Qual è il senso della mia vita di cristiano omosessuale?
Riflessioni tratte da cristianosgays.com (Spagna) del 3 Marzo 2010, liberamente tradotte da Dino
Molte volte mi sono chiesto qual è il senso della mia vita e ancora di più come sto realizzando questo senso che spesso non arrivo a comprendere in modo completo.
Ebbene, guardandomi indietro, vedo che l’intera mia vita non è stata altro che una lunga ricerca di Dio.
E in questa ricerca ha avuto un ruolo importante la Chiesa cattolica, una comunità che mi appare come un chiaroscuro, una notte nella quale è possibile vedere debolmente, ma nella quale l’aurora non riesce a sorgere.
Queste riflessioni sulla Chiesa non nascono dal risentimento e tantomeno da un’ipotetica ferita; nascono da un sincero desiderio di camminare insieme ad altri miei fratelli che sono cattolici e omosessuali e si sentono, ci sentiamo perplessi, di fronte all’atteggiamento della Chiesa verso di noi (omosessuali) e i nostri diritti.
Un atteggiamento che in questi ultimi mesi sta raggiungendo proporzioni davvero scandalose e in alcuni importanti membri della gerarchia della Chiesa sta iniziando a trasformarsi in un’autentica nevrosi ossessiva.
Perciò inizio dicendo che queste parole nascono dall’amore; sì, dall’amore filiale alla Chiesa e allo stesso tempo dalla necessità di condividere, dialogare e anche discutere.
Davanti a me ho queste parole della Scrittura che voglio siano la guida di questo scritto: “Non agirete per rivalità né per ostentazione, vi lascerete guidare dall’umiltà e riterrete gli altri sempre superiori a voi. Non cercherete i vostri interessi, ma tutti cercherete l’interesse degli altri”. (Fil. 2, 2b-4)
Ho fatto sempre fatica a comprendere la chiusura della Chiesa nei confronti della nostra realtà (omosessuale).
Una chiusura che parte dal rifiuto ad un semplice avvicinamento, ad un semplice dialogo che nasce dall’Incarnazione nella quale Dio si è fatto uomo che parla con l’uomo.
La Chiesa afferma di rispettarmi e di condannare ogni discriminazione, ma mi dichiara peccatore se scelgo di amare e di legarmi a qualcuno nel solo modo in cui posso farlo; impiega ogni mezzo a sua disposizione per impedire che io abbia gli stessi diritti del resto dell’umanità; mi dichiara malato, immaturo e anormale; mi nega la possibilità di svolgere il ministero pastorale, arriva fino ad incolparmi di voler distruggere la “famiglia tradizionale” e tramite questo anche la società di cui la famiglia costituisce il fondamento.
E addirittura fa tutto questo in nome di Dio. E allora mi chiedo: “Anche Dio mi rifiuta, mi condanna?”.
Quindi ho domandato a Dio: “Anche tu mi condanni? Perché allora mi hai fatto così?”.
E Dio mi ha dato una risposta sconcertante: mi ha presentato la morte di suo Figlio sulla croce come una risposta a questo grido che usciva dal profondo di un cuore che chiedeva una risposta a Colui che era l’Unico capace di darla.
Ho trascorso molti anni meditando questa risposta enigmatica nel silenzio della contemplazione di questo Dio crocifisso. E il mio grido dinanzi a Dio si è trasformato in un sentimento di pietà: mio Dio, perché ti hanno crocifisso?
E in questa risposta, nella risposta a questa domanda sul perché hanno crocifisso il Dio Incarnato, ho trovato la risposta al perché i “rappresentanti” di Dio oggi crocifiggono tanti uomini e tante donne per il fatto di essere omosessuali.
Chi ha ucciso Gesù? La condanna di Gesù è stata una condanna religiosa. Sono i rappresentanti della presenza di Dio che condannano Gesù.
Dio era stato definito e continua ad essere definito da chi rappresenta il potere religioso.
Ma una religione si trasforma in perversione quando usa il nome di Dio per i suoi propri interessi e la sua propria concezione del mondo e della struttura sociale. Dio è stato definito da ciò che i poteri religiosi dicono di Lui.
E quindi Gesù è stato definito dalle autorità religiose come qualcuno che si oppone a Dio, ma quale Dio?
Secondo la legge religiosa io sono un condannato. Ma per Gesù? La domanda è se Dio viene definito da Gesù o dalle autorità religiose. Noi ci veniamo a trovare nel contrasto tra la verità di Dio manifestata in suo figlio Gesù Cristo e la verità di Dio ridotta ad idolatria dal potere religioso. E questo fa sì che la verità e la bontà appaiano offuscate.
Ci scontriamo qui con un grande problema: uomini che vogliono essere buoni, che vogliono la volontà di Dio, e che allo stesso tempo cercano di distruggerci, contro la volontà di Dio che ci ha creato così.
Questo è il grande inganno di Satana: far credere al potere religioso che sta facendo il bene quando invece sta facendo il male. L’uomo religioso resta intrappolato nello spazio della rivalità e del confronto.
Nelle loro mani Dio si trasforma nel grande distruttore della fraternità umana. Questi nuovi farisei cercano la giustizia, ma la loro giustizia, annientando coloro che essi ritengono non rientrare in questa giustizia.
