Quale profumo sei? “Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12,1-8)
Meditazione tenuta da don Fausto on line a “Profumo di Vita!”, ritiro per giovani cristiani LGBT+ ed i loro gruppi (6-8 Maggio 2021)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: “Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”. Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”. (Giovanni 12,1-8)
Maria osa un’altra delle sue “stranezze”. È lei che, quando c’era da preparare la cena a Gesù, se ne stava ai suoi piedi per ascoltarlo mentre parlava. E ci restò nonostante l’irritazione di Marta. Anzi pure quella volta Gesù la difese! Maria adora le cose superflue, manifesta anche qui la sua follia, una follia tutta d’amore. Vitalissima! Il suo è un gesto “fuori luogo”, perché l’unzione era un gesto rituale riservato ai re, ai sacerdoti e in senso figurato anche ai profeti. Anche i morti venivano unti prima della sepoltura.
Qui invece siamo ad una cena che celebra la vita di Lazzaro, chiamato fuori dal suo sepolcro. Un gesto doppiamente “fuori luogo”, che non si svolge in un contesto ufficiale o religioso, ma in una casa aperta, accogliente e gioiosa: nella quotidianità nella quale Gesù è accolto. È un gesto di una intimità ed una sensualità “fuori misura”: non si toccano i piedi! Tanto meno una donna tocca i piedi di un uomo che non sia il marito.
Toccare i piedi è un gesto che indica un rapporto intimo, perché si tocca quella parte del corpo che non è per tutti e suscita immediatamente un’emozione, un brivido, un movimento verso l’altro. Toccare i piedi è un gesto tra amanti! È un gesto che dice amore incondizionato, qualunque cosa ci sia in quei piedi: cicatrici e sporco, limiti e imperfezioni! È il gesto che farà Gesù anticipando il senso della Croce: dono e servizio.
È un gesto “fuori del dovuto”, che suscita la reazione dei presenti ed è stigmatizzato da Giuda, che sembra dare voce ad ogni banalità e superficialità di una vita incagliata sulle cose, i doveri, le regole, gli interessi, l’utile; e tutto si inabissa nel non-senso di una vita precipitata nel sepolcro dell’isolamento, dell’egoismo, della paura di perderla; ma chi vuole salvarla, la sta già perdendo (Lc 17,33) e gli sfugge di mano la parte migliore (Lc 10,42); unico futuro resta la morte e gli altri appariranno sempre come nemici. Maria, invece, “spreca” quel profumo ed esprime così il suo amore sovrabbondante per Gesù. E si sente viva in un modo forse mai sperimentato prima.
Maria aveva capito che Gesù risuscitando Lazzaro si era irrimediabilmente esposto davanti a tutti, in particolare davanti ai nemici. Si era giocato tutto e di lì a poco si sarebbe scatenata la tempesta più violenta, il “potere delle tenebre “(Lc 22,53), del vuoto, del non senso, del buio contro Colui che disse “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). Maria ha capito la totalità dell’amore di Gesù che fa tutto questo in un piccolo villaggio, ai margini, alla periferia della città e del potere; per pochi amici, nella situazione impresentabile del dolore e del lutto.
Tutto è anticipazione: il profumo di nardo estratto dalla radice del fiore dona la sua essenza morendo come Gesù; il vasetto è spezzato come sarà ferito il suo corpo; “puro” è il profumo, cioè “genuino”, “autentico”, “degno di fiducia”, come l’amore di Gesù ed il cammino aperto dalle tracce dei suoi piedi. Anticipazione è pure il gesto di Maria, figura della chiesa, comunità sacerdotale, con una mano a Dio e una all’umanità. Maria anticipa l’esempio di Gesù con un gesto gemello al suo nella cena pasquale: là il “servire”, qui l’”amare” sono il cibo di vita eterna, l’offerta viva sull’altare della vita e della gioia, della comprensione e dell’aiuto. Maria anticipa la risposta della chiesa all’amore di Gesù e ama di un amore “genuino” come quel profumo “puro”.
