Quando la dottrina si allarga a misura del cuore del Padre
Riflessioni di Corrado e Michela Contini della Rete 3VolteGenitori
“Come genitori di un figlio gay ed avendo condiviso le storie di tante famiglie con figli e figlie in transizione di genere, abbiamo profondamente gioito nel leggere le risposte riguardanti la possibilità per queste persone di essere padrini e madrine di battesimo nonché testimoni di matrimonio o, per chi ancora non lo avesse ricevuto, di essere battezzato.
La nostra gioia è ancora più grande perché non si è trattato solo di allargare la prassi pastorale ma di rendere visibile ed esplicito il principio fondamentale della dignità battesimale dei fedeli in Cristo di cui anche queste persone sono rivestite.
È questa dignità battesimale il reale fondamento di ogni rispetto e della partecipazione ad ogni espressione della vita della Chiesa, non in nome della misericordia né di una benevola concessione ma in nome della giustizia.
Ancor più gioiamo e ringraziamo perché, mentre è pur vero che tali riposte non cambiano la dottrina, tuttavia la approfondiscono, la allargano, sulla misura del cuore del Padre “di cui non dobbiamo mai dimenticare l’aspetto del suo amore incondizionato, capace di generare anche col peccatore (chiunque di noi… n.d.r), un’alleanza irrevocabile, sempre aperta ad uno sviluppo, altresì imprevedibile”.
In altre parole, crediamo fermamente che lo sguardo del Padre che guarda al cuore di questi nostri figli e figlie, questo Amore che si riversa su tutto e su tutti impregnando di sé ogni cosa e chiunque, non ama a pezzi, abbraccia tutta la persona, ogni persona, nella sua unicità.
È questo Amore irrevocabile che, vedendo il bene nascosto in ognuno, lo rende possibile, lo porta alla luce.
Questo cerchiamo di fare noi genitori con questi figli e figlie: amarli con quello sguardo con cui li ama Dio, affinché possano sperimentare nella loro condizione di vita la consapevolezza di essere amati nella loro interezza e di poter amare a loro volta.
Per questo, come genitori, ci permettiamo di suggerire che “quando vi sono dei dubbi sulla situazione morale oggettiva in cui si trova una persona, oppure sulle sue disposizioni soggettive verso la grazia”, si ascolti anche la voce della Comunità in cui quelle persone vivono.
Si ascoltino i loro parenti, i vicini, i conoscenti, si ascolti la realtà in cui vivono per vedere se, al di là di ogni pregiudizio, sono persone attente ai bisogni di chi sta accanto, aperte, leali, disponibili, gentili, fedeli, pazienti, benevole, magnanime e spesso rimarremmo stupiti perché realmente portatrici di questi doni che lo Spirito distribuisce in modo impensabile.
Come ci ricorda Gesù, l’albero buono andrà giudicato dai suoi buoni frutti.