Quando? Il cambiamento che le persone omosessuali aspettano di vedere
Riflessioni tratte dal blog ‘Lo que un gay quiere ver’, 9 maggio 2011, liberamente tradotto da Adriano C.
E’ molto facile discriminare un omosessuale, però per coloro che vivono nella propria carne l’omosessualità, non è così semplice; non per il fatto di esserlo, quanto per i muri che devono abbattere giorno dopo giorno. Migliaia di domande emergono in testa alle persone che amano le persone del proprio sesso, in merito a questa situazione di odio ci sarà una risposta per tutti loro?
Quando vedremo delle sale da ballo (di qualsiasi tipo) che aprono le loro porte senza mettere etichette come “posto gay” o “posto etero”?
Quando potremo andare, con la nostra famiglia, a una riunione o ad una festa con il nostro fidanzato, presentandolo come tale? Quando smetterà la polizia di disturbarci perché ci ha visto baciare il nostro fidanzato per strada o in un parco?
Quando si renderanno conto le nostre famiglie che non saremo felici con un orientamento sessuale diverso, che non servirà andare dallo psicologo per via della ‘normalità’ e della ‘morale’? Quando smetteremo di essere presi di mira dai nostri compagni di classe e dai loro numerosi scherzi che ci fanno male? Quanto smetteranno di uccidere coloro che mostrano al mondo, onestamente, la propria omosessualità?
Quando smetteranno di urlarci ‘froci’, ‘ricchioni’, ‘finocchi’, ‘culattoni’, ‘deviati’, etc.? Quando smetteranno di licenziarci o di negarci l’assunzione per il nostro orientamento sessuale? Quando smetteranno di buttarci fuori da casa nostra per il fatto di essere omosessuali dichiarati o scoperti? Quando smetteranno di credere che l’omosessualità è sinonimo di AIDS?
Quando comprenderanno che essere omosessuale non vuol dire che sia una malattia, o addirittura un virus che si contrae? Quando si renderanno conto che fa male essere al centro di sguardi discriminatori o pieni di odio? Quando si renderanno conto che ci fa male vedere come spariscono gli ‘amici’ quando si dice loro “sono gay”? Quando potremo dire, apertamente, “sono felice, innamorato di un uomo che contraccambia il mio amore”?
Quando potremo sposarci e adottare dei figli, senza che ci vedano come dei depravati sessuali? Quando si renderà conto la Chiesa che essere omosessuale non significa che siamo i figli cospiratori di Dio? Evidentemente non tutti desiderano dare una risposta a queste questioni; però, se vogliamo dare una risposta generale ed importante, bisogna lavorare sull’educazione.
Perché l’educazione è la culla di ciò che siamo e di ciò che saremo in futuro; se non c’è educazione non c’è progresso, non c’è rispetto e tolleranza per le diverse forme di amore e di pensiero, non c’è sete di unità. . . E queste domande e riflessioni non dobbiamo farle solo tra noi omosessuali, ma anche porle ai sedicenti “nomali”, agli eterosessuali, alle nostre famiglie, agli amici, ai colleghi di lavoro e ai compagni di scuola, ai dirigenti del nostro governo, ai partiti politici, a tutti in generale. Si rendono conto di quanto male fanno con il loro odio o con la discriminazione contro di noi omosessuali?
Perché odiano quello che non conoscono? Che domanda difficile alla quale rispondere! Vero? Domanda difficile, ma che attende una risposta. . . qual’è la tua?
Testo originale: Reflexión sobre la Vida Homosexual