Maria ha imparato da Gesù e pure lei diventa “sacerdote” in un nuovo modo: è coinvolto il cuore, perché l’offerta è amore. Lei offre il profumo più prezioso conservato per la grande occasione, che qui si realizza, quando il quotidiano si riempie di eternità, la casa di cielo e il banchetto tra amici anticipa l’Eucaristia e il banchetto del Regno, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28). È coinvolto il corpo e offre se stessa nel gesto e nella testimonianza: lei, una donna, consacra un uomo con il gesto più sacro e rituale e unge il Messia. Egli è il “consacrato” dallo Spirito: il profeta, che comunica la vita di Dio; il re che, lavando i piedi, indica la via del servire e costruire la fraternità; il sacerdote, che stabilisce un’alleanza nuova ed eterna, degna di fiducia, nella gratuità, nella festa, nella reciprocità.
Ma Gesù è sacerdote “speciale”: il “sacrificio” è lui stesso che offre la Parola, condivide e si carica ogni croce e questo fa ogni giorno mettendo in gioco il corpo con gli sguardi profondi e personali, il sonno perduto, le mani terapeutiche, la convivialità. Come Gesù, Maria si offre e osa scavalcare tutti i confini per amare “come” Gesù ha amato noi (Gv 15,12), anche se questo porta su vie nuove, ardite, inesplorate come può capitare alle persone credenti LGBT; vie che “impegnano” la vita, la faccia, il corpo, le relazioni per “sostanziare” la vita con l’amore sulla via illuminata dalla luce della fede.
È l’amore “fuori luogo”, in avanscoperta in un territorio esistenziale fuori dai margini, da inventare con libertà adulta; affrontando chi dà voce alla banalità, al non-senso, alla “normalità” e non “vede” i segni di chi si impegna a ad essere “degno di fiducia” di fronte a Cristo, alla comunità dalla quale si è stati generati alla fede, alla persona amata.
È l’amore “fuori misura”, che esce sia dallo standard “eterodiretto”, sia dagli stereotipi veri o leggendari del mondo omo/bi/transessuale, che esce da sé e si rinasce a “su misura” della persona amata, perché là trova il suo centro, la sua vocazione, la sua maturazione esistenziale ed ecclesiale.
È l’amore “fuori del dovuto”, capace di accogliere la propria peculiare umanità e di impegnare le proprie forze, affrontare il giudizio, progettare, crescere per diventare “fecondo” a suo modo, scavalcando i solchi del seminato, per vivere nell’autenticità la propria chiamata.
Maria offre il cuore e il corpo: il corpo che ama il Signore, i fratelli e le sorelle in sintonia col cuore e anticipa gesti e atteggiamenti di Gesù.
Un’altra Maria, la madre di Gesù, aveva anticipato con il suo “Eccomi” silenzioso e casalingo quello di Gesù al Padre. La storia era iniziata così, in un corpo, e nel corpo di Gesù arriva al suo compimento. Ha coinvolto tanti; e oggi nei nostri corpi continua, cresce e si moltiplica.
ALCUNE TRACCE DI RIFLESSIONE PER TE:
- Con quali gesti, in quali sguardi, con quali parole hai scambiato un amore genuino, autentico, degno di fiducia, tale che è diventato la “prima pietra” su cui stai ancora costruendo amicizia, relazione, rapporti di solidarietà e giustizia?
- Ripensando la tua storia personale, quale amore ti ha tirato fuori dal “sepolcro” del non senso ed è stato all’inizio della tua vocazione alla vita, alla fede in Dio, all’amore? Con quale profumo lo vorresti descrivere?
- Quando l’odore stantio di certe situazioni si è trasformato nel profumo di un “amore oltre misura” che ha aperto processi di relazioni autentiche, rispetto, amore, aiuto reciproco. Tu che odore sei in questo tempo? Quale profumo vuoi spandere?