Quale sarà il volto della Chiesa cattolica di domani. Come far evolvere la situazione?
Riflessioni del Think tank ‘Ecclesia “Ecclesia-Nova” della CCBF – Conférence Catholique des Baptisé-e-s Francophones (Francia) nel gennaio 2018, libera traduzione di finesettimana.org
La CCBF (Conférence Catholique des Baptisé-e-s Francophones) ha avviato alla fine del 2016 un think-tank (gruppo di riflessione) intitolato Ecclesia-Nova su due diversi temi: “Come annunciare il Vangelo oggi?” e “Quale sarà il volto della Chiesa di domani, come far evolvere la situazione?”.
I due gruppi di riflessione si sono riuniti con cadenza mensile dal settembre 2016 al giugno 2017. Il primo gruppo intende proseguire i suoi lavori quest’anno con rappresentanti delle nuove generazioni. Il secondo gruppo ha presentato le sue conclusioni che pubblichiamo qui.
Del primo gruppo facevano parte due vescovi emeriti, due religiosi (un gesuita e un domenicano), una religiosa, due preti, un teologo e diversi laici della CCBF. Vi invitiamo a leggere e a diffondere tali conclusioni. Esse confermano la ragion d’essere della CCBF, il necessario impegno dei battezzati e delle battezzate nel quadro del loro sacerdozio, la necessità impellente di assumere iniziative nuove per annunciare il Vangelo, come ci invita a fare papa Francesco: la Chiesa di domani sarà la Chiesa dei battezzati e delle battezzate!
Presentazione delle conclusioni
Introduzione
Il cristianesimo si è situato, a partire da Costantino, in completa concordanza con la società. Con la secolarizzazione, oggi è in piena trasformazione. Può continuare nella sua forma attuale? Quale sarà l’impatto inesorabile della diminuzione del numero dei preti? Il modello parrocchiale è ancora pertinente? Quale sarà il volto della Chiesa di domani? Come far evolvere la situazione?
Parte 1 – La nostra analisi della situazione attuale della Chiesa:
1. Lo sfasamento culturale tra la Chiesa e la società è in continuo amumento:
– Da un lato una società civile con un funzionamento sempre più orizzontale in rete (internet), il rifiuto di un dialogo “asimmetrico” (da un lato l’insegnante – sempre lo stesso – e dall’altro l’allievo), una esigenza di rispetto della libertà di coscienza e di funzionamento fluido e collaborativo.
– Dall’altro una Chiesa cristallizzata su un funzionamento verticale “dall’alto verso il basso”, dove la pluralità è vissuta negativamente e il sensus fidei resta una libertà di espressione condizionata.
→ La Chiesa saprà adattare la sua governance e la sua organizzazione alle nuove sfide e alle nuove realtà umane?
2. La cristianità è morta, viva il Vangelo!
– Jacques Ellül: «Cristo è venuto ad annunciare la Buona Notizia, il diavolo ne ha fatto una religione».
– E tuttavia Joseph Moingt afferma: il cristianesimo è un «nuovo umanesimo» e «l’uscita dalla religione».
– La Chiesa ultimo baluardo contro l’annullamento totale e, a questo titolo, presa in ostaggio dai conservatori identitari?
– Oppure la Chiesa può aiutare a discernere i segni della presenza di Dio nel nostro mondo?
«Il popolo di Dio si divide tra coloro che, persi in una evoluzione della società che non comprendono, hanno una visione all’antica, e quelli, tra cui gran parte dei giovani, che aspettano un altro modello di società e di Chiesa. Siccome la Chiesa non si occupa della seconda categoria, quest’ultima si dà da fare da sola e diversamente».
→ Siamo ancora la religione dell’incarnazione e della speranza?
→ Cristo ci chiede di amare questo mondo nella sua complessità per poter testimoniare concretamente il Vangelo.
→ È proprio il contrario di ciò che sostiene la tendenza identitaria che si rifugia dietro una armatura dogmatica, rigorista e rituale ed evita così gli interrogativi percepiti come angoscianti davanti alla complessità del mondo; questo atteggiamento comporta una dimissione davanti al rischio rappresentato dalla testimonianza del Vangelo a contatto con il reale.
3. La parte incompiuta del Vaticano II:
– Tutti i battezzati sono «sacerdoti, profeti e re» ma, secondo il Diritto Canonico, la predicazione è riservata al ministro ordinato e i battezzati sono solo testimoni del Vangelo.
– I vescovi si sono riappropriati dell’annuncio del Regno con il pretesto che sono i successori degli apostoli.
– Il Vaticano II invita ad un funzionamento sinodale ma alcuni temi sono esclusi: «il vescovo ha il dovere di escludere dalla discussione sinodale le tesi o le posizioni (…) che non concordano con la dottrina perpetua della Chiesa o del magistero pontificio…» (Direttiva del
1997). Esempio: il tema del posto delle donne nella Chiesa è sempre escluso dalle conclusioni di un sinodo.
