Quando l’ebraismo incontra l’omosessualità. Il contributo del rabbino Haim Cipriani
Si è svolto lo scorso 7 maggio 2009 nei locali della Libreria Claudiana un incontro con Rabbino Haim Cipriani su Ebraismo e omosessualità organizzato dal Gruppo Varco – Rete Evangelica Fede e Omosessualità in collaborazione con la Parrocchia Vetero Cattolica “Gesù di Nazareth”.
L’incontro vuole essere il primo di una serie volta ad approfondire il rapporto con l’omosessualità delle grandi religioni, aprendo nel contempo nuove strade di dialogo e riflessione.
Il Rabbino Haim Cipriani appartiene alla Sinagoga liberale Lev Chadash della World Union for Progressive Giudaism, che si colloca nell’ampio ambito dell’Ebraismo Modernista diffuso, nelle sue diverse anime, in tutto il mondo.
Il contributo di Haim Cipriani è partito da un elemento fondante dell’ebraismo modernista (in sintonia con la recente tradizione delle Chiese Riformate): la lettura storico- critica dei Testi Sacri.
In questa visione il popolo ebraico è più che “il popolo del Libro”, il popolo “dell’interpretazione del Libro”. Il progresso delle conoscenze e delle scienze umane permette quindi letture dei testi sacri ricche di nuovi significati e percorsi.
L’interpretazione è vista in un’immagine come un bastone che percuote la roccia, al tempo stesso con forza e rispetto, provocando l’”esplosione” della roccia stessa e liberandone in questo modo l’energia. L’ebraismo in questa luce si presenta quindi in cammino e continua rigenerazione.
Un esempio molto calzante di queste dinamiche è stata la “riabilitazione” dei sordomuti, che secondo la Torah erano da considerare persone “di serie B” e non soggetti agli stessi diritti e doveri degli altri ebrei.
A partire dal secolo scorso, grazie al progresso delle scienze umane, i sordomuti sono però stati completamente ammessi nella comunità come soggetti portatori a pieno titolo dei diritti e soprattutto dei doveri (i secondi più importanti dei primi nella sensibilità ebraica) di ogni altro ebreo.
Questo processo avviene però senza rinnegare il passato, ma riconoscendo il cambiamento del contesto in cui la legge deve essere applicata (per l’Ebreo i cambiamenti importanti hanno sempre a che fare con la legge).
Un discorso simile può essere fatto per l’omosessualità che al tempo della Torah era associata alla sopraffazione, all’idolatria ed alla prostituzione sacra: non si può dunque sostenere che le condanne contenute nella Torah siano applicabili al concetto di omosessualità come lo intendiamo oggi.
In particolare l’omosessuale può essere associato al concetto di ‘anús (אנוס) ossia “obbligato”: in altre parole gli e le omosessuali sono “obbligati” dalla loro natura a non rispettare il modello tradizionale di famiglia eterosessuale e patriarcale (che costituisce il modello nell’ebraismo, come nelle altre grandi religioni), ma proprio a causa di questo obbligo non è possibile imputare loro alcuna “colpa” (rimanendo nei termini giuridici, fondamentali per un Ebreo).
Così come nel medioevo gli Ebrei convertiti coattivamente al cristianesimo sotto minaccia di morte non erano imputabili di trasgressione alla legge, allo stesso modo gli/le omosessuali non sono imputabili di alcuna scelta contro la legge (ad es. il precetto di procreare) perché non seguono altro che la propria natura.
I cardini della famiglia tradizionale (fedeltà, rispetto, patto) si applicano quindi in questa visione anche alla coppia gay/lesbica, anche se un matrimonio gay in senso stretto non è applicabile alla legge ebraica (è bene ricordare che lo Stato di Israele non ammette il matrimonio civile).
Si dovrà dunque trovare forme nuove per una benedizione delle unioni tra persone omosessuali, attraverso dinamiche simili a quelle già in corso in alcune Chiese della Riforma.
Forse il destino dell’Ebraismo delle prossime generazioni, ha concluso Cipriani, sarà proprio quello di trovare queste nuove vie di dialogo per includere chi finora è stato escluso, a partire proprio dalle persone omosessuali.
L’intervento del Rabbino Cipriani è stato preceduto da una breve introduzione di Maria Vittoria Longhitano (Ministro della Chiesa Vetero Cattolica di Milano) e seguito da alcune riflessioni finali della Pastora della Chiesa Valdese di Milano, Anne Zell.
Entrambi gli interventi, ed anche il dibattito che ha concluso la serata con numerosi interventi da parte del pubblico, hanno sottolineato i numerosi punti in comune con le riflessioni in corso in questi anni anche in alcune Chiese cristiane e sulla necessità di un lavoro comune in particolare riguardo ai diritti e doveri delle coppie formate da persone dello stesso sesso.