Quando la preghiera diventa coming out (Salmo 138,1-24)
Restituzione* a cura di Mariella Colosimo dell’incontro di riflessione biblica del gruppo PAROLA… E PAROLE** del 15 ottobre 2024
Il salmo 138 ci aiuta a guardare con gli occhi del Signore tutto quello che viviamo e sentiamo, ciò di cui siamo grati alla vita e quello di cui abbiamo paura.
È un brano centrale nella mia vita e in quella di mia figlia, è stata lei a farmi ascoltare per la prima volta il canto con le parole di questo salmo, e a quei versetti sono tornata con la mente e con il cuore in un passaggio importante, quello del suo coming out: “Mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio”.
Questo versetto ha su di me una particolare risonanza. Tessere, ricamare: chi ricama sa quale attenzione ci voglia nei particolari, quale avvicendarsi di fili colorati per ottenere il risultato. I tessuti, i ricami sono particolareggiati, precisi, bellissimi. È come se Dio ci avesse ricamati e colorati con pazienza, con cura nel grembo materno, fino a fare di ognuno e ognuna di noi un prodigio. Quando lo recito lo riferisco a lei: se Dio l’ha fatta come un prodigio se ne prenderà cura. E mi coglie una profonda sensazione di gioia e di meraviglia. Posso affidarmi a Dio nel cammino che abbiamo di fronte a noi, ancora incerto e faticoso.
Non sempre purtroppo è così. Molte persone non si vivono come un prodigio, anzi dolorosamente esprimono il rifiuto di loro stessi: “Io mi ucciderei per quello che sono”, si arriva ad affermare amaramente. Questo salmo ci spinge, come genitori, nella direzione di riconoscere i nostri figli nella loro essenza più profonda, intessuti dal Signore come un prodigio fin dal grembo materno.
E ancora quel versetto: “Tu mi hai fatto come un prodigio” evoca un’esperienza di vita quotidiana. Ci ha sorpreso la sintonia inaspettata tra quello che abbiamo sentito noi genitori e quello che ha percepito nostro figlio nella cerimonia di beatificazione di Carlo Acutis dove questo salmo è stato cantato. Ci siamo sentiti profondamente colpiti dalla storia del giovane quindicenne morto per una leucemia fulminante, il suo cammino spirituale, la sua straordinaria capacità di aiutare il prossimo, che fossero i poveri, i migranti, i ragazzi nel mirino dei bulli, o persone anziane in difficoltà.
“Ti sono note tutte le mie vie”, mi risuona dentro questo versetto nei momenti di smarrimento, di disorientamento, quando non so dove sto andando, di fronte ai cambiamenti che impone la vita con l’avanzare del tempo. Non sempre riesco ad affidarmi completamente al Signore. Pensare che Lui conosca tutte le mie vie, anche quando mi sembra di aver perso la bussola, mi rassicura. È come se mi sentissi ripetere: “Vai, non temere, io sono con te”.
“Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo”. Non sempre capiamo i piani di Dio e il senso della sofferenza, ma a volte è proprio nella difficoltà e nel dolore che vivo la sua presenza, la sua luce che illumina i miei passi. Anche quando fuggo, il Signore c’è. Se negli ultimi versetti il salmo parla di odio: “Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?” poi chiude con la richiesta a Dio di guidarci sulla via della vita.
“Tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati”. Provo disagio di fronte a queste parole. Non mi fa simpatia questo Dio che sa tutto di tutti e per ciascuno ha già fissato il suo destino. Mi sento in sintonia con un’altra immagine di Dio: quella di un Dio che lascia ciascuno libero di costruirsi il proprio destino. Una libertà vera dunque quella che ci lascia il Signore, non si tratta di un inganno: farci pensare di essere liberi, quando invece è lui che ha in mano la bussola per darci la direzione.
Una risposta a questo mi sembra di averla trovata. Dio sa e legge nel futuro, ma ci lascia liberi nella nostra esistenza di trovare la via che vogliamo seguire. La conosce ma siamo noi a costruirla nella nostra libertà di scegliere.