– Prima del Vaticano II, il prete è all’articolazione tra l’orizzontale (l’assemblea) e il verticale (Dio). Per il Vaticano II, è la comunità che celebra e il prete presiede. Ma, dopo il Vaticano II, i preti si sono riappropriati dell’altare e il popolo non è più veramente partner della
liturgia.
– Il rapporto istituzionale del prete a servizio del popolo e il ruolo centrale del popolo non sono stati attuati.
– Viene mantenuta la confuzione tra sacro e santità.
→ Noi ci situiamo deliberatamente nella linea del Vaticano II, soprattutto rifiutiamo un ritorno indietro!
4. La situazione attuale si inserisce in una storia (Costantino, monarchia/cristianità, controriforma) che non è fissa:
– La Chiesa attuale è stata configurata dal Concilio di Trento (1545-1563), nel contesto della controriforma.
– La Chiesa si è realizzata come monarchia perché quello era il mondo dominante all’epoca. «Se la monarchia è la migliore e la più importante delle forme di governo, e se è certo che la Chiesa di Dio è stata istituita per essere governata dal più saggio di tutti i principi, Cristo, chi può negare che il suo regime debba essere anch’esso monarchico?», scrive Roberto Bellarmino, che è vissuto nel XVI secolo ed è divenuto dottore della Chiesa nel 1931.
– Il celibato imposto per i preti è stato introdotto nel XII secolo.
– La relazione di autorità tra vescovi e parroci è stata introdotta nel XIX secolo…
– La giurisprudenza (1974) sulla legge del 1905 [ndr. legge francese sulla laicità dello Stato e separazione di Stato e Chiese] ha rafforzato il ruolo del prete: «Solo il prete nominato dal vescovo, ad esclusione di qualsiasi altro, è l’affittuario legittimo e utente legale [dell’edificio
chiesa] perché lui solo ha la capacità per esercitare il culto, la religione che vi si celebrava prima del 1905».
→ Tornare indietro? Indietro a che punto? Alla cristianità? Al XIX secolo? Ai primi secoli?
→ Noi ci situiamo in una dinamica di Chiesa che si inserisce in un contesto storico e che oggi è quello della democrazia.
5. La diminuzione del numero dei preti e della vita sacramentale non è un dramma, è un’opportunità!
– Siamo nostalgici di un passato superato, o vogliamo costruire un futuro in cui i cristiani saranno minoritari ma resteranno il sale della terra?
– Quale visione di prete vogliamo: «l’uomo del potere e del sacro» o «il ministro del servizio e della santità»?
– Dov’è la Chiesa: là dove si trovano i preti o là dove si trovano le comunità?
– Bisogna partire dalle comunità e dai loro bisogni, e reinventare la Chiesa…, è la teologia di Joseph Moingt!
Parte 2 – Le nostre proposte – È giunto il tempo dei battezzati:
1. I battezzati al timone. Per quali iniziative?
– 1. 1. Coinvolgere le comunità
– Le comunità sono le cellule base della Chiesa; la Chiesa si trova là dove si trovano le comunità, che un prete ci sia o non ci sia. Eppure, ogni domenica, si chiede alle comunità di spostarsi là dove ci sono i preti – vedasi il libro “Le dimanche en déroute” di François Wernert.
– Le parrocchie non sono più gli unici luoghi di vita e di espressione della fede. Esistono 1.200.000 associazioni in Francia che sono nuovi luoghi di coinvolgimento. Molte si interessano della salute del corpo, dell’anima o del pianeta!
– Le reti digitali sono un altro luogo di coinvolgimento. Sfuggono totalmente al controllo dell’istituzione e sono in concorrenza con essa nella sua legittimità a convalidare il credere dei fedeli.
→ Esistono grandi spazi di libertà nella Chiesa, bisogna appropriarsene!
– 1. 2. Innovare, innovare e ancora innovare!
– Sarà l’evoluzione delle pratica a far evolvere la dottrina, non il contrario:
– Celebrazioni domenicali della Parola,
– Inventare delle benedizioni, non in sostituzione dei sacramenti ma in risposta ai sogni espressi dalle comunità (esempio in ambiente ospedaliero: quando il sacramento dei malati non può essere dato per mancanza di preti),
– Immaginare delle liturgie che non siano sacramentali (esempio: lavanda dei piedi, unzione di Betania).
– Questo approccio è quello preconizzato da papa Francesco. Cf Amoris laetitia: apertura alle pratiche di accoglienza e misericordia.
– Incoraggiare le iniziative e l’intelligenza del campo (modello “bottom-up”, cioè dal basso verso l’alto). Le parabole di Gesù sono il segno che la vita e le realtà sono il punto di partenza.
→ Facciamo proposte concrete ai nostri preti e ai nostri vescovi e dialoghiamo con loro!
1. 3. Privilegiare l’ecumenismo ed ispirarsi ai nostri amici protestanti:
– Uguale dignità dei battezzati e delle battezzate: pastori e laici, uomini e donne.
– Una pratica forte della collegialità:
– Un funzionamento sinodale che fa emergere i doni, si basa sui carismi e contribuisce al discernimento.
