Quando è giusto chiamare qualcuno omofobo?
Riflessioni del rev. Candace Chellew-Hodge* tratte da The Huffington Post (Stati Uniti), 21 gennaio 2011, liberamente tradotte da Vilian
Sulla mia pagina di Facebook, qualcuno ha postato una domanda che avrò già sentito almeno un milione di volte. “Perché coloro che supportano i diritti gay etichettano così facilmente alcune persone come ‘omofobe’ se queste sono contro l’omosessualità?”
La ragione per cui mi sto chiedendo ciò è perché molte persone che conosco sono contro l’omosessualità basandosi sulla loro comprensione (o incomprensione) delle sacre scritture, piuttosto che su qualsiasi animosità, ostilità o paura (da qui il termine ‘omofobia’) verso coloro che sono omosessuali.
Quindi pare ingiusto che queste persone vengano definite ‘omofobiche’ o accusate di qualsivoglia odio o di ostilità nei confronti di coloro che sono omosessuali, se il caso è semplicemente che loro non concordino con le convinzioni di qualcun altro.”
Le persone che cercano di giustificare le loro emozioni anti-gay spesso si oppongono dicendo che non sono “omofobiche” perché queste non hanno a che vedere con nessuna “animosità o ostilità o paura” dei gay e delle lesbiche.
Al contrario, semplicemente, credono davvero che l’omosessualità sia sbagliata e vada contro la volontà di Dio da come l’hanno vista nella Bibbia. Perciò, affermano, che non possono essere chiamati “omofobi”.
Lasciatemi rispondere alla questione in questo modo. Ci sono persone che credono davvero – e possono trovare giustificazioni bibliche alle loro convinzioni — che i neri sono inferiori ai bianchi.
Essi non covano “animosità o ostilità o paura” dei neri (alcuni dei loro migliori amici sono neri!), semplicemente credono, ed hanno “prove” dalle scritture, che i neri sono inferiori. Ciononostante, noi non esitiamo mica a chiamarli “razzisti.”
Similmente, ci sono persone che credono davvero — e possono trovare giustificazioni bibliche alle loro convinzioni — che le donne sono inferiori agli uomini.
Essi non covano “animosità o ostilità o paura” delle donne (alcune dei loro migliori amici sono donne!), semplicemente credono, ed hanno “prove” dalle scritture, che le donne sono inferiori. Ciononostante, noi non esitiamo mica a chiamarli “misogini.”
Similmente, ci sono persone che credono davvero — e possono trovare giustificazioni bibliche alle loro convinzioni — che gli Ebrei sono inferiori ai Cristiani o ad altre fedi. Essi non covano “animosità o ostilità o paura” degli Ebrei (alcuni dei loro migliori amici sono Ebrei!), semplicemente credono, ed hanno “prove” dalle scritture, che gli Ebrei sono inferiori. Ciononostante, noi non esitiamo mica a chiamarli “anti-Semiti.”
Ecco perché io chiamerò “omofobi” coloro che credono davvero – e possono trovare giustificazioni bibliche alle loro convinzioni – che gay e lesbiche sono inferiori agli eterosessuali.
Anche se non covano “animosità o ostilità o paura” dei gay e delle lesbiche o hanno persone gay tra i loro migliori amici, rimangono sempre omofobi.
Io non trovo questa etichetta ingiusta perché, mentre loro possono auto dichiarare di non avere “paura” degli omosessuali o dell’omosessualità, la loro insistenza sul fatto che l’omosessualità sia qualcosa di “sbagliato” o “peccaminoso” contribuisce al mantenimento di un’atmosfera di paura in cui gay e lesbiche si ritrovano a dover vivere loro malgrado. Le loro “convinzioni” creano una fobia sociale sui gay e lesbiche.
Anche Martin Luther King Jr. considerò che alcuni dei più virulenti razzismi non erano quelli si trovavano sulle strade con club e tubi idranti.
Piuttosto, essi appartenevano a tutte quelle persone “pulite” che davvero non avevano paura dei neri, e che però anche non capivano perché i neri avevano il bisogno di fare tutto quel chiasso per ottenere una posizione nella società.
King non aveva timore a richiamarli sul loro passivo bigottismo e su come quest’ultimo contribuiva ad un’avversione endemica delle persone di colore.
Così come Gesù chiamò i suoi avversari un “covo di serpi”, noi, pure, dobbiamo chiamare così coloro che cercano di velare il loro bigottismo con la parola “compassione”.
Non importa quanto siano “compassionevoli” o in “buona fede”, quelli che sono in “disaccordo” con l’omosessualità possono rivelarsi, con la loro continua condanna dell’omosessualità (e sì, “discordando” loro stanno “condannando”) solo forieri di più e più paura ed odio. Non puoi creare paura tramite le tue convinzioni e poi cercare di dissociarti da quella paura.
Ecco perché io dico che non c’è un’ “altra faccia” della questione gay e lesbica.
Ci sono gay e lesbiche, e poi ci sono coloro che erroneamente credono che essere gay o lesbica sia “sbagliato” o “peccaminoso” – proprio come coloro che sanno che la Terra è rotonda ed altri che rifiutano testardamente di gettar via la convinzione che essa sia piatta.
Solo perché qualcuno ha una convinzione opposta su qualche cosa ciò non significa che noi dobbiamo essere permissivi e lasciargli credere che la loro “convinzione” sia valida quando non lo è.
Coloro che “compassionevolmente” insistono sulla “peccaminosità” dell’omosessualità stanno sulla sponda errata della storia.
Martin Luther King Jr. disse che “l’arco dell’universo morale è lungo, ma si piega alla giustizia.”
Ci sono volute diverse decadi per gay e lesbiche per cominciare a piegare alla giustizia quell’arco morale per il bene della nostra comunità, ma ciò sta accadendo.
Un Gallup poll (ndr un sondaggio) dell’anno scorso mostra che, per la prima volta, il 52 percento degli Americani crede che l’omosessualità sia “moralmente accettabile.”
Il quarantadue percento dei Protestanti crede in ciò, assieme al 62 percento dei Cattolici.
Altri sondaggi mostrano la nazione equamente divisa sulla questione del matrimonio omosessuale. Ciò che è indicativo, comunque, è che la persone giovani sono i più accaniti sostenitori dei diritti LGBT.
L’arco morale si sta muovendo nella direzione della giustizia per le persone LGBT. Non è una questione di se, ma di quando. Gli omofobi che continuano a spargere paura per via delle loro ferventi convinzioni che l’omosessualità sia sbagliata si troveranno nello stesso pattume storico dei razzisti, dei misogini e degli anti-Semiti.
* La Rev. Candace Chellew-Hodge è autrice del libro “Bulletproof Faith: A Spiritual Survival Guide for Gay and Lesbian Christians” una guida spirituale di sopravvivenza per gay e lesbiche cristiani ed è pastora della United Church of Christ in Columbia, South Carolina (Stati Uniti).
Testo originale: When is it Fair to Call Someone a Homophobe?