“Sei omosessuale? non posso assolverti”. La vicenda di un giovane gay cattolico
Articolo tratto da Adista Notizie, n. 46 del 2 Maggio 2009
“Io non mi sento del tutto sereno – ha spiegato il ragazzo pugliese – perché non riesco a conciliare la mia fede con la mia omosessualità: ho forti sensi di colpa.
A questo si aggiunge che non è facile vivere in un paese di 5mila anime e sento tanto il bisogno di trovare una persona da amare e che mi ami. Quando mi vado a confessare, poi sto male, perché nascono in me tanti sensi di colpa”.
E a giudicare dai racconti delle sue “due ultime confessioni” non è difficile comprendere la profonda frustrazione che deve provare il ragazzo. “Da pochi anni abbiamo un nuovo parroco, molto giovane, di circa 40 anni, molto attivo. Speravo di trovare conforto, così mi sono andato a confessare, ma non è stato così.
Lui ha condannato la mia condizione, mi sembrava che neanche mi ascoltasse, come se avesse dei tappi alle orecchie; e per finire mi ha pure consigliato uno psicologo per farmi ‘curare'”.
Il copione si ripete pochi giorni dopo: “A distanza di una settimana sono stato a San Giovanni Rotondo e anche lì ho deciso di confessarmi, ma anche questa volta mi è andata male. Appena gli ho detto al frate confessore: ‘Sono gay’, mi ha risposto: ‘Non ti posso dare l’assoluzione’, senza che io potessi dire altro.
Mi sono sentito morire, mi ha fatto tutta la predica su Sodoma e Gomorra e poi, con mia insistenza e siccome gli avevo detto che non avevo rapporti con uomini da almeno 4 mesi e dopo avermi fatto promettere che non lo avrei più fatto, mi ha dato l’assoluzione”.
Nella sua affettuosa risposta don Barbero – prima di concordare con il ragazzo un incontro a Bari anche per segnalargli qualche sacerdote sensibile in grado di accompagnarlo nel suo cammino di fede – ha domandato: “Perché continui a confessare la tua omosessualità? Ti fai solo del male.
I preti in genere, tranne poche eccezioni, sono impreparati ed incapaci di ascoltare: applicano le regole ecclesiastiche e poi hanno l’idea di possedere la verità. Se sono giovani, normalmente sono ancora più chiusi e dogmatici. Se pratichi la confessione, smettila di parlare della tua omosessualità con i preti, tranne che tu ne conosca qualcuno davvero attrezzato sul piano biblico, psicologico e culturale”.
“Rispetto lo spirito di devozione che ti ha portato a San Giovanni Rotondo – ha inoltre aggiunto il prete di Pinerolo pur precisando che “la fede è molto lontana da queste montature gerarchiche che ingannano tanta brava gente che viene condotta alla credulità e alla superstizione” – “ma ti vai proprio a cacciare nei luoghi del cattolicesimo più tradizionalista…
Ti vuoi fare del male? Sono questi professori che devono essere curati per la loro ignoranza, non tu”. “Gusta la gioia di essere te stesso – ha concluso don Barbero – e vivi in pace davanti a Dio”.
Proprio nello spirito indicato da don Barbero si muove la settimana di veglie di preghiera in programma dall’ 11 al 17 maggio 2009, giornata mondiale per la lotta all’omofobia.
L’iniziativa, promossa dal gruppo Gionata e giunta alla sua terza edizione, si propone come “momento di preghiera ecumenica e di testimonianza cristiana” cui sono invitate “tutte le persone di buona volontà, le comunità cristiane, le associazioni laiche e ecclesiali”: “Non possiamo stare in silenzio quando milioni di uomini e donne soffrono nel mondo (minacciati, torturati e, in alcuni Paesi, anche uccisi) solo perché esistono, perché amano e vogliono vivere l’affettività che il Signore ha dato loro”.
Numerosi sono i gruppi che in tutta Italia hanno già dato la propria adesione e che organizzeranno iniziative a livello territoriale.
Fra questi le principali associazioni di credenti omosessuali, come Il Guado di Milano, Nuova Proposta di Roma, Emmanuele di Padova, Fratelli dell’Elpìs di Catania, Ponti Sospesi di Napoli, Kairos di Firenze. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.gionata.org/in-veglia/2009.html, oppure scrivendo all’indirizzo mail gionatanews@gmail.com.