Quale vocazione per una persone LGBT nella chiesa. Perchè Dio dovrebbe chiamare una persona omosessuale?
Email inviataci da Marta, risponde Innocenzo Pontillo volontario del Progetto e de La Tenda di Gionata
Ciao, mi chiamo Marta e ho 29 anni. Ho scoperto o meglio ho ammesso a me stessa di essere omosessuale a 27 anni. Apro una parentesi però. A circa 14 anni mi sono ammalata di anoressia ed ho convissuto con questa tremenda malattia sino all’età di 27/28 anni. Infatti ne sono uscita da poco e solo quando ho ammesso a me stessa di essere omosessuale.
Ora, durante gli anni della malattia mi sono avvicinata molto al cristianesimo, anche attraverso gli studi in filosofia che ho portato a termine e grazie alle persone che ho incontrato sul mio cammino. Verso il 1/2 anno di Università, nonostante la malattia, ho iniziato a sentire qualcosa che in me stava cambiando, la fede cresceva. Feci allora la cosa più sbagliata che potessi fare. Mi confidai con una persona che non aveva gli strumenti per capirmi, per cui mise a tacere questa mio sentire con un semplice “non sai quello che dici, sei malata, tutto questo è solo frutto della tua immaginazione”. Da lì risprofondai nel buio e nel panico più totale. Andai avanti nei miei studi, continuavo a frequentare la Chiesa ma non avevo nessun gruppo parrocchiale di appartenenza o una guida spirituale che potesse accompagnarmi in questo.
La svolta c’è stata solo nell’anno 2017 quando decisi veramente di curarmi, capire cosa mi faceva stare veramente male e riprendere in mano la mia vita. Ebbene la guarigione non è stato semplice ma ad oggi posso dire che ce l’ho fatta, almeno per quanto riguarda l’aspetto alimentare. In clinica ammisi dopo anni e anni di psicoterapia di essere omosessuale ma questo non era tutto. Ammisi anche che c’era qualcosa di più grande dentro di me che pian piano negli anni era cresciuto ma avevo messo a tacere. Decisi così, nell’Agosto del 2018 di andare al Sinodo dei Giovani a Roma e li veramente ho trovato quello che non mi sarei mai aspettata di trovare. Ho incontrato dei ragazzi di una comunità parrocchiale, di cui ora faccio parte, ed una di loro in particolare, che sa della mia omosessualità, mi sta aiutando a capire la natura di questa chiamata.
Ora, quello che voglio dire è che sento una forte vocazione anche essendo omosessuale e questo nell’ultimo periodo mi sta creando non pochi problemi, in quanto nella testa mi risuonano le domande:”perché proprio io? Perché Dio dovrebbe scegliere un omosessuale? Un ordine potrà mai accettare al suo interno una persona con questo tipo di orientamento sessuale?”.
Sono queste le domande a cui vorrei saper rispondere per poter poi rispondere a mia volta. Io voglio andare avanti lungo la via che il Signore mi indica ma vivo questa mia condizione come un limite a ciò che Lui mi sta chiedendo.
La risposta…
Così ho messo da parte le troppe novene, ho aperto la Bibbia e cominciato a leggerla assiduamente, scavando con l’aiuto di altri tra le sue parole e i suoi inviti, per vedere cosa poteva dirmi sulla mia via quotidiana. Così pur tra errori e false partenze, ho cercato di provare a vivere davvero la mia vocazione a cui come cristiano LGBT sono chiamato, ad essere con la mia vita quella pietra d’inciampo a cui Dio mi chiama.Devi sapere Marta, ma forse lo hai già compreso, che un cristiano LGBT è un grande dono per le nostre comunità cristiane in cui il Magistero ha definito e già stabilito cosa è giusto o sbaglia, perchè una persona LGBT insegna alla nostra chiesa che Dio non sempre segue le regole e i comandamenti che gli poniamo sulla bocca.
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Carissima Marta il buon Dio ci ha dato un dono impegnativo e una vocazione grande e a volte faticosa. Come cristiani LGBT conosciamo concretamente cosa significa, nella società e sopratutto nella nostra chiesa, aver avuto “fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato” (Matteo 25,31-46). A ognuno di Noi il compito di trovare il modo di far fruttare la nostra conoscnza del magine in cui spesso ci hanno spinto, imparando a essere vicini a chi ha vissuto e vive queste difficoltà ed insegnando quotidianamente agli uomini e alle donne della nostra chiesa ad essere pienamente chiesa di tutti e per tutti.
Questo è il cammino nuovo che mi ha portato a scoprire il vivere la mia vocazione nel quotidiano. Tu perciò cammina, vivi e vedrai che troverai le risposte che cerchi, che spesso non sono quelle che credevi, pensavi e spesso consideravi.
Un abbraccio forte forte