Quale morale sessuale per i cristiani LGBT?
Riflessioni di Jean-Marc pubblicate sul blog GayAnglican (Francia) il 2 agosto 2014, liberamente tradotte da Domenico Afiero
Oggi la nozione di morale, anche per i cristiani, non gode più di una buona considerazione. Una nozione che evoca spesso un buon comportamento da avere per piacere a Dio e meritare la sua salvezza. Il che è un concetto non cristiano.
Infatti, è impossibile attirarsi i favori di Dio. E’ Lui che fa i primi passi verso di noi, offrendoci la salvezza gratuitamente per pura grazia.
Dobbiamo soltanto accogliere questo regalo accogliendo nel nostro cuore Colui che prende su di Lui, sulla croce, i nostri peccati e risuscita per offrirci la vita eterna. Così, ci si vuole far intendere che è permesso tutto?In un certo senso, si.
Tuttavia, non ci è possibile tutto se vogliamo accogliere Dio dentro di noi. Non siamo chiamati a essere la luce e il sale della terra e a infondere amore, che Dio ci ha donato, intorno a noi? Ed ecco che la morale interviene.
La morale ci aiuta a scegliere la vita piuttosto che la morte, ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi ed ad amare meglio Dio e il nostro prossimo. Capiamo bene, intuitivamente, che certi nostri pensieri e azioni (oppure omissioni) portano più o meno amore e vita.
La nostra coscienza, illuminata dallo Spirito Santo , la lettura della Bibbia o la dottrina della Chiesa possono venirci in aiuto per fare buone scelte. Talvolta, però, e’ difficile discernere il bene dal male, soprattutto quando si è omosessuali.
Personalmente, ho imparato molto dalla lettura del libro del Reverendo Marie M. Fortune, “Love does no harm – Sexual ethics for the rest of us” (“L’amore non fa male – Etica sessuale per noi gay”), a cui ho dedicato un incontro del gruppo Lambda (NDR gruppo di anglicani lgbt di Parigi) qualche anno fa.
Uno dei principi proposti dall’autore del libro per avere una sessualità etica è che non bisogna far male agli altri e essere aperti ai bisogni di quest’ultimi. Credo che tutto ciò sia molto giusto ma non sufficiente per un cristiano.
Ne discutevo poco tempo fa con un amico gay della mia parrocchia: come possiamo vivere in maniera cristiana la nostra omosessualità quando siamo gay e vogliamo vivere secondo gli esempi di Gesù senza vivere nella continenza per tutta la vita? Si può tutto, compreso la promiscuità, oppure occorre imporsi dei limiti e, eventualmente, quali?
E cosa pensare delle coppie che si dichiarano aperte?Quali criteri devono guidarci? Il principio “Si può tutto” della comunità LGBT non è soddisfacente, ma bisogna ammettere che la Chiesa dà poche risposte in proposito.
La morale sessuale che la Chiesa propone è soprattutto adatta agli eterosessuali e non tiene conto delle specificità dell’omosessualità. Come regolarci , visto che non possiamo sposarci, con la regola “niente sesso fuori dal matrimonio”?Credo che, a tale proposito, l’apertura al matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, come pure l’omogenitorialità, avranno delle conseguenze sui comportamenti sessuali.
Impegnarsi pubblicamente alla fedeltà dinnanzi al compagno o alla compagna e /o crescere dei figli mi sembrano dei fattori che favoriscano la stabilità delle coppie gay, come pure nel caso di una benedizione alle coppie dello stesso sesso.
E’ stata una sorpresa per me leggere che certe coppie cristiane gay riescono a fare una scelta, cioè si sceglie di astenersi da qualsiasi tipo di rapporto sessuale prima del matrimonio. Ammiro queste coppie, anche se non sono sicuro di riuscirci al loro posto.
Nell’articolo che segue, possiamo leggere la testimonianza di Costantino Diaz-Duran, che racconta come la legalizzazione delle coppie dello stesso sesso gli abbia fatto scoprire i meriti di un valore considerato anacronistico: “l’astinenza sessuale prima delle nozze”.
«Ce la caviamo sempre quando siamo celibi e viviamo un rapporto di coppia. Viviamo facendoci promesse non impegnative. Il fatto di impegnarsi e di dar conto al compagno non è la stessa cosa di quando si è legalmente uniti e di quando l’unione è rispettata, sacralizzata e presa sul serio dai propri pari e dalla società».
Costantino Diaz-Duran, a proposito del suo partner incontrato su un sito cristiano e con cui vuole sposarsi, aggiunge: «Siamo stati attratti dalle nostre foto, ma la fede e la condivisione dei nostri interessi ci avvicinano.
Abbiamo pregato insieme e crediamo che Dio voglia un comportamento in noi come quello di una coppia cristiana. Come cristiano,credo che ci sia una strada specifica da percorrere per stabilire le fondamenta solide per un’unione per tutta la vita.
Penso che la promiscuità e il sesso prima del matrimonio svalorizzino l’amore e diluiscono la santità di quello che chiamo matrimonio. E’ un’idea che rifiutavo quando ho fatto il mio coming-out. Un giorno, potrò sposarmi in chiesa e i voti che pronuncerò saranno presi sul serio come quelli di qualsiasi altro uomo.
Punto molto in alto, ma ciò mi fa sperare.
Tutto ciò, infatti, mi ha condotto sulla giusta strada e mi ha permesso di essere in pace col Signore e con la mia sessualità. In fin dei conti, è proprio questo l’uguaglianza nel matrimonio, vale a dire riconoscere che i gay non solo hanno gli stessi sogni e le stesse aspirazioni degli eterosessuali ma anche le stesse norme e gli stessi obblighi a cui sottometterli. Ecco perché istituzionalizzare il matrimonio gay può e deve cambiare il modo in cui i gay si incontrano».
Testo originale: Quelle morale sexuelle pour les chrétiens gays ?