– Il carattere temporaneo degli impegni presbiterali e un appello alle vocazioni.
2. Alcune raccomandazioni generali:
– Non si può fare qualcosa di nuovo guardando nello specchietto retrovisore: bisogna partire dalla speranza e dall’aspirazione degli uomini e delle donne, e non cristallizzarsi attorno alla mancanza di ciò che si è avuto e che non si ha più.
– Partire dal problema della mancanza di preti e del suo impatto sull’assenza di sacramenti porta ad una impasse: evitare soprattutto di considerare i laici come dei supplenti in attesa di un ritorno a momenti migliori; bisogna invece immaginare un modo nuovo di funzionamento della Chiesa.
– Matteo 18,20: «Quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». Gesù non si dona in percentuali!
– Una comunità che vive in sintonia con gli uomini e le donne diventa un corpo di segni: incontri, feste, celebrazioni, ecc. Bisogna creare spazi di preghiera e di comunione con nuove funzionalità, più attraenti e significative. Bisogna rinnovare le liturgie che, attualmente, sono “congelate”.
– Il sensus fidei è il buon senso del Popolo di Dio.
– Le comunità devono essere dei luoghi per parlare della fede. È così che si sono costituite le
prime comunità cristiane.
– Consideriamo con gioia il periodo che viviamo, un mondo antico scompare, sta nascendo un
mondo nuovo che non sappiamo come sarà. Lo Spirito Santo apre nuove strade. È difficile e
appassionante!
– La Chiesa è “dentro” il mondo attuale. È il mondo che viene prima. Yves Congar diceva: «Il
mondo è la salute della Chiesa».
Sappiamo riconoscere i segni dei tempi:
– La promozione delle donne, il loro accesso alle responsabilità;
– L’aspirazione dei popoli alla vita democratica;
– I progressi del diritto riguardante le minoranze e le persone: bambini, prigionieri, malati terminali, persone omosessuali;
– La non-violenza;
– Il battesimo è il sacramento fondamentale che è indispensabile. Da qui deriva l’importanza
di partire dalle comunità di battezzati con la loro capacità di pensare, di agire, di intraprendere, di innovare.
– Non partiamo dai ruoli o dalle funzioni, ma dai talenti all’interno derlle comunità. Da qui deriva la necessità di identificarli, di riconoscerli, di svilupparli. 1Cor 12,7: «Ciascuno riceve il dono di manifestare lo Spirito in vista del bene di tutti». In ogni comunità, scopriamo i doni esistenti affinché siano messi a servizio di tutti:
– Chi ha il dono dell’ascolto, eserciti un ministero dell’ascolto;
– Chi ha il dono dell’accoglienza, eserciti il ministero dell’accoglienza;
– e così di seguito, per l’unità, per l’iniziazione alla preghiera, per la condivisione della
fede, ecc.
Parte 3 – Papa Francesco alla riscossa:
Citazioni da Evangelii Gaudium (2013):
– «Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma».
– «Perciò, [il Vescovo]a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e – soprattutto – perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade».
– «La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità».
– «Se consentiamo ai dubbi e ai timori di soffocare qualsiasi audacia, può accadere che, al posto di essere creativi, semplicemente noi restiamo comodi senza provocare alcun avanzamento e, in tal caso, non saremo partecipi di processi storici con la nostra cooperazione, ma semplicemente spettatori di una sterile stagnazione della Chiesa».
Discorso di Francesco in occasione della commemorazione del 50° anniversario del sinodo dei
vescovi (17 ottobre 2015):
– «Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa».
– «Ma in questa Chiesa, come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano “ministri”: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti. È servendo il Popolo di Dio che ciascun Vescovo diviene, per la porzione del Gregge a lui affidata, vicarius Christi[20], vicario di quel Gesù che nell’ultima cena si è chinato a lavare i piedi degli apostoli».
Lettera di Francesco al cardinal Ouellet (19 marzo 2016):
– «Nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci hanno battezzati laici ed è il segno
indelebile che nessuno potrà mai cancellare. (…) Noi tutti formiamo il Santo Popolo fedele
di Dio. (…) I laici pertanto sono i protagonisti della Chiesa e del mondo; noi siamo
chiamati a servirli, non a servirci di loro».
– «Il clericalismo tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo
Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente. (…) Dimentica che la visibilità e la
sacramentalità della Chiesa appartengono a tutto il popolo di Dio».
– «Confidiamo nel nostro Popolo, nella sua memoria e nel suo “olfatto”, confidiamo che lo
Spirito Santo agisce in e con esso, e che questo Spirito non è solo “proprietà” della
gerarchia ecclesiale».
– «Dobbiamo pertanto riconoscere che il laico per la sua realtà, per la sua identità (…) ha
bisogno di nuove forme di organizzazione e di celebrazione della fede. (…) Ciò richiede di
immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative, più attraenti e
significative per le popolazioni urbane».
Testo originale: Think tank ‘Ecclesia Nova’ Présentation des conclusions. Quel sera le visage de l’Eglise de demain, comment faire bouger les lignes?