La luce dell’amore. La mia storia di padre di due figlie lesbiche
Testimonianza di Steve Balog pubblicata sul sito di Fortunate Families (Stati Uniti), Associazione di genitori cattolici con figli LGBT, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Circa dieci anni fa mia moglie Florence io e molti parrocchiani abbiamo dato inizio al Welcoming the Whole Family Committee (Comitato per accogliere la famiglia nella sua totalità) nella parrocchia di St. Andrew a Portland, nell’Oregon.
Il nostro obiettivo era di rendere la nostra parrocchia accogliente per tutti, specialmente per chi era gay o lesbica. Il nostro motivo immediato era il fatto che avevamo due gemelle già grandi, ambedue lesbiche, che non venivano più in chiesa. Le dieci o poco più persone di questo comitato hanno iniziato anche ad incontrare una Small Faith Community (piccola comunità di fede: un piccolo gruppo che si riunisce periodicamente n.d.t.). Padre Bob, il nostro ex parroco, era un loro grande promotore. Voleva aumentare il loro numero nella nostra parrocchia. Così un giorno ci chiamò e chiese ad una persona di ognuno dei quattro gruppi di fare una breve testimonianza, non più di tre minuti, la domenica seguente durante l’eucarestia.
Non ho detto a Florence cosa stava per accadere. Ho pregato e ho annotato alcuni pensieri. Nonostante i dubbi e le paure su quello che stavo per dire, quella domenica mattina camminai fino al microfono: quando venne il mio turno, parlai brevemente su come questo gruppo avesse aumentato la mia fede e su come le nostre discussioni mi avessero fatto apprezzare ancora di più le Scritture. Finalmente parlai delle mie gemelle lesbiche, che erano state battezzate a St. Andrew ma che non ci andavano più perché non trovavano ciò che il Vaticano e qualche vescovo diceva sul loro orientamento sessuale accogliente o cristiano. Durante quella domenica mattina ho parlato della missione della parrocchia, su come era basata sulla missione di Cristo: l’amore inclusivo come affermato da Luca, 4:18, che era stato mandato da Dio ad
“annunciare ai poveri un lieto messaggio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
a ridare ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
e a predicare un anno di grazia del Signore.”
Ho detto loro di aver imparato nella nostra Small Faith Community che quando e se le nostre figlie avessero deciso di ritornare in parrocchia, avrebbero trovato il popolo di Dio che le aspettava e una Chiesa piena di sicurezza e amore. E che ero sicura che le avrebbero accolte con amore e comprensione. Ci fu un silenzio stordito per alcuni secondi dopo che ebbi parlato. Quindi, un applauso. Quando tornai al mio posto, Florence mi abbracciò. Un uomo di mezza età, un parrocchiano gay che era seduto di fronte a noi e frequentava la scuola della parrocchia e che non aveva mai vacillato nella sua fede nonostante tutto, mi sorrise e mi ringraziò. Guardando indietro so che non avrei mai trovato il coraggio di alzarmi e dire quelle cose senza l’aiuto dello Spirito. Per quel che mi riguarda, era la prima volta che le parole “gay” o “lesbica” venivano pronunciate in quella chiesa.
Avanti veloce di dieci anni fino al gennaio 2005. Il fine settimana di gennaio, dal 21 al 23, la parrocchia fece il suo ritiro annuale in una struttura in campagna, situata in un bosco. Vi parteciparono circa quaranta persone insieme al nostro nuovo parroco, padre Chuck Lienert. Per lo più si è trattato di un ritiro silenzioso e contemplativo. Stavamo guardando alla nostra parrocchia per vedere chi eravamo e dove stavamo andando. Abbiamo pensato, pregato e discusso se eravamo inclusivi, accoglienti e attenti al messaggio di Gesù nel capitolo 4 di Luca come avremmo dovuto essere.
Alla colazione di domenica ero seduto di fianco ad una giovane madre, Mary, che aveva due figlie che andavano alla scuola elementare. Parlammo dei nostri figli. Lei ci parlò delle sue figlie, che riferivano dei loro amici che avevano “due mamme”, facendo delle domande a proposito. Lei rispondeva in una maniera amorevole e semplice. Disse che le sue bambine “non avevano problemi con questa cosa. Che non trovavano nulla di strano nella situazione di questa famiglia”. Allora Mary mi guardò e disse: “Mi ricordo ancora di quando ti alzasti e parlasti delle tue figlie in parrocchia e come lo troverebbero un posto sicuro e amorevole quando scegliessero di ritornare”.
Il messaggio dell’amore di Cristo è passato ad un’altra generazione. Una piccola luce è passata alla giovane madre e ora alle sue due bambine. Come genitori delle due nostre meravigliose figlie lesbiche, ormai adulte, possiamo sperare che questo amore, questa luce, brucerà l’odio e la paura che ancora si trovano nella chiesa di Cristo. Lo Spirito ci chiede il coraggio di parlare dell’amore di Dio per tutti noi!
Testo originale: The light has been passed