Quando la discriminazione è anche nel mondo LGBT+
Riflessioni di di Luciano Ragusa del Guado di Milano
Sede del Guado a Milano. Sono le 14:00 del 2 luglio 2022, giornata che vede il nostro gruppo partecipare, con le proprie bandiere, al corteo festoso del “Pride”, appuntamento a cui non manchiamo da più di vent’anni.
E’ presto: la partenza, da programma, è prevista per le 15:30, ma, come sempre, bisogna andare a presidiare l’area che vede i diversi circoli anticipare i carri. Mi offro per il compito e, insieme a un gruppetto di giovani del Guado, ci rechiamo ad occupare lo spazio che vedrà protagonisti i credenti lgbt+.
Giunti sul luogo, cominciamo a sventolare i “vessilli” che ci connotano come associazione: orgogliosi oltremodo perchè i loghi sono nuovi, pensati per l’evento e a cui, tanti di noi, hanno contribuito con pareri e opinioni…
Dopo circa 30 minuti di presidio, un gruppetto di ragazze molto giovani che a loro volta cercavano la collocazione ideale, si situa davanti a noi: che bello, penso; e per un attimo la mia mente si commuove all’idea che per moltissimi (sebbene non tutti), la visibiltà non è più un problema, e che forse un po’ di merito ce l’abbiamo pure noi.
L’autenticità della mia riflessione viene istantaneamente disattesa quando, una delle fanciulle, voltandosi verso di noi, sostiene: “Cazzo no! Siamo finiti in mezzo ai gay credenti: andiamo via!“.
“Fate pure, rispondo, se ve ne andate ci fate un favore…“. Non so se i ragazzi che erano con me si sono accorti dell’accaduto, o se l’imbarazzo e l’educazione li ha costretti alla sospensione di qualsiasi giudizio.
Nè se la mia risposta alla provocazione è corretta: forse avrei dovuto essere più accogliente e spiegare loro chi siamo, da quanto ci impegnamo e perchè.
Altrettanto vero è che, dopo ventidue anni di attivismo al Guado, sono stanco di essere discriminato da chi, senza mai mettersi in discussione, dovrebbe condividere la comune “causa“, ovvero vigilare sul benessere delle persone lgbt+, e impedire rigurgiti reazionari atti a defenestrare dal contesto democratico minoranze e non solo.
Il problema è sempre lì: non è la diversità dei nostri dogmi a renderci nemici, ma il nostro dogmatismo!