Questa forma di “santa giustizia” non fa altro che creare un inferno, e l’inferno è il luogo dove non c’è Dio; pertanto queste autorità religiose invece di manifestare al mondo la presenza di Dio, creano spazi di “non-Dio”.
Perché coloro che hanno il potere religioso (sacerdoti e farisei) uccidono Gesù? Perché Gesù fin dal principio cerca di integrare tutti quelli che si trovano fuori dalla legge, tutti quelli che essi, in base alla loro legge, consideravano peccatori.
Fin dal principio c’è un contrasto tra il modo di intendere la religione e il mondo da parte di Gesù e da parte delle autorità religiose.
L’azione di Gesù fondamentalmente è di reintegrare tutti coloro che i poteri religiosi escludevano da Dio e dalla società.
Gesù invita nel suo regno fondamentalmente, benché non soltanto, quelli che la religione considerava condannati da Dio: peccatori, prostitute, malati, pubblicani, pagani… oggi siamo noi omosessuali a non rientrare nella legge religiosa e per questo i poteri religiosi ci escludono dallo spazio sacrale e tentano di farlo anche da quello sociale.
Nella vita di Gesù gli empi appaiono come pii, e i giusti e i religiosi come ingiusti. Oggi, come era successo anche ai tempi di Gesù sono i “giusti”, quelli che si sono arrogati il potere di decidere ciò che piace a Dio e ciò che non gli piace, dove sta il peccato e tutto quello che al loro tempo rimproverarono a Gesù come se fosse blasfemo; oggi molti ci accusano di “andare contro natura” e contro la legge di Dio.
Ma oggi come ieri il peccato non è in noi ma in coloro che ci condannano; sono schiavi del loro stesso peccato e non adorano Dio, ma “la bestia” (Ap. 13). Gesù venne ucciso dai sacerdoti, ma Gesù non aveva peccato; il peccato era nei sacerdoti. Gesù è morto per non aver rispettato la legge, per essere un blasfemo.
I sacerdoti di oggi condannano noi usando le stesse parole con cui condannarono Gesù: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge…” (Giov 19,7).
La condanna alla quale continuamente ci sottopongono gli uomini di Chiesa che dichiarano che la nostra vita non è gradita agli occhi di Dio, è un chiaro segno che non hanno accettato l’ultima parola di Dio manifestata in Cristo Gesù.
La condanna e la persecuzione a cui di continuo ci vediamo sottoposti da parte delle Chiese cristiane sono una porta sbattuta in faccia a Dio dagli stessi che si dichiarano suoi rappresentanti: “E’ venuto alla sua gente, ma la sua gente non l’ha accolto” (Giov 1, 11).
La Chiesa ci dice, in nome di Dio, che se viviamo secondo il nostro modo di essere, uomini e donne omosessuali, siamo in inimicizia con Dio. E aggiungono: non è che siamo noi a dirlo, ma è la volontà di Dio.
La frase con cui condannarono Gesù si ripete di nuovo; è come se dicessero scusandosi: noi siamo buoni, ma “abbiamo una legge che è data da Dio, e secondo questa legge… (Giov. 19, 7).
Ma la Parola definitiva di Dio è Gesù, Parola che i sacerdoti di ieri e di oggi non hanno saputo accettare e per questo lo mandarono a morte come blasfemo. Gesù è morto condannato e noi siamo condannati, a causa di una visione satanica che i sacerdoti di ieri e di oggi hanno di Dio.
Un Dio che serve soltanto ai loro interessi, un Dio che con la sua legge condanna e semina di vittime la storia, che trasforma in un inferno l’esistenza umana di molti uomini e donne, spogliandoli della loro dignità sociale; una falsa immagine di un Dio che è umiliazione dell’uomo e che i sacerdoti di ieri e di oggi usano per espellere alcuni di noi dal mondo umano.
Ma Gesù è entrato in quella realtà nella quale gli uomini si credevano allontanati da Dio, condannati dai suoi rappresentanti. Gesù, condannato come blasfemo, invitò allora e invita adesso i sacerdoti, tutte le autorità religiose, a fare della loro vita non una condanna per gli altri, ma ad essere donatori di vita partendo dalla verità di Dio.
Gesù è già per sempre insieme a tutti quegli uomini e donne omosessuali che nel corso di tanti secoli sono stati condannati a causa di questa visione satanica di Dio che molte volte la Chiesa, tutte le Chiese, hanno mostrato.
La morte di Gesù, il Giusto condannato da quelli che si credevano portatori della verità di Dio, oggi si trasforma per noi in ‘quello che ci dà vita’; come ha fatto con l’adultera fa sì che anche noi ci sentiamo amati da Dio, come ai pubblicani fa sapere anche a noi di essere chiamati a seguirlo; come a Zaccheo ci fa percepire lo sguardo accogliente del Padre.
Cosa dice il Crocifisso alla Chiesa? “Allontanati da me Satana, poiché tu pensi secondo gli uomini e non secondo Dio” (Mc. 8,33).
“Allontanati da me” significa dirle che deve tornare a seguirlo, a seguire la vita e gli insegnamenti di Gesù, seguendo i suoi passi, le sue azioni e soprattutto è una chiamata a convertirsi al Dio di Gesù.
Testo originale: Cuál es el sentido de mi vida?
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