completa scomparsa di vocazioni sacerdotali, e al denaro che manca per mantenere il patrimonio edilizio e le risorse pastorali, tutto lascia intravedere la fine accelerata di questa forma istituzionale di Chiesa. Gli scandali di pedofilia che vengono alla luce un po’ ovunque nel mondo e la copertura accertata degli alti responsabili dell’epoca non fanno che rendere più profonda la convinzione che “quella Chiesa lì” non può sopravvivere ai propri demoni.
Evidentemente continuano ad esistere piccoli gruppi legati alla visione societaria e alla struttura gerarchica della Chiesa. Ci sono anche tutte quelle persone che, citando Matteo 16,18, si rassicurano scandendo che “le porte dell’inferno non prevarranno contro [la Chiesa]”. Quindi, la Chiesa, in quanto corpo mistico, non potrebbe morire, essendo chiamata a sussistere fino al ritorno di Cristo. Ma forse confondono la Chiesa e il modello storico nel quale si realizza.
Organizzazione “umano-divina”
Soprattutto a partire dal Concilio di Trento (1545-1563), il papa e i vescovi erano a capo di una chiesa che si definiva come una società umano-divina gerarchizzata costituita dal clero (quelli che governano) e dai laici (i governati). Anche se il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha tentato di operare un riallineamento della Chiesa come “popolo di Dio”, il modello clerico-gerarchico rimane praticamente il solo che tutti i cattolici viventi ai nostri giorni abbiano conosciuto.
Nella sua dimensione di organizzazione umana e sociale, la Chiesa è tuttavia chiamata alla più grande riforma della sua storia. Il clericalismo, che papa Francesco combatte, è percepito come il bersaglio da abbattere. La gerarchia e il clero non potrebbero più funzionare in maniera indipendente dal Popolo, ma piuttosto dentro di esso, rendendosi responsabili tanto verso Dio quanto verso la comunità dei battezzati che devono servire.
Comunità nuove
Accanto alla Chiesa che muore, vi sono gruppi di credenti, donne e uomini, che non disperano. Si riuniscono e accettano di farsi carico della loro comunità, con il desiderio di abilitarsi per riunirla ed animarla. Nella nostra diocesi, li chiamiamo “équipe di animazione locale”. Al loro interno, non si trovano né preti né altri “funzionari” della Chiesa, anche se hanno il sostegno di una persona che ha piuttosto il ruolo di accompagnatrice.
Queste piccole cellule si incontrano, pregano insieme, si mettono in ascolto della Parola e cominciano a poco a poco a vedere i segni di nuovi germogli in una Chiesa “in uscita”.
Con altre piccole comunità, questi gruppi di battezzati impegnati contribuiranno a modificare concretamente il paesaggio ecclesiale, portando di per sé allo sviluppo di una nuova forma di leadership, più umile, più in sintonia con la realtà di oggi, riconoscendo che tutti e tutte possiedono un senso della fede che trova la sua ispirazione nello Spirito Santo e nel Vangelo.
Questa Chiesa comincia a nascere. Non la si sente, perché è occultata dall’altra che, come un gigante agonizzante, sta crollando con un fracasso assordante.
Ma delle brecce lasciano intravedere l’orizzonte che si leva. Non lo vedete?
*Jocelyn Girard, Institut de formation théologique et pastorale. Chicoutimi. Québec. Ca.