Quando la violenza dell’omofobia colpisce i più giovani
Riflessioni di Massimo Battaglio
Nella prima metà di giugno, l’omofobia ha mietuto già 11 vittime, di cui cinque in un unico episodio. Di queste, una ha poco più di vent’anni e ben otto ne hanno tra i dodici e i tredici. Sembra essere il momento dei ragazzini. Vediamo i dettagli:
- 01/06/2021: Catanzaro: Davide Sgrò, giovane attivista lgbt, è già da tempo al centro di una campagna persecutoria da parte di ignoti. La sua auto è sfregiata per la terza volta.
- 06/06/2021: Roma: Ragazzina tredicenne si suicida. Dopo alcuni giorni dall’accaduto, emerge il movente omofobico del gesto disperato. Infatti, pur non è noto l’orientamento sessuale della ragazzina, si scopre che le compagne di classe e le amiche di social la insultavano continuamente per il suo aspetto maschile.
- 08/06/2021: Miriana e Ayaan, giovane coppia femminile sposata, sporgono denuncia contro i vicini per la lunga campagna di stalking ai loro danni.
- 08/06/2021: Roma: Ragazzino di 12 anni, all’uscita dalla scuola, è aggredito, pestato e colpito da insulti omofobi a causa dello smalto sulle unghie e di alcune caratteristiche femminili nell’abbigliamento. 4 amiche tentano di difenderlo ma sono a loro volta picchiate e insultate con epiteti sessisti
- 11/06/2021: Torino: Eva e una sua amica (tredicenni), vengono picchiate davanti all’istituto Rosselli da un gruppo di bulle coetanee a causa di una borsa rainbow. Lei riporta frattura del naso.
Sta emergendo il fenomeno dell’omofobia quasi infantile, i cui protagonisti, sia tra le vittime che tra i carnefici, sono appunto ragazzini forse nemmeno ancora del tutto consapevoli di cosa sia la sessualità. Hanno sentito dai grandi (i “boomer”, come li chiamano loro) che gay è brutto; si comportano di conseguenza: punendo i compagni gay.
Bisogna dire che i “boomer” che stanno loro intorno hanno reagito nel migliore dei modi. I genitori dei ragazzini di Roma si sono immediatamente consultati, hanno valutato bene il da farsi e hanno sposto denuncia insieme. Quelli di Torino sono stati ancora più grandiosi: hanno organizzato un grandioso picchetto raimbow davanti alla scuola. Padri, madri, figli si sono armati di qualunque tipo di arcobaleno e hanno colorato così l’ultimo giorno di scuola. Speriamo che il messaggio sia passato.
In realtà, l’omofobia colpisce da sempre soprattutto i giovani. Delle 1288 vittime registrate dall’inizio della ricerca Cronache di Ordinaria Omofobia (ottobre 2012) e riportate su omofobia.org, il 57% ha un’età inferiore ai 30 anni e il 19% è sotto i venti. Non si era però mai arrivati a registrare vittime dodicenni. La fascia d’età più colpita è sempre stata quella poco sopra i 20 anni, che ha visto il registrarsi del 38% delle vittime. Nelle fasce successive, i casi registrati decrescono iperbolicamente avvicinandosi allo zero quando si superano gli 80 anni.
Se si considera che la popolazione giovanile non rappresenta affatto la maggioranza del Paese (la fascia d’età più numerosa è quella dei cinquanta-sessantenni), si ha già una prima percezione di come sia difficile essere giovani portatori di una singolarità sessuale. Ovviamente, se usciamo dalla logica dei numeri entriamo nella storia di ciascun ragazzino, intuiamo benissimo che le cose stanno ancora peggio: l’omofobia colpisce le persone più fragili e meno strutturate.
A conferma di quanto detto, è utile esaminare i singoli episodi registrati suddividendoli per tipi. Scopriamo così che, su 45 suicidi di matrice omofoba venuti alla luce, 11 hanno avuto come vittima un giovane tra i venti e i trent’anni. Altri ben 17 ragazzini si sono tolti la vita prima di raggiungere i vent’anni. Stessa cosa per i tentati suicidi (e cioè per quegli episodi in cui si è riusciti a intervenire in tempo): 7 dei 10 registrati hanno interessato giovani. Fanno 35 episodi di autolesionismo estremo su 55: più della metà, tutti concentrati nella fascia adolescenziale e post-adolescenziale.
Quali indicazioni possiamo ricevere da questi dati? Provo a suggerirene due: una per la scuola, una per gli operatori del mondo giovanile (tra cui inserisco la chiesa e in particolare l’arcipelago dei viceparroci).
La scuola
In questi anni, la scuola sta facendo un discreto lavoro sul tema dell’omofobia. L’appoggio dato dalla preside della scuola Rosselli di Torino alla manifestazione organizzata all’indomani dell’accaduto, ne è un esempio. Altri esempi sono i tanti interventi formativi ormai in atto in tutta Italia. E’ però da dire che questi interventi devono essere più strutturati e godere anche di risorse economiche adeguate, come prevede il ddl Zan.
La chiesa
E’ ora di finirla con le critiche accademiche (e ideologiche) al ddl Zan! Cari preti e in particolare cari viceparroci che vi occupate della pastorale giovanile: svegliatevi! L’omofobia non è una questione di “libertà di espressione”. E’ sangue che scorre, copioso, sui corpo dei ragazzini che vi proponete di educare. E i colpevoli di questo sangue sono altri ragazzini, spesso frequentatori dei vostri oratori. Datevi da fare. Abbandonate i tabù; parlate di sessualità senza pregiudizi; invitateci nei vostri gruppi a dare una testimonianza positiva.
E soprattutto, se ciò non vi è troppo gravoso, formatevi in prima persona, magari evitando letture vetuste fatte apposta per preti e seminaristi, e lezioni di ciarlatani sedicenti psicologi, in cui non si fa altro che costruire teorie per mettere in guardia da altre teorie inesistenti, distogliendo gli occhi e il cuore dalla realtà.
Incontriamoci! E’ già troppo tardi.
Per approfondire> Cronache di Ordinaria Omofobia.org