Qual è l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica sull’omosessualità?
Testo* di Daniel Helminiak tratto da “Catholicism, Homosexuality and Dignity” di DignityUsa, testo tradotto da Paolo e Carlo
A metà degli anni ’70, la Chiesa cattolica riconobbe la differenza tra “l’essere omosessuale” e il partecipare ad atti omosessuali (tra persone dello stesso sesso).
La Chiesa cattolica sostiene che l’essere omosessuale, essendo uno stato indipendente dalla scelta umana, non è di per sé né cattivo né peccaminoso. Gli atti omosessuali, dunque, vanno considerati cattivi allo stesso modo di come è considerato obiettivamente cattivo che gli eterosessuali celibi vivano una dimensione sessuale.
La Chiesa raccomanda anche la comprensione e la compassione per le persone gay e lesbiche. In una dichiarazione del 1976, Vivere in Cristo Gesù, i vescovi nordamericani scrissero, “Alcune persone si trovano, senza alcuna loro colpa, con un orientamento omosessuale. Gli omosessuali, come tutti gli altri esseri umani, non devono subire pregiudizi a sfavore dei loro diritti umani fondamentali. Hanno diritto al rispetto, all’amicizia e alla giustizia. Devono svolgere un ruolo attivo nella comunità cristiana. . . . E la comunità cristiana deve dimostrare in modo tutto speciale la comprensione e l’attenzione verso di loro.”
Nel 1990, la Conferenza Nazionale di Vescovi Cattolici degli Stati Uniti ribadì questo insegnamento nella sua “istruzione sulla sessualità umana“.
Su quali elementi si fonda l’insegnamento cattolico sull’immoralità degli atti omosessuali?
Tutta l’etica cattolica rispetto alla sessualità si basa su questo principio: la procreazione è un aspetto imprescindibile della sessualità umana, e pertanto ogni atto sessuale deve includere la possibilità della procreazione.
Per questa ragione l’insegnamento cattolico riconosce come illeciti tanto gli atti omosessuali quanto l’uso dei contraccettivi, la masturbazione ed il sesso prematrimoniale ed extramatrimoniale.
Questo insegnamento si riferisce alla natura stessa della sessualità umana. La Chiesa, insomma, presenta questo insegnamento come una legge naturale relativa all’ l’ordine che il Creatore ha infuso nell’universo.
Quale ruolo esercita la Bibbia nel determinare la moralità degli atti omosessuali?
A differenza di altre chiese cristiane, la Chiesa cattolica non basa unicamente la sua fede sulla Bibbia anche se, poi, si fonda sulla Bibbia per giustificare il suo insegnamento sulla legge naturale. I documenti ecclesiastici hanno affermato che, dal libro di Genesi fino al fine del Nuovo Testamento, c’è un’opposizione costante agli atti omosessuali.
Gli studiosi biblici contemporanei, tuttavia, hanno cominciato a mettere in discussione tali dichiarazioni. Possiamo dunque affermare che, letti nel loro giusto contesto storico e culturale, questi testi biblici non si riferiscono alle relazioni omosessuali mature ed amorose nel modo in cui noi le intendiamo oggi.
Qual’era l’intento dei testi biblici, se non quello di condannare l’omosessualità?
Non è facile riassumere brevemente il corpus dello studio sull’ omosessualità nella Bibbia. Riportiamo di seguito le interpretazioni proposte da alcuni studiosi:
La storia di Sodoma in Genesi 19 – Si tratta in effetti di un’offesa contro il dovere sacro dell’ospitalità. Così interpretano anche Ezechiele 16:48-49 e Sapienza 9:13-14. Il tentativo di violenza sessuale sugli uomini è solo un’aggiunta all’atrocità di questa offesa.
Levítico 18:22 – Proibisce gli atti sessuali tra uomini e li condanna come abominevoli.
In effetti il termine “abominazione” allude semplicemente ad un’impurità o un tabù religioso — come quello di mangiare maiale. Come nel caso dei cattolici cui anticamente era fatto divieto di mangiare carne il venerdì sotto pena di peccato mortale; l’offesa non consisteva nell’atto in sé, bensì nel tradimento della religione. Gli ebrei antichi dovevano evitare le pratiche comuni ai popoli definiti impuri.
