Quale dimensione spirituale per le persone omosessuali?
Riflessioni del sacerdote e teologo cattolico John McNeil pubblicate sul settimanale cattolico National Catholic Reporter (USA) il 26 marzo 1993, liberamente tradotte da Giacomo Viggiani.
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Carl Jung riconobbe una speciale qualità spirituale che caratterizza gli omosessuali con i quali lavorò come psicanalista: “Egli [l’omosessuale] è dotato di una ricchezza di sentimenti religiosi, che lo aiuta a rendere l’Ecclesia spiritualis reale, e di una spiritualità che lo rende sensibile alla rivelazione”.
Gli antropologi fanno notare che in molte culture (pre-urbane) i gay e le lesbiche svolgono un ruolo importante nella guida spirituale.
Di conseguenza, per approfondire la loro vita spirituale, i gay possono trasformare la maledizione di essere omosessuali, la disgrazia dell’esilio, in forza spirituale, così da rendersi conto che essendo esuli in questo mondo, essi appartengono più profondamente al Regno di Dio.
Hans Küng, nel suo libro Does God Exist?, afferma che il fondamento psicologico essenziale che fa dapresupposto per la fede e la vita spirituale è la virtù della fiducia.
La fiducia è la pietra angolare di una personalità psicologicamente sana, senza la quale una vita spirituale è impossibile. La sfida principale, quindi, della nostra vita spirituale è di sperimentare la bontà della creazione e della sua essenziale affidabilità finale. Tuttavia, lesbiche e gay si trovano di fronte a una sfida unica. Dal momento che non scelgono il proprio orientamento sessuale, lo vivono come un dono, una parte della realtà creata.
Nella misura in cui gli viene insegnato a vedere se stessi come qualcosa di negativo, come peccatori, malati, o maligni, essi sperimenteranno necessariamente una profonda crisi nella loro capacità di fidarsi del creatore.
Se accettano che il loro orientamento sessuale come parte della realtà creata ma al tempo stesso come di un orientamento “al male”, allora sperimenteranno l’esperienza di una crisi profonda nella loro capacità di fidarsi della creazione e di Dio. La loro unica alternativa è quella di iniziare lo sviluppo di una profonda vita spirituale. Essi devono maturare una più profonda fiducia in se stessi, nel corpo, nella natura, nel cosmo, e in Dio.
Come dice Matthew Fox nel suo saggio “The Spiritual Life of Homosexuals and Just About Everybody Else” (Crossroads, 1984): “Chi conosce maggiormente la bellezza della creazione e della Nuova Creazione di quelli a cui è stato detto, verbalmente e non verbalmente, da religioni e da società, che il modo in cui sono stati creati è stato un errore o addirittura peccaminoso!”.
La lotta spirituale, quindi, per la maggior parte dei gay e lesbiche è quella di avere fiducia, e prima di tutto fiducia in se stessi. Per avere fiducia in se stessi devono sviluppare la loro capacità di sentire ciò che Dio sta dicendo loro attraverso le loro esperienze.
Devono imparare a fidarsi delle parole della Scrittura: “Sì, tu ami tutto ciò che esiste, niente di ciò che hai fatto ti fa orrore, perché se non avessi voluto qualcosa, essa non sarebbe esistita” (Wisdom 11:24).
La presenza dell’omofobia in tanti ambiti, anche nelle traduzioni delle Scritture, conferisce una particolare urgenza allo sviluppo dell’autonomia spirituale dei gay.
Essi devono acquisire un nuovo livello di maturità spirituale, basando la loro vita spirituale sulle convinzioni interiori e non su aspettative esterne.
Essi devono sviluppare una vita personale di preghiera e imparare a discernere gli spiriti, in modo da poter ascoltare ciò che Dio sta dicendo loro attraverso i loro cuori, e fidarsi di quello che sentono, anche quando è in conflitto con le autorità omofobi.
Infine, i gay hanno la consapevolezza che la vita spirituale non è un viaggio che si compie affidandosi alla ragione, ma al cuore. Così, una sana vita spirituale deve essere olistica; non può essere basata su una negazione e sul rifiuto di una necessaria componente sessuale nella nostra ricerca di intimità con Dio.
Per eliminarla si rischia di pagare un caro prezzo: mettere un grosso ostacolo nel percorso di crescita spirituale. Le persone gay cercano costantemente di capire su come integrare la loro crescita di intimità con Dio con il loro desiderio di vivere la vita umana nella sua pienezza. Molti gay sono pienamente consapevoli della necessità di una comunità spirituale per portare a termine tale processo.
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