“Tu sai quando seggo e quando mi alzo”… e vado ai miei momenti di grandi certezze ed entusiasmi e a quelli in cui entro in crisi, sono a terra, ferma, sopraffatta dai dubbi e dagli interrogativi sul mio operato. E il Signore mi aspetta e mi tende la mano per rialzarmi: “Guidami sulla via della vita”.
“Tu sai quando seggo”. Le parole del salmo in questa fase della mia vita in cui prevale la stanchezza mi parlano di accoglienza del bisogno di riposo, del rispetto dei miei tempi che il Signore dimostra, senza mai abbandonarmi. Se Dio mi aspetta non devo avere l’ansia di non farcela.
Persino quando ci troviamo nell’oscurità il Signore c’è. “Nemmeno le tenebre per te sono oscure”, si legge infatti nel salmo. Forse siamo chiamati ad ascoltare il Signore proprio nelle situazioni più buie, anzi proprio quelle situazioni possono essere fonti di conoscenza. L’esperienza di Dio si può fare nel mondo dell’armonia e della bellezza, ma anche quando siamo disorientati e camminiamo nel buio.
Quelle parole: “Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti… nemmeno le tenebre per te sono oscure”, potrebbero evocare l’immagine di un Dio persecutorio, una sorta di occhio che guarda l’essere umano ossessivamente e non gli da scampo, nemmeno nell’oscurità.
Quanta strada per liberarci dall’immagine di quel Dio-giudice dal cui sguardo pietrificante non ci si può nascondere! Quello sguardo però a me dice altro… mi racconta di un Dio che ti scruta e ti conosce in profondità, mi fa pensare a quello di una madre di fronte alla propria creatura che cresce, delle cui conquiste cerca di non perdersi nulla.
Ricollego questo passaggio del salmo ad un altro versetto della lettera agli ebrei (4,13): “Non vi è creatura che può nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto ai suoi occhi”. Mettersi nudi davanti a Dio e davanti a sé stessi, è forse questo la preghiera?
Un momento di trasparenza dove la maschera che indossiamo per proteggerci da noi stessi e dagli altri cade. Un esercizio di coming out, perché il coming out – ce lo raccontano i nostri figli e le nostre figlie – inizia da sé stessi, nel dirsi ciò che si vuole nascondere anche a sé stessi, prima che agli altri.
La preghiera come un momento che ci avvicina ai nostri figli e figlie, facendoci sperimentare il coraggio e la fatica del coming out. E mi verrebbe da ripetere quella domanda dei discepoli a Gesù: “Signore, insegnaci a pregare”.
“Nemmeno le tenebre per te sono oscure”, recita il salmo. La notte diventa chiara se c’è una profonda fiducia nel Signore. Il coming out è come se fosse un passaggio dalle tenebre alla luce. Anch’io ora, come genitore, ho fatto coming out. Voglio che mio figlio e tutte le persone LGBT siano visti come figli di Dio.
Sento il bisogno di impegnarmi ad accompagnare gli altri ad aprirsi a questa realtà, a dare casa ai giovani, a farli sentire liberi di esprimersi, sereni nell’accettare di essere quello che sono. Mi sembra così di andare nella direzione che Dio ci ha indicato.
Salmo 138,1-24
Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
*La restituzione è una sorta di resoconto di quanto è stato detto nel corso dell’incontro. Come in un collage, sono messi insieme frammenti significativi degli interventi dei singoli partecipanti, parole e pensieri espressi da ciascuno e ciascuna.
** PAROLA… E PAROLE è un gruppo di incontro esperienziale cristiano per genitori di persone LGBT e genitori LGBT di Roma. Ci incontriamo per percorrere e tracciare insieme il cammino verso una società ed una chiesa inclusive, dove nessuno sia messo ai margini. Lo facciamo seguendo le orme di quel Gesù di Nazareth, che, sulle strade della Palestina, ha condiviso la sua vita con gli esclusi e le escluse del suo tempo. Ci incontriamo una volta al mese, normalmente il primo venerdì, alle ore 20 presso un locale attiguo alla chiesa di Sant’Ignazio. Coloro che sono interessati, possono contattarci a questi recapiti: Alessandra Bialetti 346 221 4143 – alessandra.bialetti@gmail.com; Dea Santonico 338 629 8894 – dea.santonico@gmail.com