Romani 1:27 – Paolo menziona uomini che mantenevano relazioni con altri uomini. Ma, per descriverli, usa termini come “ignominiosi” o “svergognati.” Queste parole si riferiscono deliberatamente alla disapprovazione sociale, non alla condanna etica. Inoltre, secondo il linguaggio di san Paolo, diversamente dall’uso che ne faceva la filosofia stoica molto considerata in quel tempo, il termine paraphysin (“non naturale”), si traduce correttamente col termine “atipico” o “fuori dell’ordinario“.
Cosicché non implica nessun riferimento alla legge naturale. Neanche può implicare nessuna condanna etica perché in Romani 11:24 Paolo afferma che Dio agisce in modo “paraphysin“, cioè straordinario.
San Paolo considera che il sesso omosessuale è un’impurità (si veda Romani 1:24), esattamente come la mancanza di circoncisione o il cibo proibito.
Lo menziona per sottolineare il messaggio principale della sua epistola: che i requisiti di purezza della Legge di Mosè non sono oramai rilevanti in Cristo Gesù. (Cfr. William L. Countryman, Dirt, Greed, and Sex).
In 1 Corinzi 6:9-10 ed 1 Timoteo 1:8-10 Paolo usa il termine “arsenokoitai” in una lista degli esclusi dal Regno di Dio. Si usa tradurre questo termine con “omosessuale“, ma il suo significato esatto è ancora oscuro. Intanto non include le donne, bensì solo “delinquenti sessuali” maschi.
Il termine potrebbe essere interpretato alla luce dell’abuso e libertinaggio comunemente associato col sesso tra uomini nell’impero romano. (Cfr. Robin Scroggs, The New Testament and Homosexuality).
E infine in Genesi 1-3 si afferma che Adamo ed Eva furono creati per un rapporto unitivo e per la procreazione. Questi racconti utilizzano la relazione umana più usuale per trasmettere un insegnamento religioso.
Al centro della questione va messa la questione dell’amore e della saggezza di Dio che fece buone tutte le cose e che non descrive niente e nessuno come malvagio. Non c’è, dunque, niente che ci autorizzi a pensare che gli autori biblici pensassero di dare una lezione sul nostro orientamento sessuale.
C’è stata un’opposizione costante all’omosessualità durante la storia cristiana?
La più recente e dettagliata ricerca storica si oppone chiaramente a questa affermazione. Benché non si possa negare la presenza di una voce di dissenso in ogni secolo, non si può dire che c’è stata un’opposizione universale all’omosessualità nell’Europa cristiana fino alla fine del secolo XII, salvo per un breve periodo al tempo della caduta dell’impero romano. Non solo, durante quasi due secoli dopo che il cristianesimo arrivò ad essere la religione di stato, gli imperatori cristiani nelle città dell’Est non solo tolleravano la prostituzione omosessuale, ma imponevano su di essa anche delle imposte.
Nella Spagna visigota del secolo VII, una serie di sei concili ecclesiastici nazionali rifiutarono di appoggiare una legislazione reale contro gli atti omosessuali.
Già durante il secolo IX quasi tutte le regioni dell’Europa cristiana avevano codici locali di legge, con sezioni dettagliate sugli atti sessuali; nessuna, fuorché la Spagna, proibiva gli atti omosessuali.
Durante l’Alto Medioevo, fioriva un sottocultura gay, come nell’epoca greco-romana.
Un corpus di letteratura gay era materiale ordinario di studio nelle università medievali in cui erano educati i chierici. L’opposizione all’omosessualità, come quella di s. Agostino e san Giovanni Crisostomo, si basava su ragioni che oggi risultano inaccettabili: argomenti della “legge naturale” appoggiati dalla fede in alcune credenze su supposte pratiche sessuali tra lepri, iene e donnole; un stoicismo filosofico che sospettava di qualunque piacere sessuale; un sessismo che reputava una effeminatezza degradante il ruolo passivo nell’atto sessuale.
La totale opposizione cristiana all’omosessualità sorse in un’epoca in cui la società medievale incominciò ad opprimere per la prima volta molti gruppi minoritari: gli ebrei, gli eretici, i poveri, gli usurai.
Molto influì anche una campagna per alimentare la partecipazione alle crociate, campagna basata sulle accuse mosse ai musulmani di praticare rapporti omosessuali accompagnati anche da violenze fisiche. Queste accuse contribuirono al cambiamento di atteggiamento dell’Europa cristiana rispetto al sesso gay e lesbico. (Cfr. John Boswell, Christianity, Social Tolerance, and Homosexuality).